Attivo a Padova e Piove di Sacco, il batterista veneto Enrico Carugno dal 2013 è entrato a far parte del network didattico che fa capo a Diego Stacchiotti.
Classe 1985, inizia a suonare la batteria a 14 anni, frequentando l’Accademia della Musica Moderna di Vicenza. Ben presto, nel 2002, intraprende un’intensa attività live e studio, che lo ha portato a esibirsi in alcuni importanti music club italiani ed esteri e a registrare diversi dischi per etichette indipendenti.
Nonostante i numerosi impegni professionali, tra il 2004 e il 2006 riprende a frequentare le lezioni presso l’Accademia di Musica Moderna e nel 2009 si trasferisce a Milano per seguire i corsi del CPM sotto la guida di Roberto Gualdi e Giovanni Giorgi, diplomandosi nel 2012 con il massimo dei voti.
Tornato a Padova, Carugno comincia a interessarsi alla didattica, insegnando in diverse scuole di musica ed entrando a far parte del Teachers Team della Drum School di Diego Stacchiotti, senza mai rinunciare al suo perfezionamento professionale, attraverso clinic e master class con batteristi quali Andrè Ceccarelli, Adam Nussbaum, Tim Alexander, Gary Chaffee, Dave Weckl e Reinaldo Santiago, i corsi estivi del Berkelee College of Music di Boston presso Umbria Jazz e frequentando alcune lezioni di approfondimento con Christian Meyer presso L’Accademia del Suono di Milano.
Dal punto di vista ‘esecutivo’, durante il suo ricco percorso formativo ha avuto modo di suonare in ben tre tour europei con i Warrior Soul, band newyorkese con tre dischi all’attivo per la Geffen Records.
Impegnato come turnista live e in studio, Enrico fa parte dei Capobranco, alternative rock band padovana con due dischi pubblicati e un terzo in uscita in questi giorni, registrato negli studi Electrical Audio di Chicago e prodotto da Steve Albini (Nirvana, Pj Harvey, Pixies).
Come ti sei avvicinato alla batteria e con chi hai studiato a Vicenza?
Mi sono avvicinato al mondo della batteria in maniera abbastanza casuale. Per mia fortuna ho avuto in famiglia persone che hanno sempre ascoltato musica, quindi mi ci sono appassionato fin da tenera età.
Da un mio cugino più grande, mentre lui non era in casa, mettevo di nascosto nello stereo le sue cassette di The Doors, The Who, Led Zeppelin e le grandi rock band degli anni ’70. Dopodichè ho iniziato ad ascoltare il rock contemporaneo di quei tempi.
Erano gli anni ’90 ed eravamo in piena epoca MTV. Credo che avessi 9 anni quando per il mio compleanno costrinsi mia nonna a portarmi al negozio di dischi e a comprarmi la cassetta di In Utero dei Nirvana. Fu il primo disco di mia proprietà e avere recentemente registrato con Steve Albini, che ne fu l’ingegnere del suono, mi ha emozionato parecchio.
Tornando alla batteria, in seconda media mi capitò una compagna di banco che prendeva lezioni di batteria e che per tutto l’orario non faceva altro che parlarmene. È stato come un lavaggio del cervello. Dopo qualche mese decisi di provare anche io.
Avevo 13 anni e non avevo la minima idea di come muovermi per trovare un insegnante di batteria. Allora sono andato in un negozio di dischi di Padova che sapevo avere una bacheca annunci molto fornita. Trovai questo bravo insegnante di nome Giuliano Pallado, che inizialmente mi impartiva lezioni nel suo studio e in un secondo momento mi convinse ad iscrivermi presso la sede di Vicenza dell’AMM.
Cosa ti ha spinto a riprendere gli studi tra il 2004 e il 2006? E con chi studiavi?
Dopo aver appreso una buona infarinatura smisi di studiare a favore di un approccio più sociale, ovvero passare più tempo possibile in sala prove con altri ragazzi come me per tentare di fare musica.
Arrivarono le prime band attive dal vivo e le prime esperienze in studio di registrazione. A quei tempi suonavo tutto istintivamente, senza avere una cognizione precisa di cosa stessi facendo, quindi dopo un po’ di tempo decisi di ricominciare a studiare.
Andai per due anni a lezione da Camillo Colleluori presso AMM a Padova. Fu una bellissima esperienza perché con lui non intrapresi un percorso didattico tradizionale, ma piuttosto andavo con domande circoscritte al mio contesto musicale (il rock) e il mio miglioramento all’interno di esso.
Inoltre è un grande musicista con una sincera umiltà e ha sempre assecondato il mio modo di vedere le cose, dandomi consigli ma senza mai mettersi in atteggiamento ‘spocchioso’. Una splendida persona, con cui sono rimasto amico negli anni.
Dal 2009 hai studiato al CPM Milano con Gualdi e Giorgi: cosa ti hanno ‘lasciato’?
Beh qui stiamo parlando di due tra i migliori batteristi italiani. Entrambi mi hanno insegnato tantissimo. Tralasciando la preparazione sullo strumento, che sarebbe banale encomiare, hanno entrambi una personalità molto forte.
Giovanni mi ha avvicinato al mondo del jazz del quale fino a prima sapevo ben poco. Mi ha sempre stimolato tantissimo dal punto di vista degli ascolti e mi ha fatto conoscere musica con la quale difficilmente sarei venuto a contatto.
Dal punto di vista batteristico è un creativo che rivolge un’attenzione maniacale al suono più che alla componente tecnica (strano a dirsi, se pensiamo alle sue mani). È un grandissimo sostenitore della registrazione delle sessioni di studio, delle prove e dei concerti.
