Hai presente quando ascolti un assolo di Mateus Asato o Guthrie Govan e ti sembra che abbiano mille mani? Le loro frasi scorrono libere, con un flow quasi improvvisato, ma ogni nota è esattamente dove deve essere.
Niente tentennamenti, niente inciampi. La pennata alternata fila dritta come un treno, anche quando le note per corda cambiano di continuo.
Ecco la domanda: come si suona roba irregolare senza perdersi e senza sembrare un principiante impanicato? C’è un metodo? Sì. E ha a che fare con come pensi, non solo con come suoni.
Il mito dell’assolo libero: spoiler, è tutto calcolato
Tanti pensano che questi chitarristi “siano semplicemente portati”. Ma in realtà c’è una logica precisa sotto ogni fraseggio. Anche quando usano pattern irregolari (tipo 5-2-3-4 note per corda), loro sanno esattamente dove si trovano.
Non perché contano ogni singola nota – quello sarebbe impossibile – ma perché usano dei punti di riferimento interni, dei veri e propri “ancoraggi” mentali.
È come avere dei checkpoint in un videogame: se cadi, torni lì. Se la mano inciampa, riparti dall’accento. E questa cosa si può imparare.
Lo spiega benissimo Osvaldo Lo Iacono nel suo corso Guitar Alchemy su Musicezer, con un linguaggio diretto e zero fronzoli.
“Il trucco sta nel trovare quelli che io chiamo checkpoint, questi punti in cui noi possiamo dividere diversi pattern e accentarli con una pennata più forte… per avere un ancoraggio a livello di sincronizzazione.”
Fraseggi “non regolari”: croce, delizia e trappola mentale
La maggior parte dei chitarristi si rifugia in pattern simmetrici: tre note per corda, sestine, quartine. Comodi, ripetibili. Ma a lungo andare? Ti svuotano.
Ti fanno suonare come un generatore MIDI. L’improvvisazione sembra sempre uguale, e la creatività va a farsi un giro.
Invece, quando cominci a variare il numero di note per corda, magari inserendo qualche salto o una divisione strana, il suono cambia radicalmente. Diventa umano, narrativo, personale. Ma serve controllo, o il caos ti mangia.
E qui entra in gioco un secondo trucco, che Osvaldo suggerisce con onestà disarmante: allenarsi anche fuori dalla zona di comfort. Suonare a velocità più alte del proprio limite, non per riuscire subito, ma per costringere il cervello ad accorciare il tempo di reazione.
“Molte persone hanno notato che c’è un progresso molto più veloce se noi ci alleniamo ogni tanto su una velocità che non è assolutamente raggiungibile, che va ben oltre il nostro limite.”
Due tecniche mentali da chitarrista “ninja”
Vediamo i due pilastri di questa “scienza del caos controllato”:
1. Usa gli accenti come ancora mentale
In ogni frase che suoni, decidi dove cade l’accento. Non uno ogni nota. Uno ogni gruppo. Non importa se la frase è in 7, in 9 o in pattern misti: tu pensi solo all’inizio del blocco e lo suoni con più forza o dinamica. Così il cervello ha un punto di riferimento e può respirare.
2. Rompi il limite, poi torna indietro
Scegli un esercizio che suoni bene a 100 bpm? Suonalo a 120, anche se sei impreciso. Poi torna a 100. Ti sembrerà più lento, più semplice. Hai allargato la tua zona di controllo, come un atleta che allena i muscoli sotto sforzo e poi vola nel gesto normale.
Esercizio pratico: il caos test
Vuoi provare davvero? Fai così:
Step 1: crea un mini-lick irregolare
- 4 note su una corda
- 2 su quella dopo
- 3 su quella successiva
Step 2: accentua la prima nota di ogni gruppo
Non serve farlo forte: basta che mentalmente la senti come “inizio”.
Step 3: suona tutto a 80 bpm, poi a 110 bpm
Non importa se sbagli a 110: prova a tenere gli accenti nei posti giusti. Poi torna a 80 e senti la differenza.
Step 4: togli il metronomo e suonalo su una backing track lenta
Riesci ancora a stare dentro? Bene. Sei sulla strada giusta.
Ora tocca a te: gioca col disordine e rendilo tuo
La vera sfida non è imparare un lick nuovo, ma cambiare come pensi mentre suoni. La pennata alternata non è solo tecnica: è gestione dello spazio mentale. E l’unico modo per farla diventare tua è sporcarti le mani, sbagliare, riprovare.
Se vuoi approfondire tutto questo con esempi reali, Osvaldo Lo Iacono nel corso Guitar Alchemy su Musicezer scende nei dettagli, ma soprattutto ti dà strumenti mentali per non suonare mai più in automatico. Dai un’occhiata se vuoi fare un salto di livello vero.
E ora: prendi la tua chitarra, inventa un pattern impossibile e fallo diventare tuo. Se ci riesci, racconta nei commenti che succede: cosa hai imparato? Dove ti sei perso? Ti è venuto fuori un lick figo? Condividilo: magari diventa il prossimo esercizio che facciamo tutti insieme.
Recents Comments