Una chiacchierata con uno dei migliori batteristi metal italiani, messosi in luce al servizio di band quali Stormlord, Prophilax e Fleshgod Apocalypse.
Romano, classe 1978, cresciuto a pane e metal, David Folchitto suona la batteria da quando aveva 16 anni; nel 1998 entra a far parte della storica black metal band romana Stormlord, per la quale incide diversi album. Dal 2001 e fino al 2011 milita anche nella formazione power metal Kaleidon, senza disdegnare il rock più classico, come testimoniato dall’ingresso nel 2004 nei Prophilax, o il power prog, con la partecipazione alla registrazione dei due album della band Concept.
Attratto da sonorità sempre più estreme, dal 2010 inizia a collaborare – dal vivo o in studio – anche con gli Screaming Banshee, oltre che con gli Embryo, Nerodia, Novembre, Sound Storm, Gravestone, Fleshgod Apocalypse, Federico Paciotti…
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il batterista romano poco prima della sua partenza per un tour di oltre un mese negli USA con la band Fleshgod Apocalypse, iniziato lo scorso 8 giugno. Partiamo proprio da questo tour per chiedere a David.
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Come si arriva a un risultato simile? Quali sono stati i passi più importanti che hanno fatto di te un professionista in grado di attraversare l’Oceano?
Con i Fleshgod ci conosciamo da diverso tempo e abbiamo condiviso il palco in più di un’occasione, sono da sempre un loro grande fan e tra noi c’è sempre stata una grande stima reciproca. Quando mi chiesero di unirmi a loro per prendere parte al tour in Sud America di Ottobre/Novembre 2017 non ci ho pensato due volte e ho detto immediatamente sì!
Credo che le esperienze maturate nel corso degli anni con band come Stormlord e Prophilax abbiano giocato un ruolo determinante nel raggiungimento di questo risultato. Penso che anche il mio impiego in qualità di turnista sia stato estremamente importante, sia dal lato musicale che da quello umano.
Un passo indietro: che tipo di formazione musicale hai avuto? Hai studiato con qualche insegnante? E cosa?
La mia formazione è al 100% di stampo metal. Metallica, Helloween, Pantera sono le prime band che ho ascoltato, band che mi hanno fatto letteralmente innamorare del genere. Ho iniziato studiando da autodidatta tutto ciò che riguarda i canoni del genere (doppia cassa, tempi veloci, eccetera).
Quando ho deciso di iniziare a insegnare e nel momento in cui ho iniziato a prendere il tutto più seriamente sono andato a lezione, soprattutto per correggere la mia impostazione. Pier Paolo Ferroni e Maurizio Dei Lazzaretti sono stati insegnanti fondamentali in questo mio percorso, a loro devo davvero tanto!
Quindi hai sempre suonato metal, senza ‘provare’ altri generi musicali prima di ‘specializzarti’?
Il metal è stato il primo genere che ho scelto di suonare, ricordo che fu una cosa istintiva: presi le bacchette a un mio amico e iniziai a suonare su un brano dei Metallica, fu subito amore! Da quel giorno ho deciso che avrei suonato metal e così è stato.
Nel corso degli anni ho suonato di tutto, dal pop al rock, persino cose più funkeggianti, sono sempre stato curioso e desideroso di ampliare le mie conoscenze musicali. Amo suonare e ascoltare di tutto, se un brano mi piace non sto a guardare il genere, ma la mia indole è sempre rimasta la stessa, così come il mio tocco, l’intenzione, lo stile.
Quali i tuoi musicisti di riferimento? In particolare i batteristi?
Dave Lombardo e Gene Hoglan su tutti, dei veri maestri immortali. Anche Jorg Michael ha influito tantissimo nella mia formazione, specie per quanto riguarda il power metal.
Il tuo curriculum colpisce per la quantità di band con le quali hai collaborato in qualità di free lance, ma anche per la durata di alcune collaborazioni stabili. Quali i pro e i contro delle due situazioni?
Personalmente non parlerei di contro: lavorare in tante situazioni musicali, spesso diverse tra loro, mi è sempre tornato utile sia a livello di esperienza (si ha a che fare con tanta gente diversa, quindi è un lavoro utile a relazionarsi in maniera corretta con tutti) che a livello musicale, per l’opportunità di mettersi a confronto con molti musicisti, un lavoro quindi utilissimo per sviluppare groove e sintonia.
Con alcune band sono da anni in formazione (parlo sia di band mie che di band per le quali faccio da session): credo che la motivazione sia da ricercare nel fatto che cerco di legarmi ai vari componenti a livello umano, cerco di guadagnarmi la loro fiducia, credo sia fondamentale se si vuole intraprendere questa strada lavorativa. Saper suonare non basta, il lato umano tante volte è ancor più importante!
Da batterista per conto terzi preferisci dover seguire delle istruzioni stringenti su cosa e come suonare o ti trovi meglio potendo avere carta bianca?
Lavorare come turnista ti mette di fronte a varie situazioni: molte volte devi suonare esattamente ciò che ti viene richiesto, senza poter minimamente intervenire (anche se, a essere sincero, un po’ del mio sono riuscito sempre a mettercelo).
Certamente avere carta bianca sarebbe davvero il massimo, credo che la miglior situazione possibile sia quella in cui ti viene data la massima fiducia, ma al tempo stesso è utile seguire certe direttive o i consigli di chi scrive i pezzi: mi è capitato spesso di trovare nel compositore la soluzione per un fill o un ritmo, a volte cose a cui non avevo pensato, perché è vero che si tratta del mio strumento, ma è altrettanto vero che chi dà vita a un pezzo ha il più delle volte il risultato finale nella sua testa, ed è un risultato che suona correttamente!
