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Ti consiglio un disco: sudore, sangue, blues e Irlanda

Se vi capiterà di fare un viaggio di piacere in Irlanda, il che è più che consigliabile, sarete sicuramente colpiti da come l'amore per la musica si respiri in ogni angolo e come i musicisti più famosi siano trattati come veri e propri eroi nazionali, al pari di combattenti patrioti e grandi letterati.Questo è il

Se vi capiterà di fare un viaggio di piacere in Irlanda, il che è più che consigliabile, sarete sicuramente colpiti da come l’amore per la musica si respiri in ogni angolo e come i musicisti più famosi siano trattati come veri e propri eroi nazionali, al pari di combattenti patrioti e grandi letterati.
Questo è il caso della chitarra più famosa d’Irlanda, quella di Rory Gallagher.

Se persino Brian May racconta delle sue serate al Marquee Club di Londra, estasiato di fronte a quella band, i Taste, e a quel prodigioso chitarrista, Gallagher, a suo dire “magico“, al rapporto con il pubblico che instaurava e lo descrive come “uno di quelli, all’epoca, che poteva fare di tutto con lo strumento in mano“, forse è davvero l’occasione di correre in un negozio di dischi se non lo avete mai ascoltato.

Il disco che vi propongo oggi è a mio modo di vedere la migliore “fotografia” dell’artista (ma non perdetevi il Live at the Isle of Wight dei suddetti Taste), una furia sulla sua Fender Stratocaster, ma anche capace di dolcezza su ogni nota, di passione viscerale, di una capacità abbracciare musica e ascoltatori davvero ineguagliabile.
Ecco a voi Rory Gallagher sotto il cielo della sua amata Irlanda, lui che poteva permettersi di suonare in luoghi all’epoca assai pericolosi, lui che, come pochi, riusciva a unire nella musica due metà di quel cielo che per tanti, troppi anni sono state divise e in lotta fratricida.