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Restauro di un Phase 90 script logo

Ciao a tutti i Musicoffili, ho già affrontato l'argomento del restauro di vecchi pedali legati alla tradizione del suono vintage, un mio cliente mi ha chiesto di rimettere in sesto un vecchio Phase 90 script logo dei primi anni 70, che, come certamente saprete, si tratta di un phaser molto apprezzato e tuttora ancora

Ciao a tutti i Musicoffili, ho già affrontato l’argomento del restauro di vecchi pedali legati alla tradizione del suono vintage, un mio cliente mi ha chiesto di rimettere in sesto un vecchio Phase 90 script logo dei primi anni 70, che, come certamente saprete, si tratta di un phaser molto apprezzato e tuttora ancora in produzione. La prima versione denominata appunto “script logo” era sprovvista della presa di alimentazione, del led di segnalazione e non era true bypass.
Per chi volesse approfondire l’argomento “versioni del Phase 90”, se ne è parlato in questa discussione sul forum di MusicOff, in cui troverete anche il link al sito del costruttore, dove potrete trovare altre informazioni riguardo questo pedale.

Tornando allo script, in questa versione lo switch di attivazione era un semplice deviatore singolo, questo imponeva che il segnale di ingresso proveniente dal jack, fosse sempre connesso all’ingresso del circuito. Il deviatore prelevava il segnale, quindi, o dal jack di ingresso o dal segnale di uscita dell’effetto, portandolo verso il connettore di uscita.
Il fatto che il segnale fosse sempre connesso all’ingresso del circuito, caricava leggermente il segnale della chitarra che quindi, anche con l’effetto in bypass, risentiva di questo carico.
In pratica, come diciamo oggi, il segnale veniva un po “mangiato” dall’effetto, anche se era spento.
Da notare anche che era uso comune non installare le prese di alimentazione esterna. Lo stesso vale anche per il led di accensione, che di quei tempi era considerato un “optional” poco utile.
Va anche detto che un oggetto del genere, con una buona batteria, può funzionare per ore ed ore senza alcun problema. Riguardo al led, in fondo quando un effetto del genere è acceso “si sente”, che bisogno c’è di ribadire la sua accensione con una segnalazione luminosa?
Chiaro che sto un po’ scherzando con queste mie considerazioni, ma più o meno dovevano essere il punto di vista degli anni ’70, quando tutto era molto più semplice ed anche il più equipaggiato dei chitarristi poteva avere a terra non più di 2-3 scatolette colorate.

Proprio perchè oggi le nostre esigenze sono diverse, oltre al restauto, il proprietario mi ha chiesto di aggiornare leggermente il pedale.  In pratica, una volta rimesso tutto in ordine, dovrò installare uno switch doppio deviatore per fare il collegamento “true bypass” e monterò lateralmente anche la presa di alimentazione standard (tipo Boss-Ibanez).
Riguardo al led, il proprietario non lo ha voluto per non lasciar confondere estericamente il pedale con le moderne riedizioni.
Malgrado l’oggetto fosse ridotto piuttosto male, come potete vedere dalle foto, esso era ancora funzionante anche se in modo del tutto inutilizzabile: infatti, il potenziometro era rumorosissimo, le prese jack scrocchiavano alla minima vibrazione, lo switch era rumoroso e tutto aveva un aspetto come di oggetto recuperato da un posto molto molto umido e non ancora completamente asciugato.

Ma vediamo nel dettaglio lo stato del pedale: come potete osservare, la gomma-spugna montata originariamente dalla fabbrica per evitare che il circuito toccasse contro il coperchio si è completamente disciolta, rimanendo attaccata sulle pareti del box, sulla scheda e sul potenziometro sotto forma di gomma marrone semiappiccicosa.
Anche le prese jack ne sono ricoperte sui contatti elettrici e le saldature del cablaggio, come pure quelle di alcuni componenti, sono ammuffite.

