“Buzzy” è un brano registrato da un duo a dir poco mitologico, ovvero il nostro amato Charlie “Bird” Parker e l’altrettanto pilastro del Jazz, Miles Davis, all’epoca giovanissimo, appena ventunenne.
Siamo infatti nel 1947, quando il genere Bebop aveva oramai preso il volo, sicuramente anche grazie al talento e alla fama di Parker, che con il suo sassofono offriva al pubblico un giro sulle montagne russe ad ogni spettacolo.
Se il duo già di per sé basterebbe a far cadere più di una mascella, con loro ci sono altri musicisti fantastici, ovvero Charles (“Tommy”) Potter al basso, Bud Powell al pianoforte e Max Roach alla batteria. Un vero e proprio dream team, insomma.
La registrazione originale è su Shellac (l’antenato del vinile, da 10″) da parte della Savoy Records, ma quasi sicuramente potrai trovarne traccia in raccolte posteriori nonché ovviamente sul web.
Il lato B del disco offriva un altro grande brano di Parker (anche se Davis se ne attribuiva la scrittura), ovvero “Donna Lee“, risuonato da una miriade di importanti jazzisti nei decenni successivi, tra cui la famosissima versione al basso di Jaco Pastorius.
La didattica
Buzzy è un brano su una struttura blues di 12 battute, la tonalità è Bb.
Durante lo studio di questo solo scegli le frasi che più ti piacciono, comprendine la relazione con l’accordo, trasportale su varie parti del manico e giocaci, sviluppale, falle tue.
Se hai seguito gli appuntamenti precedenti – e se non lo hai fatto ti invito a farlo – noterai come lo stesso Parker ha scelto, tra le tante, delle su frasi preferite.
Puoi notare, infatti, come spesso utilizza, con delle piccole variazioni, ritmiche o melodiche, i suoi stessi “lick”, specialmente durante i cambi di accordi, anche in varie tonalità come in questo caso che siamo in Bb.
Questa era l’ultima delle nostre videolezioni su Charlie Parker e se le hai seguite attentamente ti sarai reso conto di che vasto panorama si apre a noi chitarristi suonando fraseggi originariamente plasmati con altri strumenti, in particolare il sassofono, vuoi per lo stile dell’artista di riferimento, vuoi per il genere musicale, vuoi per l’approccio totalmente differente in termini di tonalità e “schemi”, spesso sin troppo geometrici per noi seicordisti.
Ti invito quindi a continuare da solo, esplorando la musica di altri sassofonisti, trombettisti, pianisti o quant’altro, perché è il miglior metodo per superare nettamente i limiti del pensare esclusivamente “da chitarrista”, abbracciando l’essere “musicista” a tutto tondo.
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