Nel periodo in cui la Repubblica Romana diviene l’Impero di Augusto, vive e scrive Orazio (65 a.C. – 8 a.C.). Il momento storico è caratterizzato da una forte propaganda culturale e il poeta romano, in una celebre epistola, scrive una frase destinata non solo a perdurare nel tempo, ma anche a sintetizzare perfettamente un concetto altrimenti complicato.
Su per giù dice questo: Graecia capta ferum victorem cepit. (la Grecia conquistata dai Romani conquistò il selvaggio vincitore)
Con questa frase Orazio dipinge da una parte la conquista militare romana della Grecia, dall’altra, elegantemente, sottintende che la cultura e la sapienza artistica ellenica hanno educato il selvaggio e rozzo vincitore.
“Roma potenza bellica devastatrice, Grecia modello di virtù e di arte.”
Questa lettura semplificata della storia ci consegna un quadro piuttosto chiaro. Ed è quello che in parte è successo davvero, poiché la maggior parte dell’arte romana è presa dall’Antica Grecia.
La musica nell’era repubblicana
Per quanto riguarda la musica che cosa possiamo dire?
Anche sul piano sonoro sembra evidente il ricalco di ciò che abbiamo analizzato tra i greci. Ritroviamo in fondo gli stessi strumenti musicali fino ad ora trattati. Certo, cambia qualche nome.
Il doppio Aulòs viene chiamato dai romani Doppia Tibia. La Kithàra (cetra) viene chiamata Cìthara. Cambiano forme e modi di costruzione degli strumenti, ma il concetto organologico risulta identico. Flauti di Pan, crotali, cimbali, sistri rimangono gli stessi. Questo è dovuto anche alla ripresa delle forme spirituali elleniche.
L’intermediazione greca non è tuttavia la sola, dobbiamo annoverare anche la popolazione etrusca, che, come visto nel precedente episodio, ha contribuito al diffondersi degli stessi strumenti nel suolo italico. Anche per questo motivo le pratiche musicali elleniche erano già presenti da molto tempo in Italia. Senza contare la Magna Grecia.
La storia che andiamo a raccontare oggi, quindi, si “limita” al periodo Regio e quello Repubblicano. Quando la potenza di Roma ha come obiettivo espansionistico prima di tutto la penisola italica.
Man mano che il territorio accresce la propria giurisdizione vien da chiedersi se le musiche vengano suonate tutte allo stesso modo. Ma direi che a questo problema ci penseremo con la prossima puntata, in quella dedicata all’Impero Romano.
Oggi ci possiamo quindi concentrare sulla nostra penisola. Ormai penso lo abbiate capito, di musica autentica del periodo è rimasto ben poco, ma man mano che procediamo troviamo sempre più testimonianze con informazioni sonore.
Qui avremo occasione di conoscere qualche pratica teatrale davvero interessante, per tutto ciò vi lascio al video.
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