Toccando con delicatezza i fili del cablaggio, questi si spezzano, staccandosi dalle saldature.
Il potenziometro ha il dorso ricoperto dalla gomma che, in questo caso è indurita e non permette più di leggere i dati di targa del componente, non ultimo l’anno di fabbricazione che attesta l’autenticità dell’oggetto. Nel coperchio, al posto della gomma, è stato attaccato un sottile foglio di carta.Ecco come ho proceduto per restaurare il pedale. Per prima cosa ho fotografato il pedale per evitare errori in fase di riassemblaggio, il vecchio cablaggio è stato dissaldato e gettato in quanto totalmente irrecuperabile. Anche il footswitch è stato messo da parte.
Il potenziometro è stato messo a bagno nell’alcool isopropilico che lentamente ha disciolto la gomma indurita. Per rimuovere del tutto la gomma ho utilizzato un pennello con setole corte, questo per avere un disceto potere abrasivo, ma senza graffiare la superfice.

Una volta ripulito l’esterno, ho soffiato via il liquido rimasto all’interno per poi lubrificare la pista di carbone con una goccia di liquido apposito, leggermente oleoso.
Ho verificato il funzionamento del potenziometro con un segnale di prova e con l’oscilloscopio e fortunatamente, il pot ha reagito bene alla cura e non c’è stato bisogno di sostituitlo. Anche il circuito è stato messo “a mollo” per alcuni minuti per far sciogliere i residui di gomma.
In questo caso però, è stato necessario eliminare lo stagno ammuffito e risaldare i componenti che erano stati attaccati dalla muffa. Fortunatamente, i reofori attaccati dalla muffa non si sono danneggiati in modo serio.

Nei punti più rovinati della scheda, ho dovuto utilizzare un diluente più aggressivo perchè l’azione dell’alcool non portava a risultati soddisfacenti. Una volta asciugato per bene il circuito, ho ripetuto le stesse operazioni appena descritte anche per le prese jack e per l’interno del box.
Qualcuno potrebbe obiettare che le prese jack potevano essere sostituite, in effetti il tipo installato sul pedale è tuttora in produzione. Nei restauri però, si cerca sempre di mantenere le parti originali a patto chiaramente che siano efficienti. Una volta ripulito ogni dettaglio testandone anche la funzionalità, ho proceduto ricablando le parti tra loro. Il cablaggio è stato rifatto mantenendo il codice colori originale.
Prima di riassemblare tutto nel box, ho praticato il foro laterale per l’aggiunta della presa di alimentazione. A questo punto le parti sono state reistallate e il cablaggio è stato ultimato con le variazioni volute dal cliente. Ho sostituito il foglio di carta del coperchio con un sottile cartoncino pressato che almeno, nel corso del tempo, non si disintegrerà come la spunga e potra essere rimosso con facilicità.
Per finire, ho collegato l’alimentazione, i jack di segnale ed ho testato il pedale.

La cosa che mi colpisce ogni volta che faccio questo genere di lavori è la bellezza semplice del suono che esce da questi oggetti. Mi sono capitati molti Phase 90 moderni per riparazione o modifiche. Non posso fare a meno di notare però che questo li batte tutti, non perchè faccia chissà che cosa.
Quello che colpisce del vecchio script è il calore e la morbidezza che possiede dosati in un perfetto mix di eleganza che, senza che nessuno se la prenda, manca totalmente nelle versioni moderne. Restituisco il pedale al proprietario con i miei più sinceri complimenti per il bel pezzo che si è aggiudicato.
Ripeto, non si tratta di un pedale che fa miracoli, ma quello che fa però, lo fa davvero molto molto bene! Fosse stato il mio, forse non avrei neanche fatto il foro per la presa di alimentazione ma, in questo mondo che si fa sempre più digitale, io ascolto ancora il vinile, quindi il mio parere non fa testo…

Alla prossima!

Costantino Amici – Costalab