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Bluestones – Born In A Different Cloud

Risiede sicuramente nella potenza, nella dirompenza, il tratto caratteristico più evidente del primo disco in studio realizzato dai Bluestones, power trio calabrese fondato dal cantante e chitarrista Roberto Iero nel lontano 2004; "Born In A Different Cloud", interamente autoprodotto dalla band stessa (in cui, oltre a

Risiede sicuramente nella potenza, nella dirompenza, il tratto caratteristico più evidente del primo disco in studio realizzato dai Bluestones, power trio calabrese fondato dal cantante e chitarrista Roberto Iero nel lontano 2004; “Born In A Different Cloud”, interamente autoprodotto dalla band stessa (in cui, oltre a Iero, figurano anche il bassista Alessandro Romeo e il batterista Vincenzo Cuzzola), arriva a oltre sei anni di distanza dell’Ep d’esordio “Tears World”.

Va da sé che di acqua sotto i ponti ne sia passata moltissima dal 2007 ad oggi. Nel mezzo vanno annoverati tanti ma tanti concerti (sia in elettrico sia in acustico), cambiamenti di line-up (di quello che era il nucleo originario solo Iero non ha abbandonato la flotta) e una caterva di pezzi scritti e sviluppati con calma e perizia.In “Born In A Different Cloud” i brani sono una dozzina. L’altra metà delle tracce è invece contraddistinta da dei piacevoli intermezzi all’interno dei quali fa puntualmente capolino la voce di un improbabile, stravagante, conduttore radiofonico che, di volta in volta, va a presentare la canzone che segue il suo intervento. Questa scelta, senz’altro non originalissima ma comunque sempre molto simpatica e gradevole quando attuata, fa un po’ pensare a grandi dischi del passato come, tanto per fare un esempio, il celeberrimo “Songs For The Deaf” dato alle stampe nel 2005 da Josh Homme e dai suoi Queens Of The Stone Age.
  

Grandi dischi, appunto. E bisogna riconoscere che, seppur con le dovute proporzioni, “Born In A Different Cloud” un gran disco lo è. Attenzione però: non siamo di fronte ad un capolavoro, o comunque ad un qualcosa che possa far gridare al miracolo. Tuttavia non si può in ogni caso non constatare la pregevole qualità di un cd registrato e suonato come meglio non si poteva. Diciamo allora che, almeno nel suo genere, il nuovo album dei Bluestones “spacca”.Si parlava sopra di potenza. Ecco, in realtà non viene in mente lemma migliore e più azzeccato per far comprendere a chi legge (e a chi magari andrà ad ascoltarsi qualcosa) la grinta che in un certo senso caratterizza questi inediti della band. Trattandosi di un album assolutamente rock suonato da un trio “classico” (in cui tutto è giocato sul sound costruito dalla chitarra elettrica, dal basso e dalla batteria), è facile immaginare quelli che sono i punti fermi e i tratti ricorrenti di questo bel lavoro in studio: riff come se piovesse, ripetute progressioni di chitarra (abbastanza saltuari invece i soli), cantato rabbioso e volutamente poco pulito, liriche rigorosamente in inglese (scelta azzeccata, a nostro avviso, in questo caso), groove notevole e poco altro.Le tinte rock del disco si lasciano poi di tanto in tanto “sporcare” dal post-grunge e dallo stoner, essenziali per dare un tocco meno prevedibile alle strutture e, al tempo stesso, per rendere più variegate, ibridate, accattivanti, le atmosfere delle singole tracce. A parte About Me, in cui l’approccio si fa, almeno nella prima parte, quasi “dimesso”, oscuro e malinconico, i restanti pezzi viaggiano su bpm a dir poco alti. “Sick Room“, “Embrace“, “Scissors“, “Vomit Your Soul“, “Psyche” (giusto per citare qualche titolo): tutti brani assolutamente roboanti. Brani che, tra l’altro, danno il meglio di sé soprattutto se ascoltati ad altissimo volume.Insomma, vanno dritti al sodo questi Bluestones. Volevano fare un disco tiratissimo e tagliente e ci sono riusciti. La sensazione è che più di questo l’ensemble di Reggio Calabria non poteva proprio fare. E questo gli fa onore, se non altro perché si avverte quanto lavoro ci sia dietro all’album. Sarebbe interessante ora sentire come suonano live le canzoni racchiuse in “Born In A Different Cloud“.Basandocisi esclusivamente su quello che si trova nel disco, l’idea che anche on stage i pezzi del cd non perdano colpi è forte. Ma al di là di ciò, preme in questa sede complimentarsi con Iero e soci, i quali sono riusciti a confezionare un lavoro egregio, in cui è davvero raro e difficile individuare passaggi poco convincenti. C’è sostanza e determinazione in questo album. E chi è abituato ad un suono graffiante e travolgente potrebbe tranquillamente trovare interessante, intrigante, anche la proposta sonora dei Bluestones, con la speranza che non si dovranno aspettare altri sei anni per sentire del nuovo materiale.Alessandro BasileGenere: Alternative Rock, Post-GrungeLine-up:
Roberto Iero – voce, chitarre
Alessandro Romeo – basso
Vincenzo Cuzzola – batteriaArtisti simili consigliati: Acid Muffin, Black In Technicolor, Cigarettes For My Dolls, Rubbish FactoryTracklist:
1. Radio Delirio On Air
2. Sick Room
3. Post Scriptum
4. Embrace
5. Ehy, Tagliami…
6. Scissors
7. Ho Rimosso
8. Plonk (This Is Not Onomatopoeic Sound)
9. Vomit Your Soul
10. Pleasure
11. Born In A Different Cloud
12. Verso La Via Del Silenzio
13. Psyche
14. Dove Muore Il Suono
15. Beauty (Sound Of Harp)
16. Oltre Il Back Del Tasto
17. About Me
18. Intercoassiale In Rame
19. Broken Mirror
20. Lancette A Valvole
21. Underground
22. Radio Delirio Off Air
23. Medusa/Slut