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Morgan, la musica, le distruzioni e il trésor national vivant

Il candidato a "consulente" del governo sui temi della musica svela le sue idee per il cambiamento.

Ha fatto molto discutere ultimamente la volontà del nuovo sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi, nel voler nominare Mario Castoldi, in arte Morgan, quale suo consulente per quanto riguarda le tematiche relative alla musica.

Il mondo, soprattutto quello dei musicisti, si è diviso tra coloro che vedrebbero di buon grado l’ingresso nei saloni del potere di un vero musicista non troppo “attempato”, e coloro che, al contrario, considerando oramai Morgan più una macchietta televisiva che un artista, non ripongono alcuna fiducia in questa iniziativa.

Comunque la si pensi – e teniamo fuori la politica da questo articolo, visto che qualsiasi governo in passato ha avuto le sue nomine più o meno discusse – ciò che è comunque interessante sarà scoprire le reali proposte per svecchiare un sistema “ammuffito” come lo ha definito (non a torto) il collega Manuel Agnelli in una recente intervista in merito, in cui ha parlato anche di necessarie “distruzioni” all’interno del sistema, per fare tabula rasa e ripartire da zero.

Questo, in effetti, ci si aspetterebbe da una persona che, volente o nolente, ha passato gran parte della sua vita nella musica e, soprattutto, nelle sue problematiche, in special modo burocratiche e relative al riconoscimento del valore dei musicisti e del loro lavoro, cosa che ancora non solo latita nella mentalità generale dell’italiano medio, ma in buona parte anche nei veri e propri mezzi di tutela a disposizione.

A questo proposito, forse, sarebbe utile almeno affiancare a Morgan altre figure che completino una supervisione che non può essere affidata a una sola persona. Pensiamo, ad esempio, a una figura che possa rappresentare gli orchestrali per quanto riguarda la musica classica e certo di figure eminenti di nazionalità italiana ce ne sono.
Pensiamo agli addetti ai lavori che lottano da anni per una gestione più facile e una migliore fruizione della musica dal vivo a qualsiasi livello, dai piccoli club ai grandi eventi. E così via…

Senza contare qualcuno che si prenda cura di tutti i mestieri che gravitano intorno al settore dello spettacolo e sappiamo bene come durante il periodo di pandemia questi si siano riunite in movimenti forti e compatti a cui oggi potrebbe essere aperta una porta dei palazzi che amministrano il Paese, per avviare un dialogo verso soluzioni concrete.

Mentre, quindi, sono in corso le trattative interne con il Ministro della Cultura Sangiuliano, Morgan ha abbozzato la sua prima idea, avuta di concerto – mai termine fu più azzeccato – con Sgarbi.

Voglio portare in Italia il modello giapponese del Trésor national vivant” – ha dichiarato il sottosegretario Sgarbi – “alcuni personaggi del nostro tempo sono opere d’arte viventi e non occorre aspettare che muoiano per dedicare loro una strada: io comincio da Morgan questa impresa nuova“.

Per fare questo, l’idea è quella di inserire la musica nel Codice dei Beni Culturali, di cui per ora non fa parte se non per gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio. In questo modo la musica sarebbe materia di tutela artistica del patrimonio italiano.
Queste sarebbero le fondamenta su cui poi costruire tutto il resto.

È importante che l’artista vivente sia tutelato” – continua Sgarbi – “perché un Paese che ha degli artisti funzionali, che sono valorizzati, è un Paese forte. È importante che ci sia qualcuno che pensi anche agli artisti vivi e non solo agli artisti morti“.

Il musicista (fonte: ANSA) si è detto disponibile anche per un ruolo in collaborazione con il Ministero dell’Università. “La cultura prende molti settori, non solo il ministero della Cultura, e soprattutto il Ministero dell’Università e dell’Istruzione, è da lì che parte il viaggio culturale dell’individuo“.

Che sia questo un buon punto di partenza oppure no, lo lasciamo giudicare a voi lettori e, chiaramente, alla storia che verrà.
L’unica cosa da ricordare, a chi legge, a Morgan e al Ministro, è che c’è chi da anni sta portando avanti, con enorme resilienza, proposte di cambiamento ai vari governi che finora si sono succeduti, trovando spesso ben poca attenzione da parte di chi ci amministra.

Sarà il caso di non scordarsi del parere di queste persone ed enti/organizzazioni di settore, con le loro proposte già scritte e pronte per dare un reale contributo a un mondo musicale italiano che più che di cercare tesori, ha bisogno di non perdere anche gli ultimi spiccioli…