La quantità di incisioni cui hai partecipato sembrerebbe testimoniare di un ottimo rapporto con tutte le problematiche legate al lavoro in studio di registrazione: È così? È sempre stato così? Hai qualche consiglio da dare a chi si avvicina per la prima volta alla sala d’incisione?
Devo dire che il mio rapporto con lo studio di registrazione è stato ottimo sin da subito. Ricordo il mio primo CD in assoluto, il debut album degli Stormlord: era il 1999, non avevo mai registrato con il click in cuffia, ma seguirlo mi veniva molto naturale e, anzi, lo trovavo davvero utile!
Registrare mi piace molto, non mi ha mai messo a disagio. Molti mi chiedono se conosco dei trucchi per registrare, in realtà non ce ne sono di particolari. Il segreto è suonare naturalmente, come quando si suona in sala prove e soprattutto senza strafare. E soprattutto click non va visto come una limitazione, ma come un qualcosa che aiuta a suonare meglio.
Parliamo di strumentazione: qual è il tuo set-up abituale? E quello ideale?
Quando suono in una qualsiasi sala prove, a parte portare il doppio pedale, mi adatto tranquillamente a ciò che trovo: solitamente cassa, due tom, un timpano, hi-hat, ride e due crash. Può capitare di trovare batterie con un solo tom: nessun problema, suono con quello che ho a disposizione! Il mio set-up ideale è invece quello configurato per i Fleshgod, ossia due casse, due tom, un timpano, due hi-hat, un ride, tre crash, due china e due splash.
Nel dettaglio, che strumenti utilizzi?
Batteria Tama Starclassic B/B, due casse da 22″ x 18″, tom da 10″ x 8″ e 12″ x 10″, timpano 16″ x1 6″. Rullante Markline in mogano da 14″ x 6″.
Piatti Zildjian: due coppie di hi-hat A Custom da 13″ e 14″, due China Oriental da 18″ e 20″, un ride A Custom da 20″, un Crash A da 17″, un Crash K Custom da 18″ e un Crash S da 19″; infine due Splash A Custom da 8″ e 10″. Pelli Evans (EQ3 sulle casse, G2 sui tom, Genera Dry sul rullo).
Bacchette Vic Firth (5A e 5B, a seconda delle esigenze).
I pedali sono Tama Iron Cobra HP600 25th Anniversary; spesso mi avvalgo di trigger: Roland RTK 10 per le casse, con modulo Roland TM-2
Ci dici qualcosa su come ti piace regolare i tuoi pedali? E, soprattutto, doppia cassa o doppio pedale?
Ecco, questo è davvero un mondo dove amo sperimentare! Mi spiego meglio: posseggo due coppie di pedali singoli e due doppi pedali; ogni set è regolato diversamente (molla, altezza e inclinazione dei battenti) per sviluppare una sorta di adattamento rapido a qualsiasi settaggio. Mi è capitato certe volte, per mancanza di tempo, di non poter usare i miei pedali trovandomi a suonarne altri non miei, settati in modo totalmente diverso.
Da qui questa scelta di non mantenere un profilo standard per tutti. Certo, anch’io ho una regolazione ideale, molle tirate ma non al massimo, battenti abbastanza inclinati, non amo le trazioni dirette, ho sempre preferito i pedali a catena. Quanto al dilemma tra doppia cassa e doppio pedale direi la prima, due casse con due pedali singoli separati è la soluzione che preferisco, solo che il più delle volte è una situazione molto difficile da trovare, quindi ben venga anche il doppio pedale!
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Mi dici la tua su quello che dovrebbe essere un corretto rapporto tra artista e azienda di cui si utilizzano i prodotti?
Credo che all’inizio sia compito dell’artista fare pubblicità all’azienda, farsi conoscere come endorser di quei marchi, mostrare il giusto impegno per ringraziare della fiducia ricevuta dall’azienda stessa: tutto questo impegno paga sempre, se l’azienda che ci dà fiducia vede la buona volontà a quel punto si impegna a sostenere ancor di più l’artista, considerando che, attraverso l’endorsement, lo sta già in qualche modo sostenendo. Come dire: una mano lava l’altra!
Insegni? Hai anche dei principianti tra i tuoi allievi?
La parte didattica mi è sempre piaciuta molto! Amo insegnare, perché lo trovo uno spazio importantissimo di condivisione. Non ho mai avuto segreti, non ha senso e non mi piace averne, amo trasmettere ciò che so ai miei allievi, mi impegno a farli diventare bravi e sono il primo a fare il tifo per loro, a spronarli! Ho sia principianti che avanzati, sono due tipologie di lavoro e di approccio diverse, ma entrambe estremamente appaganti!
Quali i cardini del tuo sistema didattico?
Essendo un batterista metal, la parte principale del mio sistema didattico è incentrata sulla velocità, blast beats, doppia cassa, tempi molto serrati, chiaramente senza trascurare la corretta impostazione e le basi, i rudimenti, i fondamentali, insomma.
Ci sono dei testi o del materiale DVD che ritieni imprescindibile per il genere musicale che prediligi suonare e insegnare?
Stick Control sicuramente, idem per il libro di Buddy Rich, entrambi testi fondamentali per lo sviluppo delle mani. I DVD di George Kollias sono molto ben fatti, specie per chi vuole cimentarsi in cose molto veloci ed estreme, lavorando anche sul controllo.
Per il resto YouTube è pieno di informazioni e video, davvero una fonte inesauribile, basta solo stare attenti a scegliere quelli più adatti alle nostre esigenze!
David Folchitto Official Website
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