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La guerra sui presunti voti truccati ai Grammy Awards

Periodo turbolento per i Grammy Awards, la Presidente Deborah Dugan è stata licenziata ufficialmente dopo i sospetti su voti truccati nelle premiazioni degli artisti.

Periodo turbolento per i Grammy Awards, la Presidente Deborah Dugan è stata licenziata ufficialmente dopo le sue accuse sui voti truccati durante le premiazioni degli artisti.

Sin dalla cerimonia di consegna dei Grammy di inizio anno le polemiche non sembrano placarsi su vari fronti.
Ad esempio, con non poche discussioni la comunità dei fonici ha dovuto accettare il Grammy al disco di Billie Eilish come “Record of the Year”, sponsorizzato un po’ dovunque come album “prodotto in cameretta”, parole guardate da moltissimi con ampi sospetti e da altrettanti professionisti interpretate come un “precedente” per tagliare l’ennesimo costo di produzione dai conti delle etichette discografiche…

Ma questo non è certo il cuore delle maggiori discussioni, visto che da alcune settimane si parla addirittura di voti truccati a livello ben più generale.
Deborah Dugan è stata la prima donna a rivestire il ruolo di Presidente della Academy, ma pochi giorni dopo le premiazioni era stata lei stessa a rivolgere accuse molto pesanti verso questa istituzione, parlando di irregolarità nelle votazioni.
Per questo, era stata immediatamente “allontanata” fino ad arrivare ad oggi, in cui è stato ufficializzato il suo licenziamento.

La Dugan era stata assunta non a caso, ma come segno del voler ridurre drasticamente le discriminazioni di genere all’interno del mondo dello spettacolo americano, del resto già da anni colpito in ogni dove da scandali sessuali e affini.
La ex Presidente, peraltro – e sembra un paradosso – ha denunciato anche alcune molestie che avrebbe subito da un avvocato al servizio della stessa Academy.

Pur tuttavia, alcune indagini a quanto pare svolte da organismi investigativi imparziali, non hanno trovato finora riscontri, indagini che oltretutto si sono concentrate anche su alcune accuse di mobbing rivolte verso la stessa Dugan.

La risposta dell’ex CEO non si è comunque fatta attendere:

Sono stata assunta dalla Recording Academy per apportare cambiamenti positivi; sfortunatamente, non sono stata in grado di farlo come Presidente. Invece di tentare di riformare l’istituzione che è corrotta dall’interno, lavorerò per rendere responsabili coloro che continuano a fare i propri affari, inquinando i voti dei Grammy e discriminando le donne e le persone di colore“.

Anche gli avvocati della Dugan non si danno per vinti:

La decisione dell’Academy dimostra di voler proteggere la cultura della misoginia, della discriminazione e delle molestie sessuali, della corruzione e dei conflitti di interesse. La decisione è spregevole e l’Academy, la sua direzione e i suoi avvocati saranno ritenuti responsabili secondo la legge“.