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Sul palco con Richard Bona: i suoi strumenti per il live tour dei Fusion Experience

Richard Bona ci parla di strumentazione, relazioni tra musicisti e limiti dell’intelligenza artificiale nella musica contemporanea.

Richard Bona non ha bisogno di presentazioni. Il suo basso e la sua personalità hanno attraversato confini musicali e culturali, conquistando un vastissimo pubblico in tutto il mondo.
Lo abbiamo incontrato dietro le quinte del concerto romano dei Fusion Experience, per un’intervista che è molto più di un semplice “rig rundown”.

Richard Bona

Comfort prima di tutto

Durante la chiacchierata, Bona ha condiviso alcuni pensieri sulla sua attrezzatura, a partire dalla collaborazione con Markbass, brand con cui ha sviluppato un setup cucito addosso alle sue esigenze.
Il basso “Ninja Kilimanjaro” con top in ulivo, le testate ultraleggere, la scelta di ogni componente: tutto è studiato per permettere di suonare e comporre in libertà.

Per lui non si tratta solo di tecnologia, ma di trovare un equilibrio tra funzionalità e sensibilità artistica. Suonare, cantare, accompagnarsi, interagire con gli altri musicisti: ogni elemento del suo rig è al servizio dell’espressività.

Richard Bona

La musica come atto di relazione

Uno dei momenti più intensi dell’incontro è stato il racconto dell’energia che si crea sul palco con i suoi compagni di viaggio. L’intesa non nasce solo durante l’esibizione, ma anche nei momenti condivisi fuori scena: durante gli spostamenti, i pasti, le attese. Secondo Bona, la musica prende forma quando esiste una vera complicità umana.

Non si tratta solo di tecnica o repertorio, ma di una dimensione più profonda: quella dell’amicizia e del rispetto reciproco, che si traduce in una maggiore coesione sul palco.

Richard Bona

Tecnologia, AI e il valore dell’errore

Nella parte finale dell’intervista, il discorso si è aperto al tema della tecnologia nella musica. Pur mostrando interesse verso le potenzialità dell’intelligenza artificiale e di strumenti sempre più sofisticati, Bona sottolinea l’importanza di mantenere uno spazio per l’elemento umano.

L’errore, per lui, non è un difetto da correggere, ma una componente essenziale che porta con sé espressività e identità. La musica, nella sua visione, non deve essere perfetta, ma vera.

Chi vuole scoprire l’intervista integrale può guardare il video completo, per ascoltare direttamente le riflessioni di un artista che vive la musica in tutta la sua profondità.



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