HomeMusica e CulturaIntervisteI preziosi consigli di Lukather per il chitarrista consapevole
steve lukather

I preziosi consigli di Lukather per il chitarrista consapevole

Il chitarrista dei Toto parla della sua rinascita e dei requisiti indispensabili per lavorare in studio, sottolineando di nuovo l'importanza del lavoro ritmico.

A fine 2012 Luke è in giro per promuovere il suo nuovo album solista dal titolo significativo, Transition. Da più di tre anni non fuma, non beve, non prende altro. Dichiara di fare attività fisica, di essere concentrato. Mangia solo cibo naturale, sta attento a riposare abbastanza. Ha ritrovato se stesso e ci tiene a dirlo nell’intervista pubblicata sulle pagine di Chitarre nel gennaio 2013.

Sono tornato alle mie basi organiche, emozionalmente, fisicamente e musicalmente… per un po’ ero proprio andato, perso: 36 anni on the road, una vita folle… ho avuto un sacco di guai personali che mi hanno mangiato vivo e ho sentito il bisogno di cambiare molte cose nella mia vita. Ho dovuto toccare veramente il fondo per poi tirarmi su e arrivare a essere quello che sono oggi.

Ho passato periodi pieni di stronzate, imbarazzanti, soprattutto sul palco, non nei dischi… stavo così male a fare ciò che facevo che bevevo fino a farmi del male. Ero cieco e non avevo voglia di vedere la realtà, ma alla fine ho dovuto aprire gli occhi, così negli ultimi anni sono tornato a sentirmi fiducioso e concentrato, ho trovato il mio spirito, la mia musa… 

Ritrovare la sobrietà significa avere anche la lucidità per realizzare un lavoro solista tra una reunion e l’altra dei Toto. Lukather non è più il ragazzino che a fine anni settanta si conquistava un posto privilegiato tra i sessionman di Los Angeles grazie alla sua versatilità e creatività. Ma ha una buona memoria e lo sguardo lucido sulla situazione attuale…

Steve Lukather
© Photo by Sergio Gualtieri su gentile concessione di Chitarre Magazine

Pensando a tutti gli anni che hai passato in studio e poi in tour sui palchi, non diventa difficile avvicinarsi a una nuova session liberandosi dagli schemi abituali sullo strumento? Come ci si libera la testa dalle solite cose?

Devi uscire dal box della pentatonica, man… Sì, il blues è la base di tutto, ma… non puoi pensare in termini di scale, devi ascoltare la musica, quello che sta succedendo: qual è la melodia che viene prima e dopo? Che cosa stai cercando di dire? Cerchi di metterti in mostra o vuoi renderti utile alla canzone? 

Quando ero giovane e facevo tante session, suonavo per valorizzare la canzone e non cercavo di mostrare la mia tecnica e ora sono tornato a quello. In studio me la sono sempre cavata bene, ma sul palco… suonando sei sere a settimana e facendo sempre gli stessi pezzi… ti impigrisci. Quindi, quando arriva il momento cerco di concentrarmi di proposito per non suonare le stesse solite cose. E non puoi aver paura di fare errori: è così che impari!


Ci sono dei momenti in cui ti rendi conto di essere particolarmente ispirato, di suonare meglio del solito? Come ci si arriva?



Sono in molti a dire che quando sei veramente nel momento presente e non pensi a nulla, la tua mente è completamente vuota ed è come fosse qualcun altro a suonare il tuo strumento. Si cresce imparando tutto ciò che è necessario per suonare e poi bisogna lasciarlo andare, via… Che cosa arriverà? Come si scrive una canzone? Un accordo di Do… come mai è diverso dalla scorsa settimana? Come mai riesco a scrivere una canzone oggi e non ieri?

L’ispirazione arriva dall’alto, dal mondo spirituale, da Dio… non so che termini preferisci. Certo non mi metto a pensare “Ora suono in modo iper-frigio per passare a una scala minore armonica”. Sai, chi suona veramente della musica è “nel momento”, qualcosa del genere… Non c’è nessun modo magico o chitarra magica che ti può far suonare come Jimi Hendrix. 

Steve Lukather

È inevitabile affrontare un confronto con il passato, con un mondo della musica radicalmente diverso da quello degli inizi della carriera di Steve, tra la scomparsa della vecchia scena discografica e l’abuso ormai costante in studio di software come ProTools e Melodyne per correggere ogni piccolo errore nell’esecuzione… 

Prima dovevi essere veramente bravo, mentre oggi… ho visto tanti di questi personaggi su YouTube che stupiscono con le performance che hanno preparato di fronte alla loro home-camera, magari diventano la sensazione del momento e si presentano al NAMM Show. Ma quando li vedi mentre suonano sulla loro base, ti accorgi che non hanno controllo del tempo, che non fanno altro che correre per poi cadere in pezzi. E la loro carriera è finita lì. Sai perché? Perché non hanno mai suonato con altri musicisti. 

