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Gibson chiude la sua fabbrica di Memphis

Notizia buona o cattiva? Difficile decidersi, perché se da un lato il CEO di Gibson Henry Juszkiewicz rilascia dichiarazioni entusiastiche, dall'altro è pur vero che se ne sta andando un pezzo di storia della chitarra elettrica: il brand americano ha infatti deciso di mettere in vendita per 17 milioni di dollari

Notizia buona o cattiva? Difficile decidersi, perché se da un lato il CEO di Gibson Henry Juszkiewicz rilascia dichiarazioni entusiastiche, dall’altro è pur vero che se ne sta andando un pezzo di storia della chitarra elettrica: il brand americano ha infatti deciso di mettere in vendita per 17 milioni di dollari l’intera struttura della storica fabbrica di Memphis, là dove da decenni sono prodotte le splendide chitarre hollow e semi-hollow body, come tutta la serie ES tra cui la splendida 335 usata da Eric Clapton, Alvin Lee, Larry Carlton e tantissimi altri musicisti.

Gibson ES-335

Gibson ES-335

Aperta all’inizio della seconda metà degli anni ’80, la fabbrica di Memphis occupa una superficie di più di 120.000 metri quadrati, senza contare l’ampia porzione destinata allo showroom e all’intrattenimento.

Ovviamente tutto ciò non significa che cesseranno le attività di produzione, che verranno spostate in un luogo di minori dimensioni nella zona del Fedex Forum e la nota curiosa è proprio il nuovo indirizzo sulla South B.B.King Boulevard, visto che uno dei modelli signature di punta è proprio la 345 “Lucille” del Re del blues.

Cosa pensare? Intanto che, poco ma sicuro, la fabbrica attuale è davvero enorme e sicuramente molto costosa da tenere in piedi, anche a fronte del catalogo 2018 che ha visto una sensibile riduzione di modelli
In più, Gibson porta sulle sue spalle un debito di circa 520 milioni di dollari, a causa del quale, peraltro, è stata pesantemente declassata nel mondo finanziario fino al grado Caa3, che tradotto significa scarsa stabilità, rischio elevato e poche speranze di risanamento nel prossimo futuro.

Tempi duri insomma, ma come dicevamo all’inizio dalle alte sfere del brand si dichiara: “Siamo estremamente entusiasti della prossima fase di crescita che crediamo possa beneficiare anche ai nostri dipendenti. […] Ci muoviamo verso una posizione più appropriata per la nostra attività di produzione, permettendo al mondo di beneficiare del grande artigianato americano“.

Verba volant? Staremo a vedere (e noi ovviamente speriamo che un marchio così importante tenga duro, NdR), intanto se volete sapere cosa sarà smantellato nei prossimi 18-24 mesi, ecco un tour della fabbrica attuale.

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