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Le dita appiccicose di Jagger e Richards

Sticky Fingers è il nono album (in Inghilterra, ma l'undicesimo album americano) di una tra le band più famose di sempre: The Rolling Stones.

Pubblicato nell’aprile del 1971 è il primo album del gruppo del decennio e la prima uscita della nuova etichetta della band “Rolling Stones Records”, dopo essere stati sotto contratto dal 1963 con la Decca Records nel Regno Unito e London Records negli Stati Uniti.
Tra le altre prime volte si contano la prima apparizione di Mick Taylor su di un intero album dei Rolling Stones, il primo a non includere alcun contributo del chitarrista-fondatore Brian Jones, ma il primo a vedere invece accreditato Mick Jagger con la chitarra e a presentare la nota “linguaccia”, logo degli Stones.

Le dita appiccicose di Jagger e Richards

Sebbene le sessioni di Sticky Fingers iniziarono nel marzo 1970, i Rolling Stones avevano registrato nel Muscle Shoals Sound Studio in Alabama nel dicembre 1969. “Sister Morphine”, tagliata durante le sessioni di Let It Bleed all’inizio del marzo di quell’anno, è stata riesumata in questo LP e gran parte delle registrazioni di Sticky Fingers sono state realizzate con il famoso studio mobile a Stargroves (ricordate l’articolo per Houses of the holy?) durante l’estate e l’autunno del 1970.
Inoltre, le prime versioni di alcune canzoni che sarebbero apparse poi in Exile on Main Street sono state anche provate durante queste sessioni.

Artwork
La copertina del disco sottolinea l’allusione del titolo Sticky Fingers, che mostra il primo piano di un cavallo maschile stretto in un paio di jeans con il contorno visibile di un grande pene.
La copertina dell’originale vinile era caratterizzata da una cerniera funzionante che si apriva rivelando un paio di slip in sotto-copertina.

Il vinile originale mostrava il nome del gruppo e il titolo dell’album lungo la cintura e dietro la chiusura lampo gli slip bianchi erano stampati in un materiale gommoso con la firma dell’artista pop americano Andy Warhol.

Le dita appiccicose di Jagger e Richards

Mentre l’opera era stata concepita da Warhol, la fotografia era di Billy Name e il design era di Craig Braun.
La foto di copertina dell’imbottitura di un uomo vestito con jeans stretti è stata presunta da molti fan come un’immagine di Mick Jagger, ma le persone effettivamente coinvolte nel servizio fotografico affermano che Warhol aveva fotografato diversi uomini senza mai palesemente rivelare quali scatti avesse usato. Una cosa è certa: Jagger non era tra di loro, nonostante nelle foto promozionali dell’album cerchi di mimare le sembianze di quell’uomo “ben dotato”.

Evidentemente se madre natura avesse fatto questo dono al borioso Jagger, non sarebbero serviti alcuni fra i “pupilli” di Warhol.
Tra i candidati, Jed Johnson, che era l’amante di Warhol all’epoca, ha negato che fosse la sua silhouette. Anche suo fratello gemello Jay è stato fotografato, così come l’artista e designer Corey Tippin. Chi Invece sostenne di essere stato il modello, fu Joe Dallesandro, la “superstar” di Warhol all’epoca che ottenne così il famoso “momento di notorietà” tanto citato dal visionario artista: “In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes“.

Le dita appiccicose di Jagger e Richards

La geniale copertina creava però danni ai vinili che venivano spediti impilati e dopo che i rivenditori si lamentarono dei danni, la cerniera fu assottigliata e spostata più verso il centro del disco, dove il danno sarebbe stato ridotto al minimo. Inutile quindi dire che le primissime incriminate versioni vadano a ruba tra i fan di tutto il mondo.

Per la prima versione in vinile, il titolo dell’album e il nome della band erano in piccolo e in alto nella versione americana, mentre nel Regno Unito viene rilasciata una versione con titolo e nome della band in lettere più grandi, spostati sulla sinistra.
L’album come detto, presenta per la prima volta il logo “tongue & lips” della Rolling Stones Records, originariamente progettato da John Pasche nel 1970. L’intuizione fu così geniale che il logo diventò rapidamente e meritatamente il più famoso nella storia della musica pop.

Le dita appiccicose di Jagger e Richards

Il critico musicale Sean Egan ha detto: “Senza usare il nome degli Stones, li evoca istantaneamente o almeno Jagger, così come una certa lascivia che è propria degli Stones“, tant’è che nel 2003 VH1 definì quella di Sticky Fingers la copertina più grande di tutti i tempi. Vero o meno, non passa certo inosservata, merito non tanto della band, ma dei geniali artisti che vi hanno lavorato.

Versioni alternative

In Spagna, la copertina originale fu censurata dal regime di Franco e l’etichetta di distribuzione spagnola, la Hispavox decise di sostituirla con il meno famoso e macabro artwork “Can of fingers”, disegnato da John Pasche e Phil Jude. Un barattollo pieno di liquido denso che pare sangue (…), dal quale spuntano delle dita femminili, era forse più accettabile per il regime piuttosto della rappresentazione della mascolinità!

Le dita appiccicose di Jagger e Richards

“Sister Morphine”, per il tema trattato, fu sostituita da una versione live di “Let It Rock”, un brano di Chuck Berry.
Keith Richards iniziava ad avere gravi problemi di droga e la canzone aveva dei riferimenti fin troppo chiari.

Anche in Russia, nel 1992, il trattamento fu analogo, con la differenza che il cambio fu un po’ meno drastico, ma altrettanto grottesco: titolo e nome della band in cirillico, una foto simile, ma sostituita con l’equivalente al femminile per suscitare minore scandalo, una cerniera disegnata in giallo e una stella con falce e martello come bottone dei jeans.

Le dita appiccicose di Jagger e Richards

Sticky Fingers è considerato uno dei migliori album dei Rolling Stones. Ha ottenuto una tripla certificazione di platino negli Stati Uniti grazie a canzoni come “Brown Sugar”, la ballata country “Dead Flowers”, “Wild Horses”, “Can not You Hear Me Knocking” e “Moonlight Mile”.