Non hanno suonato per dieci anni in un club dove prima o poi fai un casino in una serata negativa e te ne torni a casa per lavorare sul timing… Stanno lì seduti e ti propinano la loro immacolata performance che hanno probabilmente provato a registrare un centinaio di volte finché non era giusta, ed eccola lì! Ma mettili di fronte alla gente o in una band dove devono andare a tempo o qualcuno all’improvviso dice “Ok, guys, facciamola in SI bemolle!”

A quel punto li vedresti rimettere la chitarra nella custodia e andarsene. Perché non-hanno-fatto-realmente-i-dannati-compiti-a-casa, non hanno imparato tutto quello che era necessario.
Ce ne sono tanti in grado di imparare ogni trucco, ma conoscono veramente il loro strumento? Puoi suonare in ogni tonalità? Puoi fare in MI bemolle tutte le acrobazie che suoni in MI naturale senza toccare l’accordatura della chitarra? O riesci almeno a farli veramente a tempo? 

Non hanno idea di quello che significa suonare seriamente, pensano che la chitarra sia tutta scena, ma è ben diverso quando ti trovi di fronte a uno come Quincy Jones che ti dice, “Ok, tira fuori qualcosa.”
Tutto quello che hai sono un paio di accordi su un pezzo di carta, nient’altro… e lui si aspetta che tu tiri fuori quella frase magica. C’è Quincy Jones che ti guarda e la luce rossa si accende sul fottuto registratore, la sua faccia è a pochi centimetri dalla tua e dice “Forza!” 

È questo che ho fatto da ragazzo, quando avevo poco più di vent’anni. Tiro fuori quella frase del riff di “Beat It” e lui mi dice: “Fico! Mi piace proprio. Cos’altro hai?” E di nuovo devi tirar fuori qualcosa. Ora. Non ci puoi pensare dopo a casa, con calma… subito! È questo che facevo bene, che facevo meglio degli altri. Non tutte quelle cose per far scena, quelle le fanno in tanti e cadrebbero a pezzi sotto quel tipo di pressione o dovendo suonare in maniera molto semplice…

“Dobbiamo tirar su questa cosa di mezzo tono…” E hai due secondi per suonare un paio di note, devi trasporre immediatamente. “Ok, si registra!”  È lì che si distinguono gli uomini dai ragazzini. Quando facevamo questo eravamo molto giovani e ora… a volte prendono la musica come uno sport. 

Coltrane, quando si lasciava andare come un pazzo sullo strumento aveva già assimilato tutte le basi fino alla noia… lo stesso per John McLaughlin… Personaggi così sono riusciti veramente a spingersi fino al limite perché avevano già fatto tutto il resto, invece di iniziare già dalla fine e dimenticare tutto ciò che c’è stato prima.

Chitarre Magazine
© Photo by Sergio Gualtieri su gentile concessione di Chitarre Magazine

La macchina ritmica

È importante imparare le basi, la gente se ne dimentica. La ritmica… impara a suonare la chitarra ritmica, studia i dischi di James Brown… chiediti “Cosa fa quel tipo? Come mai funziona così bene quando lo fa lui e invece non funziona quando lo suono io?” Perché c’è un modo giusto di sentire il tempo, senza essere così rigidi e ingessati, bisogna essere sciolti, devi giocare con il fraseggio, chiederti “Dov’è il mio posto nella struttura del tempo?” 

Perchè il tempo è veramente importante, e non intendo il tempo metronomico (batte con le mani e la voce)… quello va bene e lo devi imparare, ma come lo senti quando suoni sulla batteria? Perché Keith Richards è così fico quando suona “Start Me Up” e tu no? Perché? Perché c’è un certo tipo di scioltezza in lui… Le note sono facili, le puoi imparare, le puoi leggere, puoi trovare le intavolature, ma quando suoni quella cosa come la senti?

Consiglio a tutti di far partire una drum machine a casa e suonare semplice chitarra ritmica. Quale che sia il tuo genere musicale, funky, rock, persino metal… puoi solo migliorare. Questo è il consiglio che dò ai ragazzi: puoi essere il più nero e tetro chitarrista death metal del mondo, ma se ascolti James Brown e altri artisti funk… non parlo di pop, ma vero funk, Sly & The Family Stone, Funkadelic, Parliament… 

Ascolta quel tipo di cose, stacci dentro per una settimana, e poi prendi la chitarra e suona una melodia… ti farà sentire meglio! Imparerai qualcosa sul groove, perché se non c’è groove tutto fa schifo. Lo stesso Eddie Van Halen è una grande chitarra ritmica funky… è una vera e propria macchina!
Tutta questa follia di giochi pirotecnici è partita da lui, ma lui ne ride, dice chiaramente che non aveva nessuna intenzione di causare tutto questo, era solo il mezzo per fare la musica che voleva!

Parte del testo che precede è stato pubblicato all’epoca solamente su web.

Per leggere l’intero articolo con l’approfondimento storico e gli esempi musicali acquista Chitarre n.323 in versione digitale scrivendo a [email protected].

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