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Suonare dal vivo una colonna sonora

Adesso passiamo alla colonna sonora dal vivo del film The Beyond Composer's Cut.La dicitura Composer's Cut significa che il montaggio delle musiche sul film è dettato dalla scelta del compositore e non del regista. Quasi sempre i registi hanno un'idea diversa sul come devono essere utilizzate le musiche sulle immagini

Adesso passiamo alla colonna sonora dal vivo del film The Beyond Composer’s Cut.
La dicitura Composer’s Cut significa che il montaggio delle musiche sul film è dettato dalla scelta del compositore e non del regista. Quasi sempre i registi hanno un’idea diversa sul come devono essere utilizzate le musiche sulle immagini e non sempre il compositore è d’accordo. 

In questo caso invece si tratta della versione che Fabio Frizzi ha voluto dare al film e rispetto all’originale c’è un tema in più e ci sono più interventi musicali.
Si possono comporre dei brani che in montaggio il regista taglia facendo così perdere il senso musicale che il compositore voleva dare, o addirittura un tema composto per una scena magari va montato su un altra, scelta non sempre apprezzata!
Ma quando si lavora con le colonne sonore queste dinamiche ci sono sempre, e alla fine il regista ha sempre l’ultima parola a meno che non si lasci convincere dal compositore.

Suonare dal vivo una colonna sonora

Se nel concerto ci possono essere delle libertà di interpretazione in quest’altro repertorio la cosa cambia. Dato che si proietta il film, noi siamo come i musicisti nella “buca” del teatro durante un’opera classica, ci siamo ma l’attenzione principale va allo schermo.
Suonare come se stessimo facendo un vero e proprio concerto non è proprio adatto a questo tipo di spettacolo, si deve eseguire tutto ciò che è scritto nelle parti e si suona un po’ più piano dato che ci sono i dialoghi che si devono sentire bene… dobbiamo essere insomma in secondo piano rispetto al film.

In generale si deve far sempre attenzione alle dinamiche e alle strutture, ma in casi come questo ci vuole una concentrazione maggiore soprattutto quando si deve suonare poco (o ci sono molte pause prima che si cominci a suonare) e quando ci sono molte ripetizioni di un riff o giri armonici.

Questi sono alcuni tra i miei appunti personali: quando ci sono molte pause, sulle battute scrivo dei segni che indicano il cambio di accordo dello strumento che sta suonando in modo tale da avere sempre una guida. Quando si deve suonare lo stesso riff o lo stesso giro di accordi molte volte di seguito è facile perdere il conto delle ripetizioni, quindi io mi sono abituato a contare i giri (di riff o di accordi) nell’ordine di cicli di 4.

Suonare dal vivo una colonna sonora

Mi spiego meglio: se il giro armonico si sviluppa su 4 battute e in totale abbiamo 32 battute, io suddivido il tutto in 8 giri di 4 battute l’uno, contando 4+4 giri per avere sempre una ciclicità di 4. Anche quando si parla di riff ripetuti per molte volte, scrivo 4 sopra la quarta battuta di ripetizione per indicare la fine del primo giro (o 1 quando riparte il giro, sulla 5′ battuta); se il tutto si sviluppa su 16 battute nella mia testa conto 4 giri di 4 battute l’uno… Sono dei piccoli accorgimenti che mi aiutano a non perdere mai la struttura.

Ci sono alcune parti di violoncello (o contrabbasso) adattate al basso elettrico, e allora devi inventare dei “trucchetti” per rendere il più possibile la sonorità che c’era originariamente. Ad esempio, se dobbiamo creare un crescendo di volume da zero, con il potenziometro del volume è abbastanza facile: a strumento spento si suona la nota un po’ prima che arrivi la battuta in cui devi suonare e piano piano alzi il volume.

Quando invece hai un elettronica con i volumi dei due pickup (come nel mio Fender Jazz) allora diventa più complicato e devi essere veloce con la mano destra per abbassare tutti e due i potenziometri per poi alzarne uno solo.
A mio avviso è molto importante la ricerca dei suoni in base al brano che si deve suonare. Non solo con la chitarra (che di base ha sempre molti suoni diversi) ma anche col basso ci sarebbe la necessità di suonare con timbri differenti, e questo si ottiene lavorando con l’elettronica del proprio strumento.
Questa è una cosa a cui personalmente faccio molto caso, e durante i concerti lavoro moltissimo con i potenziometri.

Nel film ci sono delle battute con velocità metronomiche diverse (anche all’interno della stessa!) perché bisogna sincronizzare gli accenti o le chiusure con le immagini che non seguono un metronomo costante.
Devo dire che non è per niente facile suonare ad esempio a 46,688 e sull’accento successivo a 49,47 di metronomo… la concentrazione deve essere massima altrimenti si crea una mancanza di omogeneità. Mentalmente c’è molto stress quando si suona in questo modo ma non può essere altrimenti.
Inoltre è facile distrarsi quando ci sono molte pause o note lunghe, basta perdere un movimento e allora si fanno danni.

Parlando adesso di come si lavora dal punto di vista compositivo vi faccio un esempio molto interessante: nel film The Beyond c’è una scena in cui una ragazza cieca suona il pianoforte. Il compositore Fabio Frizzi ha immaginato come potesse suonare una persona che non vede, quindi ha scritto una frase molto dissonante, come lei se sbagliasse le note appunto perché non può vedere la tastiera. L’effetto della musica, una volta capito il senso, è molto forte…

Cover Photo by Pete Woodhead from Freq.org.uk