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Maria Devigili – Motori e Introspezioni

È trascorso già quasi un anno dalla pubblicazione del primo album in studio della talentuosa musicista e compositrice altoatesina Maria Devigili; "Motori E Introspezioni", ideale seguito dell’Ep "La Semplicità", è stato rilasciato nel novembre del 2012. Detto questo, una recensione del genere che giunge in pratic

È trascorso già quasi un anno dalla pubblicazione del primo album in studio della talentuosa musicista e compositrice altoatesina Maria Devigili; “Motori E Introspezioni”, ideale seguito dell’Ep “La Semplicità”, è stato rilasciato nel novembre del 2012. Detto questo, una recensione del genere che giunge in pratica a una dozzina di mesi di distanza dall’uscita di un disco autoprodotto, contenente undici tracce inedite più l’interessantissima cover del brano di Battiato Aria Di Rivoluzione, potrebbe apparire a molti lettori come un qualcosa di datato, di estemporaneo.
 

E in effetti, almeno giornalisticamente parlando, lo è. Tuttavia sarebbe stato un peccato non dedicare qualche riga a quella che può essere ritenuta una delle produzioni d’esordio italiane più riuscite della stagione 2012/2013. Talmente riuscita che a settembre Motori E Introspezioni ha addirittura rischiato di essere incluso tra i primi cinque album in gara per la conquista della Targa Tenco 2013 nella categoria “Opera Prima”. Se si considerano gli autori arrivati in finale si può dire che, constatando lo spessore del suo lavoro in studio, l’eventuale candidatura alla vittoria della Devigili non avrebbe certo fatto gridare allo scandalo. Questo perché Motori E Introspezioni possiede davvero un’altissima qualità globale.

Al suo interno ci sono innanzitutto grandi canzoni (il che non è poco). Poi ci sono dei “signori” testi, sempre concisi, se non addirittura ermetici, eppure ugualmente potenti, eclettici, carichi di suggestione, di non saltuari riferimenti filosofici e, cosa forse più importante, di osservazioni senz’altro mature, lucidissime. Ci sono inoltre delle belle sonorità. Sonorità di base ruvide, prive di eccessivi orpelli, scarne e graffianti, in cui tutto, o quasi, è giocato sull’intrigante affiatamento, sul pregevole legame che si instaura puntualmente in ogni brano tra le batterie di Stefano Orzes (attualmente in forza agli Eveline e ai Crazy Crazy World Of Mr. Rubik) e le chitarre della stessa Devigili. Sempre a livello di sound e di arrangiamenti, il resto è poi completato giusto da shaker, glockenspiel e da qualche sporadico ausilio sintetico (delle parti elettroniche si è occupato Andrea Sologni, il quale ha anche registrato e mixato il disco).

A tutto ciò si debbono infine aggiungere le considerevoli doti canore, tecniche ed autoriali della giovane artista. D’altronde stiamo parlando di una cantautrice che non solo possiede una bellissima voce in grado di ricordare spesso e volentieri quella di Cristina Donà, ma che dimostra di saper padroneggiare benissimo la chitarra. Senza lasciarsi andare in eccessivi virtuosismi, e risparmiandosi lunghi soli, la Devigili riempie le sue canzoni di deliziosi fraseggi, arpeggi e riff. Grazie ad un tocco molto raffinato e versatile, il ruolo della chitarra finisce col rivelarsi decisivo, determinante, per conferire intensità e calore alle musiche. Occhio poi anche alla scrittura di questa compositrice. Si parlava sopra di testi non eccessivamente lunghi: in effetti, l’approccio alla narrazione è abbastanza spigliato e dinamico.

Così le (poche) parole assumono un peso non indifferente nell’economia dei messaggi che la Devigili vuole lasciare. E bisogna ammettere che, da questo punto di vista, la sua bravura risiede proprio nella capacità di sintetizzare con una manciata di versi dei ragionamenti che magari altri autori al posto suo avrebbero espresso con minore fluidità. Ciò accade sia quando il taglio testuale si fa maggiormente introspettivo (L’Istante, Dentro, Sulla Via e Solitudine), sia quando si denota una tendenza a raccontare vere e proprie storie: in tal senso la bellissima Kadhy Blues è emblematica. Tenendo conto dell’enorme omogeneità del disco, non è necessario mettersi a descrivere traccia per traccia questo lavoro inciso nell’estate dello scorso anno presso l’Igloo Audio Factory di Correggio.
 

È opportuno invece, in chiusura, segnalare il grande coraggio con cui la cantautrice classe ‘80 ha scelto di musicare L’Albatros di Baudelaire. In questo caso, il rischio di dar vita ad un esperimento imbarazzante era dietro l’angolo. Eppure, attraverso grande sensibilità e personalità, il risultato si è rivelato tutt’altro che inconcludente. C’è anche un altro pezzo di Motori E Introspezioni che palesa la presenza di liriche in francese, proprio a testimonianza del fatto che in questo disco la fantasia e l’originalità siano pressoché costanti: Etre Vivant. Ecco, non poteva chiudersi in maniera migliore questo brillante album d’esordio. Insomma, convinti in pieno dall’estro e dalla concretezza di questa artista già completa, nonché piena di entusiasmo e voglia di fare bene. E il disco merita, statene certi. Alessandro Basile  Genere: Rock, Musica D’Autore Line-up:
Maria Devigili – voce, chitarre, shaker, glockenspiel
Stefano Orzes – batteria, percussioni  Artiste simili consigliate: Ilaria Graziano, Beatrice Antolini, Valentina Lupi, Giulia Anania Tracklist:
1. D.N.A. (De Nostrae Aetatis)
2. Iperuranio
3. Il Paese
4. L’Istante
5. Aria Di Rivoluzione
6. L’Albatro
7. Dentro
8. Sulla Via
9. Solitudine
10. Kadhy Blues
11. La Mia Fortuna
12. Etre Vivant