Ho sempre ammirato questa sua religiosità che nel mio piccolo ho cercato di fare mia, pur non avendo né le sue capacità né la sua dedizione.
Roberto è un samurai! È la personificazione della regola che il duro lavoro viene ricompensato. Penso sia riuscito a realizzare quasi tutti i suoi obiettivi musicali. Ha un’esperienza pazzesca sia in studio che live.
Di recente sono tornato a vederlo nel progetto Twinscapes con Colin Edwin e Lorenzo Feliciati e mi ha lasciato a bocca aperta. La più grande lezione che credo di aver appreso da lui è che nella buona musica la cosa più importante è essere intelligenti, coscienti di se stessi e saper amministrare bene le proprie capacità.
Ha un’enorme passione per la musica, una grande cultura ed è sempre entusiasta e aperto alle novità. Ah dimenticavo: è un batterista micidiale!
Quando e in che circostanze è avvenuto l’incontro con Diego Stacchiotti e il suo team?
È avvenuto nel 2013 tramite un collega che faceva parte del team e che mi ha segnalato questa realtà. Dopo aver conosciuto Diego mi sono sempre più convinto della bontà della sua visione e della sua didattica.
Non siamo solo un gruppo di colleghi ma un nucleo di persone che amano condividere la passione per questo strumento e per la musica. Siamo più simili a una famiglia che a una scuola!
Dal punto di vista della formazione professionale e anche dell’esperienza maturata sul campo possiedi un curriculum assolutamente di rilievo. Entrare a far parte di una struttura didattica che fa capo a un collega ti ha creato qualche difficoltà o imbarazzo?
Assolutamente no. In realtà apprezzo tantissimo il fatto di poter usufruire dell’esperienza di Diego nella didattica ogni volta che ne ho bisogno. Sono relativamente giovane e ho ancora molto da imparare.
È bellissimo ricevere degli stimoli da gente che ne ha viste più di te. Ed è altrettanto bello vedere che la tua esperienza può influenzare positivamente chi ti sta intorno e lavora con te. Se fosse per me ci sarebbe più condivisione reale e meno lezioni on line e su Youtube.
Sono utilissime, per carità, e io stesso consulto quotidianamente il web, ma esagerando su quella linea si rischia di perdere di vista il vero significato della musica e cioè stare bene insieme. Credo che ai più piccolini si debba passare il messaggio che va bene fare la drum cover in cameretta, ma che la propria esperienza musicale non si possa limitare a quello.
Dal punto di vista didattico, la tua formazione professionale e i tuoi convincimenti in materia si sono fusi in maniera naturale con il sistema didattico di Diego o c’è stato bisogno di qualche aggiustamento?
Mah, io credo che ognuno di noi veda le cose in maniera leggermente differente rispetto agli altri. Inoltre Diego non è un tiranno e lascia libera interpretazione a noi insegnanti. Quello che fa lui è tracciare un percorso per l’allievo che è davvero ricco e importante.
Ci dà consigli avendo imparato dai suoi errori e allo stesso tempo è ben predisposto ai suggerimenti di tutti i membri del team. Ogni insegnante ha le sue peculirità e inserisce materiale didattico integrativo a seconda delle sue conoscenze e anche per venire incontro alle esigenze di ogni singolo allievo.
Che importanza hanno per voi insegnanti gli incontri periodici del Team?
Sono molto importanti sia dal punto di vista degli aggiornamenti della didattica sia per lo scambio di esperienze che porta alla crescita di ogni singolo membro. Sono davvero un toccasana per il cuore. Suoniamo, studiamo e parliamo della nostra passione e del nostro lavoro.
Passando alla tua esperienza live, come sei entrato in contatto con i Warrior Soul e come hai iniziato a collaborare con loro?
Casualmente. La band di Daniele, il titolare dello studio nel quale insegno, gli aveva fatto da spalla ed era rimasta in contatto col cantante Kory Clarke. Nel 2014, durante un tour europeo, il batterista diede forfait per le date italiane e Kory chiese a Daniele se conosceva un batterista per sostituirlo. Ed eccomi!
Imparai il repertorio in pochi giorni e con una sola prova di due ore. Feci buona impressione perché poi fui chiamato per l’intero successivo tour europeo e in seguito per un tour del Regno Unito. Interrompemmo la collaborazione nel 2016 a seguito di qualche incomprensione durante le ultime date che feci con loro in Italia.
Nei Capobranco ti limiti al ruolo di batterista o hai anche altre ‘responsabilità’, ad esempio nella composizione dei brani?
Nei Capobranco siamo in tre e dal punto di vista musicale siamo tutti coinvolti nel processo creativo. I brani nascono sotto forma di jam session sistematicamente registrate in sala prove. Ognuno ci lavora a casa dopo di che alle prove successive si cerca di dare una forma/struttura alla jam e si cerca di farlo diventare un brano a tutti gli effetti.
Quindi siamo tutti e tre compositori. Inoltre tutti cantiamo anche se la voce principale è Alex (Boscaro, chitarra). Valerio (Nalini) invece, oltre a essere bassista è anche paroliere. Suoniamo insieme da parecchi anni perché facevamo parte di una band precedente, quindi siamo una macchina ben oliata.
Hai rapporti di endorsement?
Come team collaboriamo con Pearl, Ufip, Pro Mark ed Evans.
Chi volesse studiare con te dove ti può trovare?
Presso il Rocketbooster Studio di viale Germania 11, a Ponte San Nicolò (PD) e presso L’Accademia della Cultura e delle Arti di via Umberto I 10 a Piove di Sacco (PD).
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