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Ginger Baker, l’olimpo del rock perde un’altra delle sue divinità

Lascia questo pianeta in principio di essiccazione totale, uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi, dal tocco serafico e convulsivo...

Lascia questo pianeta in principio di essiccazione totale, uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi, dal tocco serafico e convulsivo…

Ginger Baker è stato il propulsore ritmico di una delle più influenti band del XX secolo, i Cream, il power trio bianco, il contraltare del power trio nero, la Jimi Hendrix Experience.

Jack Bruce, anch’egli passato a miglior vita nel 2014, ‘Slow Hand’ Eric Clapton e Baker diedero vita ad un progetto di blues psichedelico che ispirò generazioni su generazioni con le loro suite che furono risuonate anche dai grandi dell’epoca.
Lo stesso Hendrix si divertiva con “Sunshine of your Love” e numerose band jammavano ai festival sulle loro note.

Una band conosciuta da chi ha coscienza musicale ma, ahimé, ignorata dal main stream delle orecchie easy listening

Nel 1968 i Cream si sciolsero invece di decollare, avendo già raggiunto una popolarità superlativa!

Forte dei suoi primi anni come jazzista, Ginger Baker dal suo stile unico e irripetibile ritmava eccelsamente escursioni dal Blues al Rock, riuscendo dopo lo scioglimento a mantenere la su creatività e musicalità a livelli altissimi, producendo grande musica anche successivamente con i Blind Faith, di nuovo con l’amico Clapton, Ric Grech e Steve Winwood.

Amante della Fusion, sul quale genere fondò una sua omonima band, e dei ritmi africani – che andò a studiare in Africa – facendoli suoi e suonando in questa chiave successivamente per anni anche nei suoi cospicui dischi solisti.

Ci lascia un grande musicista, l’olimpo si irrobustisce di miti sgretolando a sua volta il nostro mondo artistico.