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Le chitarre di Clapton vanno a fuoco

Nella sua magnifica villa di Chelsea, a Londra, Eric Clapton è sorpreso da un incendio causato da un corto circuito. La rockstar è terrorizzata: la sua vita non è in pericolo ma il destino della magnifica abitazione e quello della sua preziosissima collezione di più di 100 chitarre, sì.

Quando la squadra di vigili del fuoco giunge sul posto, trova lo stesso Eric alle prese con le fiamme: sta cercando di domarle con mezzi di fortuna. La buona sorte vuole che il pronto arrivo dei pompieri limiti i danni: le chitarre sono salve ma la casa è a pezzi.

Di lì a poco, il geniale chitarrista (che negli anni ’60 veniva definito un “Dio” dai suoi fans) si trasferisce a vivere nell’isola caraibica di Antigua dove ha da poco messo in piedi un centro per l’accoglienza e il recupero dei tossicodipendenti. Clapton, che ha una lunga e durissima storia di addiction ad alcol ed eroina, ha battezzato il centro “Crossroads“, l’incrocio, proprio come il titolo del celebre brano del bluesman Robert Johnson, colui che (si narrava) avesse venduto l’anima al diavolo in cambio della perizia chitarristica.

Le chitarre di Clapton vanno a fuoco

Il pezzo, rifatto in chiave Rock Blues da Clapton con i Cream a metà anni ’60, è ormai un classico.

Proprio per raccogliere fondi a favore di “Crossroads”, Clapton ha (spesso) messo all’asta le sue chitarre. Nel 1999, molte di quelle che si sono salvate dall’incendio di Chelsea sono state battute da Christie’s a Londra. Tra queste, la famosa Fender Stratocaster soprannominata “Brownie” (in virtù del colore marroncino), acquistata nel 1967 e utilizzata per incidere il riff di uno dei suoi brani più leggendari, “Layla”.

Cover photo by F. Antolín Hernández – CC BY 2.0