Chi lavora con la microfonazione degli amplificatori per chitarra elettrica si sarà imbattuto, consapevolmente o meno, in un curioso fenomeno acustico: il comb filter, o filtro a pettine. Questo effetto è spesso un fastidioso ostacolo per il nostro sound.
Ecco quindi un video che ci mostra esperimento semplice e molto istruttivo: posizionando due microfoni Shure SM57 davanti a un altoparlante e spostandone gradualmente uno dei due, si ascolta con estrema chiarezza la comparsa di questo effetto.
Ma cosa accade esattamente? E perché il suono viene modificato in maniera così drastica?
Che cos’è il comb filter
Il comb filter è una particolare forma di interferenza tra due segnali audio identici, ma sfasati nel tempo. Quando questi segnali si sommano, alcune frequenze si rinforzano mentre altre si annullano, creando una risposta in frequenza caratterizzata da picchi e valli regolarmente distribuiti. La forma grafica di questo andamento ricorda i denti di un pettine, da cui deriva il nome.
La causa principale è il ritardo temporale introdotto tra i due segnali. Questo può avvenire quando un microfono viene spostato anche solo di pochi centimetri rispetto a un altro. L’onda sonora impiega una frazione di secondo in più per raggiungere il secondo microfono, generando cancellazioni di fase su determinate frequenze.
L’esperimento con i microfoni Shure SM57
Nel video di riferimento si utilizza un approccio molto pratico per rendere percepibile il fenomeno. Due Shure SM57, microfoni dinamici notoriamente utilizzati per la ripresa di cabinet per chitarra elettrica, vengono posizionati frontalmente all’altoparlante. Inizialmente entrambi si trovano vicinissimi tra loro, e quindi il comb filter è assente. Man mano che uno dei due microfoni viene allontanato, la differenza di percorso introduce un ritardo.
Il risultato sonoro è inequivocabile: alcune frequenze scompaiono, altre si rafforzano. Il timbro dello strumento cambia, diventando via via più innaturale e filtrato (seguendo il movimento del microfono all’orecchio vi suonerà come se ci fosse un flanger molto spinto, effetto che del resto funziona proprio creando dei comb filter del resto).
È l’esempio perfetto di come una modifica apparentemente insignificante nella posizione del microfono possa trasformare radicalmente una registrazione. Nonché, il segno che microfonare un ampli “a sentimento” sia sempre molto pericoloso per la resa finale…
Comb filter: problema o opportunità?
Nella pratica professionale, il comb filter viene generalmente considerato un fenomeno indesiderato, soprattutto quando si cerca di catturare la massima fedeltà del suono. Una cattiva gestione del posizionamento dei microfoni può introdurre un filtro a pettine non voluto, causando registrazioni spente, vuote o eccessivamente mediose.
Tuttavia, alcuni tecnici e musicisti hanno imparato a sfruttare creativamente questa interferenza. In particolari contesti di sound design o per effetti sperimentali, il comb filter può arricchire la texture sonora, creando effetti di profondità o movimento. Eccoci tornare all’effetto flanger, ad esempio.
Come sempre, la differenza la fa la consapevolezza del fenomeno. Capire cosa sta accadendo permette di scegliere se correggere o enfatizzare l’effetto.
Come evitare (o controllare) il comb filter
Per minimizzare il rischio di generare un filtro a pettine in fase di registrazione, gli ingegneri del suono ricorrono a diverse strategie:
- Utilizzare un solo microfono per evitare la sovrapposizione di segnali identici sfasati.
- Se si usano più microfoni, posizionarli in modo da rispettare la regola del 3:1: la distanza tra i microfoni deve essere almeno tre volte quella tra il primo microfono e la sorgente.
- In fase di mix, utilizzare ritardi digitali per allineare perfettamente i segnali e ridurre le cancellazioni.
Un fenomeno fondamentale da conoscere
Il caso mostrato dal video con gli SM57 dimostra in modo lampante quanto sia delicato il bilanciamento tra più microfoni su una stessa sorgente. Anche piccole variazioni possono portare a risultati sorprendenti, nel bene o nel male.
Ogni tecnico del suono, sia dal vivo che in studio, dovrebbe avere ben chiaro il concetto di comb filter e saperlo riconoscere.
Se sei ancora agli inizi e vuoi fare i passi giusti verso una corretta gestione del suono, dai un’occhiata al Corso Base di Home Recording di Giacomo Pasquali su Musicezer.
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