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I dazi di Trump minacciano la produzione Moog?

Donald Trump è un'inesauribile fonte di notizie per i media sin dal giorno della sua elezione a presidente USA, senza però interessare la musica in particolare.

Sin dal giorno della sua elezione a presidente USA, Donald Trump è un’inesauribile fonte di notizie per i media, ma di modesta rilevanza per quelli musicali.

A parte gli anatemi rivolti da più di un musicista al magnate americano, ogni altro tipo di associazione tra il mondo della musica e il nome più battuto dalle agenzie politiche internazionali è stato sterile, se non del tutto inconsistente. 

Arriva però da Moog Music un campanello d’allarme destinato ad aprire dibattiti sulle scelte dell’amministrazione Trump anche tra noi musicisti. In una email inviata ai propri clienti, l’azienda ha infatti puntato il dito in direzione dei dazi imposti dall’amministrazione Trump su prodotti provenienti dalla Cina.

I dazi di Trump minacciano la produzione Moog?

Lo staff Moog Music nell'immagine allegata all'email inviata ai clienti

Tra le categorie colpite dal provvedimento figurano anche alcune componenti elettroniche utilizzate nei circuiti dei famosi sintetizzatori, i quali sono interamente costruiti sul suolo americano: proprio per questa ragione, la tassa del 25% sull’importazione di determinati materiali, entrata in vigore una settimana fa, rischia di provocare serie ripercussioni sui costi di produzione.

Scenari pesanti quelli descritti dall’azienda nella comunicazione ai propri clienti: l’incremento dei costi potrebbe infatti costringere Moog Music ai licenziamenti, e nel caso peggiore anche a trasferire la produzione oltreoceano in parte, se non in tutto.

I dazi di Trump minacciano la produzione Moog?

Donald Trump Photo by Gage SkidmoreCC BY-SA 2.0

Inutile sottolineare che si tratta di misure estreme che lo storico marchio vuole assolutamente evitare. A questo proposito, all’email è stata allegata una lettera da inviare ai rappresentanti politici del North Carolina (stato in cui l’azienda ha sede), nella quale si chiede di riconoscere questi provvedimenti come seriamente dannosi per l’economia americana, e in particolare per realtà come Moog Music.

La questione è dunque piuttosto seria, anche perchè rischia di arrecare danno allo status lavorativo di più di qualcuno. La speranza è che il leader repubblicano possa scendere a più miti consigli, anche nell’interesse stesso dell’economia del paese, quella che egli ha più volte dichiarato di voler tutelare e che di certo non trarrebbe giovamento da licenziamenti e delocalizzazioni di produzione.