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Kings Of Leon – Mechanical Bull

Nel percorso formativo-musicale di una band è raro avere una “doppia-chance”, specie se vi si abbandona ingenuamente ai vizi da “rockstar”, ma i Kings of Leon l'hanno avuta grazie forse a quella originalità che tanto li aveva distinti quanto portato ai vertici delle classifiche internazionali. "Mechanical Bul

Nel percorso formativo-musicale di una band è raro avere una “doppia-chance”, specie se vi si abbandona ingenuamente ai vizi da “rockstar”, ma i Kings of Leon l’hanno avuta grazie forse a quella originalità che tanto li aveva distinti quanto portato ai vertici delle classifiche internazionali. “Mechanical Bull”, l’ultimo album prodotto dai Followill rappresenta dunque il nuovo inizio. Un prologo che ricalca le origini dei ragazzi del Tennessee; autori di un rock del tutto originale che mancava dal panorama musicale da troppo tempo. Un LP studiato, voluto e suonato con la voglia di riconquistare al più presto le scene mondiali. “Supersoaker” il singolo-antemprima spolvera quell’idea di southern rock nostalgico assente da parecchi album. Sin dai primi riff si percepisce una veemenza caratteristica accompagnata dalla raucedine di Caleb ormai marchio di fabbrica della band. Un singolo che si rivela però essere un fuoco di paglia, spento dalle numerose ballad che la playlist di 13 tracce annovera come: “Beautiful War“, “Wait for me” e “Comeback Story” figlie di un romanticismo represso in questi anni d’assenza, capaci però di affascinare con le loro dolci sonorità e gli avvolgenti arpeggi, quest’ultimi fondamentali nelle costruzioni armoniche e musicali dei brani stessi.In pezzi come “Temple o “Coming Back Again” invece, si intravede il buon vecchio stile che tanto ci aveva fatto emozionare nel precedente “Come around sundown”. Riprendendo le calde distorsioni garage, collante perfetto tra testo e melodia. Esplorando la scaletta ci si imbatte anche in “Family tree” un funky-blues sperimentale che piacevolmente sorprende l’ascolto, spezzando i ritmi calzanti dell’album e in Tonight, brano fuori dagli standard ma chiaramente autentico e pieno di molteplici sfumature che travolgono l’ascoltatore in un mix di intense e positive sensazioni.A chiudere questa buona produzione “Last Mile Home“, già dalle prime note si ha la sensazione che sia finita qui la dolce compagnia dei Kings of Leon, ed è come se si venisse dolcemente accompagniati all’uscio di casa, un brano che chiaramente sottointende un arrivederci, con la promessa di evitare futuri passi falsi. La responsabilità di un nuovo successo da “dentro o fuori” era abbastanza grande, troppo forse per Caleb e suoi, eppure non si sono tirati indietro. La selezione che ne è venuta fuori per tanto lascia ben sperare. Coinvolgente nell’ascolto adatto ad un pubblico eterogeneo. Un album di transizione che sicuramente avrà un buon seguito. Stefano Di Maria


Etichetta:
RCA Records Label

Genere: Indie, Southern Rock, Garage Rock

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Line Up:
Caleb Followill – cantante e chitarrista ritmico
Ivan Nathan Followill – batterista, percussionista
Michael Jared Followill – bassista
Matthew Followill – chitarrista solista