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Scale musicali dell’Antica Grecia, viaggio tra i tetracordi

Terzo episodio di Storia della Musica: oggi mettiamo in pratica la Teoria musicale greca.

Diciamolo subito: se non maneggi uno strumento puoi continuare lo stesso a leggere l’articolo e gustarti il video. Lo dico a scanso di equivoci, poiché si sa che gli aspetti teorici possono incutere un po’ di timore.

Le “scale modali”

Oggi parliamo dell’origine, o presunta tale, delle scale modali. In particolare di quella Dorica, Lidia, Frigia e Misolidia.
È assai probabile che uno strumentista durante la sue scoperte si imbatta in tipi di scale musicali differenti e, come un allenatore di Pokemon, provi ad arraffarle tutte, al fine anche di trovare nuovi stimoli sonori. Vale per il musico impegnato al Conservatorio, per il concertista, così come per quel sonator apparentemente più “scanzonato”.
Nel caso del mondo chitarristico pare evidente inoltrandosi nello sconfinato mondo del tutorial su Youtube. Ciò vale per tutti gli strumenti sia chiaro, fatta eccezione per parecchie percussioni che hanno ben altre priorità.

Ok, ma scale “differenti” da cosa? Beh, da quelle maggiori e minori. E in genere nel nostro antro di saperi, oltre a tipologie di pentatonica, entrano a gamba tesa le “scale modali”.
Regno su cui giace un profonda confusione storica.

Le scale che utilizziamo oggi provengono a livello teorico dalla tradizione ecclesiastica del primo Medioevo. Si potrebbe quasi dire che se oggi quella clarinettista, o quel mandolinista praticano nella loro stanzetta sequenze di scala Misolidia lo devono a qualche antico monaco. Avremo modo di soffermarci su ciò parlando del Medioevo, ma qui siamo ancora nell’Antica Grecia giusto?

Ecco, è in arrivo una nota dolente: queste cosiddette scale modali hanno origine in Grecia, ma suonavano diversamente da come le studiamo oggi. Insomma, il Dorico moderno deriva da un modo ecclesiastico medievale e lo stesso nome lo troviamo già in Grecia, ma qui con una sequenza differente. Che pasticcio!
Nel video provo a suonare le principali sequenze antiche e con esse avremo modo di apprendere anche i giudizi dell’epoca.

I Tetracordi

Introduciamo una questione importante: le scale greche si fondano sui Tetracordi discendenti, ovvero una piccola porzione melodica di quattro note.
Occhio! È solo un aspetto teorico, nella pratica, per quello che possiamo ricostruire, non è affatto solo così. Per fare un parallelo col nostro mondo noi studiamo una scala maggiore, ma difficilmente in una canzone sentiremo tale sequenza in ordine. Lo dico poiché spesso si pensa la musica greca unicamente basandosi sul tetracordo discendente. Anche per questo gli esempi suonati nel video sono tutti ascendenti; risultano inoltre più familiari al nostro orecchio.

L’intervallo, ovvero la distanza tra una nota e l’altra, è tuttavia differente da come lo conosciamo oggi. Non esiste nell’Antica Grecia il temperamento equabile moderno. Esiste piuttosto il mondo pitagorico, ma fidatevi, ci disorienterebbe. Una precisazione tuttavia diventa necessaria: il tono e il semitono per Greci e Romani non è uguale a quello utilizzato oggi.
Per aspetti tecnici o di suono, vi rimando al video per una più efficace narrazione e comprensione.

L’origine dei nomi

Posso raccontarvi ancora una cosa. Da dove arrivano i nomi di queste fantomatiche scale?
Beh, curiosamente sono denominazioni che troviamo in regioni e popolazioni del periodo arcaico della Grecia. In quel lasso di tempo la preferita è la Dorica, poiché rimanda alla popolazione dei Dori, civiltà il cui nome a sua volta riporta alla Mitologia col leggendario capostipite: Doro. Penso vi dica qualcosa l’ordine architettonico dorico. Ecco, diciamo che l’origine del nome è la stessa.

La visione dei filosofi dell’epoca, come quella di Platone, predilige questa sequenza in quanto “puramente” greca e dal carattere “virile”.
Sì certo, sono giudizi a noi lontani, ma procediamo perché si fa interessante. Il nome Frigio deriva dall’omonima regione dell’Anatolia, la Frigia appunto. Da questa terra discendono molti importanti strumenti come il doppio Aulos, aerofono con doppia ancia dal timbro penetrante e colorato. Avremo modo di parlarne per bene prossimamente.

Anche per il tetracordo Lidio vale il medesimo discorso. La Lidia è stata un’importante regione anatolica sulla costa. Da questa superficie giungeranno strumenti e numerosi poeti, a dimostrazione di quanto il Mediterraneo sia sempre stato un grande miscelatore culturale.
Essendo però la Lidia e la Frigia due regioni al di fuori del “recinto” greco, come visto nel precedente episodio, non sempre hanno ricevuto la stessa attenzione da parte dei filosofi. Anzi, la loro provenienza “asiatica” le ha sfavorite agli occhi dell’intellettuale ellenico. Così in parte avviene per la Misolidia, attribuita senza prove alla poetessa Saffo da Pseudo-Plutarco.
Per Miso si intende mezzo, in quanto l’Isola di Lesbo (luogo di Saffo) è vicina alle coste dell’Asia Minore, ma appartiene al mondo ellenico.

Detto questo, escludo con forza che le sequenze doriche venissero suonate dai Dori, o che le melodie frigie venissero eseguita nella regione omonima dell’Anatolia. In qualche modo queste “scale”, o meglio armonie (nel senso greco) sono state associate a luoghi determinati e infine sono giunte tra i chierici del Medioevo.
Da qui, teorici come Boezio riporteranno quei modi che ancora oggi suoniamo. Scale che hanno conservato quel nome così antico e leggendario.

Ok direi che è l’ora di guardare il video!

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