L’interesse per la musica antica ha recentemente rinnovato la sua linfa vitale. Numerose sono infatti le pubblicazioni che hanno come oggetto la musica egizia, greca, romana, etrusca, mesopotamica.
Orientarsi nella letteratura musicologica non è affatto semplice, ma una sintesi di questi studi la possiamo comunque offrire: brani autentici in grado di restituirci un’immagine sonora precisa non ne abbiamo. Lo so, poco roseo.
Chi ha seguito i precedenti appuntamenti ricorderà che dalla Grecia qualcosa ci è rimasto, ma è di complessa decifrazione. Anche per la Mesopotamia possiamo fare un discorso analogo e avremo modo di raccontarlo in una puntata speciale.
Etruria e Roma
Insomma, anche della popolazione etrusca non abbiamo brani da poter cantare o eseguire. C’è forse un elemento che complica ancor più la narrazione, ovvero la presenza sempre più ingombrante di Roma. Infatti se la Grecia una volta conquistata ha proseguito il suo selciato culturale (lingua e pensiero), gli etruschi sono stati spazzati via dall’espansione della Repubblica romana.
Però non disperiamoci, qualche luogo è sopravvissuto, in particolare le vecchie necropoli. E qui entra in gioco la musica: dai dipinti paretali, alle statuette, fino ai bassorilievi si sono conservate immagini squisitamente musicali. Intendo dire che dagli Etruschi abbiamo moltissime immagini con strumenti musicali. E indovinate un po’ quali sono? Eh sì, sono praticamente gli stessi che abbiamo trovato in Grecia.
È sufficiente osservare uno dei dipinti più celebri nella Tomba dei Leopardi a Tarquinia per immergersi nuovamente nel mondo strumentale fino ad ora incontrato. Nel centro un suonatore di Doppio Aulos, sulla destra un suonatore di Lira.
Sembra semplice vero? Ma c’è molto di più. Scoprilo col video!
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