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Joe Bonamassa – Driving Towards The Daylight

Da qualche tempo tra gli appuntamenti che si ripetono annualmente (tipo il cenone di capodanno, la Notte degli Oscar, l'Oktoberfest o il Concertone del Primo Maggio, per intenderci) c'è anche almeno un album di Joe Bonamassa; "almeno" uno, perché l'instancabile chitarrista americano negli ultimi dodici anni ha pubbli

Da qualche tempo tra gli appuntamenti che si ripetono annualmente (tipo il cenone di capodanno, la Notte degli Oscar, l’Oktoberfest o il Concertone del Primo Maggio, per intenderci) c’è anche almeno un album di Joe Bonamassa; “almeno” uno, perché l’instancabile chitarrista americano negli ultimi dodici anni ha pubblicato ben tredici dischi, senza contare le varie collaborazioni e soprattutto gli ottimi Black Country Communion.

Dopo aver viaggiato in lungo e in largo nel panorama musicale, per Joe è proprio giunta l’ora di tornare a casa: Blues. Questo è ciò che si respira in ogni nota di “Driving Towards the Daylight”, un ritorno alle radici composto da quattro brani originali e sette cover ridisegnate secondo la sua sensibilità e innegabilmente firmate Bonamassa.

Ad accompagnarlo c’è gruppo di session man di spessore, tra cui spiccano Brad Whitford degli Aerosmith e il suo fidato compagno di avventure, il produttore Kevin “The Caveman” Shirley (Iron Maiden, Rush, Led Zeppelin, Dream Theater e tanti altri ). Un equipaggio veramente ben affiatato, in cui tutti parlano perfettamente la stessa lingua: il Blues britannico dei favolosi anni 60.

Che una Les Paul ’59 difficilmente potrebbe trovarsi in mani migliori lo capiamo fin dal primo brano, il gustoso “Dislocated Boy”, e lo stesso discorso vale per la Gibson EDS-1275 del ’67 con cui tira fuori dalla cantina e ripulisce dalla polvere “Stones In My Passway”, un brano di Robert Johnson che porta benissimo i suoi 75 anni. La titletrack è semplicemente una delle canzoni più belle che Joe abbia mai scritto: una ballad emozionante sulla chiusura di una relazione, tra amore e odio.

Ci sono poi “Who’s Been Talkin’”, con quel riff così “Whole Lotta Love”, lo shuffle di “I Got All You Need” (e poteva mancare un pezzo del genere?) e le emozioni pure di “A Place In My Heart”, un grande brano dedicato a un artista enorme, Gary Moore, che è vivo in queste note.

Bonamassa è come ci si poteva aspettare: fantastico sotto ogni aspetto, dagli assoli viscerali – e ci avremmo messo la mano sul fuoco – agli ottimi testi. Il mix di canzoni è equilibrato, assolutamente piacevole e vario: un ritorno alle radici che passa anche per i ritmi tipicamente americani di “Heavenly Soul” o la sua personalissima (e naturalmente molto più chitarristica) versione di “New Coat Of Paint” di Tom Waits.

Sarebbe un peccato però non spendere due parole anche per ragazzi come Arlan Schierbaum, con il suo ispirato assolo di tastiere in “Lonely Town Lonely Street”, Anton Fig, Brad Whitford o il “Mick Jagger australiano”, Jimmy Barnes, che canta – e che gran voce! – nella cover del suo cavallo di battaglia, “Too Much Ain’t Enough Love”. Dei grandi compagni di viaggio, che, come avrete intuito, non si limitano a stare nell’ombra.

Ritornare a casa è la cosa più naturale del mondo, ci ricorda Bonamassa tra le righe di questo ispirato, vibrante e grintoso “Driving Towards the Daylight”. Joe ama quello che ci propone e si sente: si diverte e ci fa divertire. Certamente non si tratta di un lavoro originalissimo, ma davanti a una tale solidità e godibilità è fin troppo facile lasciarsi trasportare.

Insomma, sembra che neanche più di dieci anni al ritmo di un album l’anno sembrano aver intaccato la carica e l’ispirazione di Joe Bonamassa… e da amanti della buona musica non resta che augurargli altri 40 di questi anni!

Joe Bonamassa – “Driving Towards The Daylight”

Genere: Blues-Rock

Tracklist:
1. “Dislocated Boy
2. “Stones in My Passway” (Originalmente registrata da Robert Johnson)
3. “Driving Towards the Daylight” (Originalmente registrata da Howlin’ Wolf)
4. “Who’s Been Talking?” (Originalmente registrata da Koko Taylor)
5. “I Got All You Need” (Originalmente registrata da Bernie Marsden)
6. “A Place in My Heart
7. “Lonely Town Lonely Street” (Originalmente registrata da Bill Withers)
8. “Heavenly Soul
9. “New Coat of Paint” (Originalmente registrata da Tom Waits)
10. “Somewhere Trouble Don’t Go” (Originalmente registrata da Buddy Miller)
11. “Too Much Ain’t Enough Love” (Originalmente registrata da Jimmy Barnes)

Lineup:
Joe Bonamassa – guitar (all tracks), vocals (all tracks except 11), Dobro (track 1), mandolin (track 8), backing vocals (track 11)
Anton Fig – drums and percussion (all tracks)
Arlan Schierbaum – organ (all tracks except 2), piano (tracks 2, 3, 7, 10 and 11)
Brad Whitford – guitar (tracks 1, 2, 3, 4, 7, 9 and 11)
Michael Rhodes – bass (tracks 1, 2, 3, 4, 7, 9 and 11)
Doug Henthorn – backing vocals (tracks 1, 3, 8, 10 and 11)
Carmine Rojas – bass (tracks 5, 6, 8 and 10)
Blondie Chaplin – guitar (tracks 5, 6 and 8)
Harrison Whitford – guitar (track 3)
Jeff Bova and The Bovaland Brass – horns (track 6)
Pat Thrall – guitar (track 7)
Jimmy Barnes – vocals (track 11);

Album correlati: Bloodline, Black Country Communion, Walter Trout, Warren Haynes, Gov’t Mule, Gary Moore, Craig Erickson.