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Passione o sindrome da shopping?

Suono da quando avevo 12 anni, oggi ne ho 38, ho attraversato periodi floridi e stimolanti e qualche periodo di crisi, anzi, negli ultimi due o tre anni il periodo era solo di crisi, pochi stimoli, delusioni sul fronte musicale enfatizzate da altre in altri campi che hanno richiesto di dirottare le mie energie in modo

Suono da quando avevo 12 anni, oggi ne ho 38, ho attraversato periodi floridi e stimolanti e qualche periodo di crisi, anzi, negli ultimi due o tre anni il periodo era solo di crisi, pochi stimoli, delusioni sul fronte musicale enfatizzate da altre in altri campi che hanno richiesto di dirottare le mie energie in modo diverso; queste mi hanno fatto accantonare la musica suonata e cercare da altre parti qualcosa che mi desse “la scossa” come ha sempre fatto la chitarra nel corso di tanti anni.
Quest’anno ho deciso di riprendere in mano la chitarra, non ho stimoli ma un impeto di sano orgoglio che mi fa pensare che non posso buttare alle ortiche gli ultimi 25 anni della mia vita e far finta di niente. Questa premessa la faccio per cercare di trasmettere il mio stato d’animo e quindi il senso di quello che vorrei capire con voi di seguito.

Se volessi riassumere tutto il concetto in una sola domanda sarebbe questa: “che senso ha spendere palate di soldi in strumentazione necessaria ad alimentare una passione?” ma il discorso vale per le canne da pesca, i francobolli, la fotografia (morbo che ho appena preso e inutilmente sto cercando di combattere), il tuning auto e moto, la vela, il trekking e via discorrendo.
Ora, fino ad oggi mi sono sempre risposto in modo chiaro: è un passione e se questo ti da soddisfazione allora sono sempre soldi spesi bene… già, fino ad oggi!

Faccio un’altra piccola considerazione: da qualche anno si parla sempre più spesso di “appassionati di tecnologia” per definire degli acquirenti che spedono i propri soldi per comprare il telefonino, lo smartphone, il computer, la televisione, fino ad ogni genere di accessorio o gadget elettronico; ho usato il termine acquirenti perchè mi viene difficile accostare il termine “passione”, che per noi musicisti ha un significato ben profondo, con il semplice possedere una diamine di televisione!
Voglio dire, in cosa esprimi la tua passione quando compri un televisore? Nel fatto che magari impari un gergo tecnico/nozionistico (che in realtà è puro marketing perchè nei libri di elettronica nessuno si sognerebbe di parlare con termini tipo classe AA+, super AMOLED ultra, adaptive dinamic contrast, etc…) o che riesci ad apprezzare la qualità estrema dell’immagine quando guardi il programma televisivo X?
Avete mai conosciuto uno che dopo aver comprato un certo televisore o altro apparato tecnologico, sia diventato ingegnere? Io no!

A me sembra lampante che un appassionato di tecnologia sia fondamentalmente un sottoprodotto di un’abile campagna di marketing che nel corso degli anni ci ha convinti che il superfluo sia indispensabile e forse anche più importante, al punto che c’è pure chi risparmia sul cibo o sulla propria istruzione e magari compra a rate l’ultimo aifòn o il tablet. Lo dico da possessore di smartphone, tablet, macbook pro e televisore samsung! di ultima generazione Ma questo non è importante, ho le idee chiare in merito, questa categoria di persone (ed io mi ci metto in mezzo) è “disturbata”, compra di tutto con un grado variabile di consapevolezza su cosa siano realmente.

Ma la domanda che non avrei mai voluto porre per paura di scoprire che la risposta non è quella che avrei voluto sentire è questa: “se anche le altre passioni in realtà sono soltanto un ancor più subdolo ed efficace risultato del marketing che ci ha convinto che in nome della soddisfazione personale, è lecito coltivare la propria passione facendo uso di strumenti dal valore e dal costo totalmente fuori da ogni buon senso in rapporto ai benefici che ne possiamo trarre?”

Le sottodomande che vi pongo sono queste:

1) soddisfare una passione veramente non ha prezzo? Giustifica qualsiasi esborso fino a giungere al limite delle proprie capacità di spesa (o anche superarle)?
2) soddisfare la passione giustifica la ricerca continua dello strumento perfetto e il continuare a comprare e rivendere in un circolo infinito? Al punto che poi si arriva a vantarsi di aver comprato/rivenduto anche 500 chitarre, che secondo me è solo un indice del proprio disturbo mentale o nella migliore ipotesi un indice di sfiga che dopo 500 strumenti ancora ti impedisce di trovare lo strumento adatto a te.
3) perchè, e questo è un male forse più accentuato nei chitarristi, coltivare una passione si esprime maggiormente nell’atto di acquistare nuovi giocattoli e non nel mettere il culo (pardon!) sulla sedia e studiare per approfondire tecnica e teoria?
4) perchè si tende, quando capita di voler approfondire, a dedicarsi ad aspetti tecnologici nozionistici riguardanti i propri strumenti “hardware” invece che concentrarsi fino a dove arrivano le dita, partendo dal cervello?
5) infine, perchè, nell’interesse e curiosità riguardo aspetti tecnologici non capita quasi mai di affrontare un percorso volto a capire le cose invece che apprenderne le nozioni assortite e slegate dal contesto? Per farla semplice, perchè uno arriva a sapere che i condensatori carta olio sono molto migliori dei ceramici e poi non conosce nemmeno la legge di ohm o le equivalenti per le capacità? Senza nulla togliere a persone straordinarie che incuriosite hanno studiato e addirittura ne hanno fatto una professione, purtroppo l’andazzo generale è tutt’altro e queste persone sono solo delle felici eccezioni.

Perchè ci siamo convinti che i soldi spesi in una passione sono sempre ben spesi, frase che leggo sempre di frequente, mentre nessuno si chiede se sia possibile coltivare una passione veicolando le energie verso attività che non prevedono la compravendita di cose?
Come al solito mi metto in mezzo visto che sono pieno di strumentazioni costose e di qualità ben al di sopra di quanto potrei mai sperare di meritare anche se studiassi per i prossimi 50 anni!Roberto “Robyz” Sanna