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Addio Jymie Merritt, contrabbasso di Art Blakey & the Jazz Messengers

Altro lutto nel mondo del Jazz e altro nome storico che se ne va: è morto a 93 anni Jymie Merritt.

“Dietro a un grande batterista c’è un grande bassista” si potrebbe sostenere, o anche il contrario. 
Sicuramente, è questo il caso di Jymie Merritt, che venne chiamato ad essere l’altra metà del cielo di una delle sezioni ritmiche più importanti di sempre, cioé quella della grande band Art Blakey & the Jazz Messengers.

Art Blakey è stato uno dei più grandi batteristi che abbiano calcato orma su questa terra, ve ne abbiamo già parlato in un articolo a proposito del centenario dalla sua nascita. I suoi Jazz Messengers sono stati una delle band più longeve in assoluto, una vera fucina di talenti che Blakey scopriva e portava con sé, basti pensare a Lee Morgan, Wayne Shorter, Chick Corea, Freddie Hubbard, Donald Byrd, Hank Mobley, Jackie McLean, Wynton Marsalis e molti, molti altri.

Jymie Merritt, inoltre, ha avuto l’occasione (e il talento!) di suonare in quello che è forse il disco in assoluto più famoso di Art Blakey, Moanin’ (1958), assoluta pietra miliare del Jazz e dell’Hard Bop in particolare, un’opera che ognuno di noi dovrebbe conservare gelosamente nella propria collezione.

Ma la carriera di Merritt certo non finisce qui, pur rimanendo il fulcro insieme a Blakey intorno a cui si alternavano i membri dei Messengers dagli anni ’50 fino ai primi anni ’60.
Nel 1962 porta il suo contrabbasso sul disco di Wayne Shorter Wayning Moments. Sempre nel 1962 Merritt forma la sua band, i Forerunners, di cui sarà leader e che guiderà, anche se sporadicamente, per tutta la vita (hanno registrato un solo singolo intitolato “Sweetest Sound Bossa Nova”).
Oggi vi milita anche il figlio di Merritt, Mike, cheha seguito le orme del padre sul basso elettrico.

Sarà insieme al trombettista Chet Baker nel 1964 per l’incisione di quell’album dal titolo ironico The Most Important Jazz Album of 1964/65.

La strada di Merritt incrocerà nuovamente quella di un ex Messenger alla fine degli anni ’60, quella del grande trombettista Lee Morgan. Nel 1970, dopo un periodo complicato della vita di quest’ultimo (che purtroppo terminerà tragicamente nel ’72 con il suo assassinio da parte della moglie, proprio su un palco), troviamo Merrit in un’altra incisione passata alla storia, questa volta dal vivo: il doppio album Live at the Lighthouse, registrato al Lighthouse Café di Hermosa Beach, in California, uno dei dischi live più energici e coinvolgenti mai pubblicati.

Proprio questo disco si apre con una particolare versione di “Absolution”, brano che Merritt stesso aveva composto per il batterista Max Roach,la trovate nel disco del 1968 Members, Don’t Git Weary.

James Raleigh Merritt era nato il 3 maggio 1926 a Philadelphia. La madre di Jymie, Agnes, era insegnante di pianoforte, così ebbe l’occasione di crescere in una famiglia dedita alla musica, iniziando con il sassofono tenore e passando al basso solo all’inizio dei vent’anni, dopo il servizio militare all’estero durante la Seconda Guerra Mondiale.

Grande contrabbassista, non va dimenticato che fu anche uno dei primi ad adottare il basso elettrico, un Fender elettrico non molto tempo dopo la sua entrata in produzione nell’autunno del ’51, nonché l’ibrido acustico/elettrico firmato Ampeg.
Nella sua vita ha accompagnato live e in studio tantissimi musicisti, compresi alcuni bluesman, come ad esempio il grande B.B. King.

Nel programma del concerto che nel 2016 fu organizzato in suo onore da Jazz Night in America, Jymie Merritt ha scritto: “Il ritmo è molto complesso, perché è la base su cui si costruisce l’intero universo. Tutta la vita ha un pattern, e una volta che si può attingere a quel pattern, si attinge a tutti gli aspetti della vita“.