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Tremonti e i Creed: la nascita di una rock band

Come arriva un gruppo di ragazzi della Florida ad imporsi nelle classifiche con un album d'esordio inizialmente autoprodotto e poi rilanciato da una major fino a vendere milioni di copie? Mark Tremonti lo raccontava ad Alberto Lombardi nel 1999, in un'intervista uscita sulla rivista Chitarre in occasione del lancio del

Come arriva un gruppo di ragazzi della Florida ad imporsi nelle classifiche con un album d’esordio inizialmente autoprodotto e poi rilanciato da una major fino a vendere milioni di copie? Mark Tremonti lo raccontava ad Alberto Lombardi nel 1999, in un’intervista uscita sulla rivista Chitarre in occasione del lancio del secondo lavoro dei Creed.

A poche settimane di distanza dalla tanto mitizzata “fine del millennio” qualche volto nuovo si affacciava alle classifiche con una musica priva delle acrobazie dello shredding, spesso ridotta all’essenziale così caro al più classico hard rock o al post-grunge.
Tra questi anche i Creed guidati dal chitarrista Mark Tremonti e dal cantante Scott Stapp.

Creed - My Own Prison - album cover

Un successo immediato e una maturazione artistica favorita da un’incessante attività di palco non avrebbero comunque impedito che gli attriti interni portassero alla rottura pochi anni dopo.
I tre quarti della band – Stapp escluso – avrebbero poi formato gli Alter Bridge nel 2004 con l’inserimento del graffiante Myles Kennedy alla voce e chitarra per continuare fino ai nostri giorni.

Impegnato nella promozione di Human Clay, il venticinquenne Tremonti era pronto a spiccare il volo per diventare uno degli strumentisti più amati del periodo, ma aveva dalla sua un atteggiamento semplice e diretto, privo delle pose di una rockstar.

LA BAND

I Creed sono stati la tua prima band?

Sono stato in vari gruppi sin da quando ho cominciato a suonare. Un mio amico mi ha venduto una chitarra perché mi voleva nella sua band e mi ha insegnato le prime cose. Avevo undici anni e suonavamo Motley Crue o roba del genere.
lo e Scott (Stapp, cantante dei Creed) andavamo al liceo insieme ma non ci frequentavamo; I’ho incontrato di nuovo alI’università, sapevo che era un cantante e lui che ero un chitarrista e così abbiamo deciso di scrivere canzoni.

Abbiamo iniziato a cercare, trovando prima Scott (Phíllips), il batterista. Eravamo a una jam e io ho iniziato a suonare “Love Rears Up Its Ugly Head” dei Living Colour; c’era Scott alla batteria e quando I’ho sentito ero certo che fosse quello giusto.
Avevamo trovato un bassista ma non era un granché, suonava con la penna, un po’ heavy metal. Poi la band di Brian (Marshall) si è sciolta e lui è stato integrato nei Creed.
A quel punto abbiamo cominciato a suonare nei pub.

Chitarre n.165 - novembre 1999

Cosa suonavate? Cover o brani oríginali?

All’inizio dovevamo reggere la serata per quattro ore. Quattro set da 45 minuti. Abbiamo dovuto imparare trentadue cover in una settimana e avevamo un paio di inediti.
Piano piano gli originali soppiantavano le cover e prima di registrare My Own Prison avevamo venti brani nostri.

Avevate già un manager o avete deciso di autoprodurvi un demo do soli?

Tutti i nostri amici ci chiedevano cassette perché apprezzavano le canzoni, così abbiamo deciso di impiegare i soldi delle serate per registrare un demo.
Quando eravamo a metà del lavoro il tizio che ci stava registrando ci ha fatto conoscere un suo amico, un promoter, che ci ha offerto un contratto.
Riuscì subito a far passare dalla radio locale un nostro pezzo. A quel punto ci fu la vera svolta, perché il pezzo era richiestissimo e le altre radio cominciarono a mandarlo in onda, tutto prima che ci fosse un disco vero e proprio.

Creed - Human Clay - album cover

Quando sono arrivate le etichette discografiche?

Noi avevamo un promo nei negozi del nostro paese. Qualcuno della major sentì il brano in radio, chiamò i negozi: “Avete mai sentito parlare dei Creed?”
“Certo, il loro cd va via come il vento!”, risposero. E allora ci hanno presi.
Avevamo già venduto seimila copie di My Own Prison prima di firmare.

Quindi avete mixato il vostro demo con dei mezzi migliori e ne è uscita lo versione defínitiva del disco. E senzo accorgervene eravate al fianco dí Van Halen!

Abbiamo fatto due show con loro, ma già eravamo in tour per conto nostro. Certo, abbiamo iniziato per quaranta persone, ma poi sono diventate quattrocento e quattromila e poi di più. Non è stato un successo immediato, è cresciuto per gradi, ma senza mai arrestarsi o tornare indietro.
Quando è arrivata l’offerta sapevamo che sarebbe stato meglio continuare il nostro tour personale, ma per poter dire di averlo fatto abbiamo accettato un paio di show.

Creed in copertina

Com’è andata con Eddie?

ll primo giorno, al check Eddie è salito sul palco e: “Hey, come stai? Sei tu il chitarrista?”.
lo gli ho detto che mi piaceva la chitarra che aveva creato con la Peavey e lui: “Di che colore la vuoi?” Scherzando, dissi “nera!”.
ll giorno dopo è venuto nel nostro camerino e dopo aver parlato con noi per un’oretta: “Ho qualcosa per te!”
È un tipo veramente in gamba!.

IL CHITARRISTA

Quando hai cominciato a suonare veramente?

Ho cominciato a suonare con una chitarra da dieci dollari roba molto semplice, accordi in prima posizione, ecc. Poi mi sono innamorato dei Metallica, ma ero una schiappa e non riuscivo a suonarli; mi sono fatto aiutare da un amico a imparare un paio di riff.
Ho preso solo due lezioni di chitarra, ma dopo aver suonato tre anni da solo.

L’unico termine di paragone che avevo era il ragazzo da cui avevo comprato la chitarra, ma non sono mai stato uno che apprende, mi piace di più essere creativo.
Volevo sperimentare nuove cose come la slide e ho comprato un video, ma mi diceva solo le scale! Quelle me le ero già inventate da solo, le conoscevo perché le usavo istintivamente.

Creed - foto promozionale anni '90

Creed – foto promozionale anni '90

Non mi dirai che hai fatto tutto da solo?

No, tutti sanno leggere le intavolature e così ho.fatto anch’io, leggendo anche un po’ di musica classica.

Ti piaceva lo shredding quando andava di moda?

Certo. Sono un fan di Yngwie, Steve, Paul e tanti altri. Stavo in piedi fino alle quattro cercando di essere veloce come Yngwie, poi spegnevo il registratore e due giorni dopo non ci riuscivo già più!
Ma alla fine conservi un po’ di quei chop, ti restano nella testa soprattutto.

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