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Dischi MONO

Vale ancora la pena ascoltare i dischi MONO?

La risposta di molti sarebbe "no". E sarebbe sbagliata. Perché i vecchi dischi MONO hanno ancora tanto da regalare ai nostri ascolti...

Tra le tante convinzioni che abbiamo al giorno d’oggi c’è quella che non vale assolutamente più la pena ascoltare un vecchio disco registrato e stampato in MONO. Chiaramente mi sto riferendo prevalentemente ai dischi in vinile, non che in digitale non esistano, anzi, ce ne sono in cd e spesso persino i servizi streaming permettono di scegliere tra le versioni MONO o Stereo di un album, per fortuna!

Ebbene, mai convinzione fu più sbagliata. Chiaramente, oggi non si produce più in MONO (e meno male!), non avrebbe effettivamente alcun senso e ci perderemmo quella bellissima magia dello Stereo, che fa così tanto divertire i nostri sensi.
A dire il vero, al giorno d’oggi anche lo Stereo è diventato una tecnologia datata, ci si sta spostando sempre più verso nuove tipologie di ascolti ancora più immersivi e i più fortunati possiedono un sistema Hi Fi multicanale con cui ascoltare la musica prodotta appositamente con questo obiettivo ed essere così circondati a 360° dai suoni.
Non sono molte le produzioni di questo tipo, ma pur ci sono, date ad esempio un orecchio ai remix in 5.1 curati da Steven Wilson, sono notevoli. Oppure in ambito di musica classica orchestrale oggi spesso vengono fatti recording multicanale.
Lasciate però stare le castronerie come la “musica in 8D“, vere e proprie mostruosità del web (vedi anche questo articolo).

Tornando al MONO, chiaramente questo è stato l’unico modo di ascoltare fino agli anni ’50, ma si può tranquillamente dire che è stato il principale almeno fino alla seconda metà degli anni ’60, anche se lo stereo aveva già fatto ampiamente il suo ingresso.
Il perché è presto detto: molti impianti casalinghi erano ancora MONO con un solo sistema di diffusione, le testine dei giradischi possedute da molti appassionati erano ancora MONO, gli amplificatori lo erano, e in generale gli studi di registrazione stavano ancora sperimentando le nuove modalità stereo su un terreno sconosciuto ai fonici, per cui non sempre i mix andavano incontro a risultati degni di lode…

Kind of Blue di Miles Davis, un caso più unico che raro
Kind of Blue di Miles Davis, un caso più unico che raro

Il disco “piuttosto noto” che vedete qui sopra è, invece, un caso più unico che raro, perché nonostante sia stato pubblicato sia in MONO che Stereo, si tratta di una registrazione e un mix fatto su 3 tracce MONO, aggiungendo del riverbero e qualche altro trick da studio (qui per approfondire).
E sia chiara una cosa, suona meravigliosamente comunque voi lo ascoltiate!

Un meraviglioso inganno

Quello che noi chiamiamo ascolto Stereo, alla fin fine, non è altro che un “inganno” al nostro cervello, perpetrato sfruttando la diafonia (o crossfade o crosstalk etc…), cioé il fatto che l’orecchio sinistro percepisce anche una parte di suoni provenienti dal diffusore destro e l’orecchio destro una parte da quello sinistro (cosa che non accade in cuffia ad esempio, tranne che non si usino plug-in appositi come il recente Sienna).
Così si crea quella bellissima illusione del palcoscenico largo, con gli strumenti distribuiti su vari piani, mentre al centro risalta maggiormente ciò che nella realtà dovrebbe esserci, innanzitutto il/la cantante (per ascoltare la musica al meglio, leggi questo articolo).

Chiaramente, non vorrei inimicarmi gli amici fonici, al di là della suddetta “illusione”, il posizionamento Stereo è comunque nella pratica scelto dagli ingegneri del suono in studio, parlando poi dei dischi in vinile c’è proprio una componente fisica che viene a sommarsi nel solco.
La testina, infatti, se prima nel MONO compiva solo una modulazione dei solchi orizzontale, con lo Stereo è soggetta anche a quella verticale, il che a suo tempo cambiò anche le specifiche di costruzione sulla cedevolezza, ma non entriamo troppo nel tecnico.

Differenza tra solco Stereo e Mono
Differenza tra solco Stereo e Mono

Perché ascoltare un disco in vinile MONO

Lasciamo anche perdere il fatto che la maggior parte delle case discografiche, anche quelle più importanti, a suo tempo hanno impiegato anni ad adottare e adoperare tutti i macchinari e le conoscenze adeguate per lo Stereo (un giorno parleremo anche delle frottole che molte raccontavano sull’adozione dell’eq RIAA), creando spesso dei “Fake Stereo” in vari modi e con varie denominazioni, a tal proposito consultate il mio articolo “Dischi in vinile, glossario dei termini più utilizzati”).
In questi numerosissimi casi, posso assicurare che spesso suonano assai meglio i dischi MONO. Pensate che alcuni artisti neanche erano presenti ai missaggi Stereo, come ad esempio Bob Dylan fino ai primi anni ‘70, che era interessato solo alla resa MONO (e così andrebbe ascoltato almeno fino a certi album).

Al contrario, quando oramai i sistemi Hi Fi Stereo erano più diffusi, ma non totalmente, le case discografiche eseguivano i cosiddetti “fold down”, cioé una registrazione Stereo veniva “ridotta” a MONO per favorire la pubblicazione anche di questo formato. In questo caso il disco MONO molto probabilmente non vale la vostra attenzione.

Una stupenda riedizione MONO di un dei più bei dischi di Dylan
Una stupenda riedizione MONO di uno dei più bei dischi di Dylan

Un disco MONO che a mio parere è superiore alla sua controparte Stereo è ad esempio Are You Experienced?, il primo album di Jimi Hendrix.
Non che ascoltare lo Stereo non vada bene, ma a mio parere la chitarra di Hendrix è insuperabile nella versione MONO (al contrario i suoi dischi successivi li consiglio tutti in Stereo, per non perdere i giochi di panpottaggio che amava così tanto fare nei brani e anche perché si sentono davvero molto bene così).

Are You Experienced? in MONO
Are You Experienced? in MONO

Ce ne sarebbero tantissimi altri di dischi da consigliare in MONO (se solo penso al Jazz…), che magari furono trasposti in Stereo con risultati non proprio esaltanti, e sono tante le diatribe che ancora oggi coinvolgono gli appassionati, basti pensare a quella sui dischi dei Beatles.

Alla fine dovrete decidere da soli, io però per quanto riguarda tutto il periodo pre-70 (e ancora di più pre-60) consiglio sempre di valutare entrambe le soluzioni e non scartare il MONO a prescindere, sarebbe un gravissimo errore!

Particolare di Sgt. Pepper dei Beatles, una delle prime edizioni UK in MONO
Particolare di Sgt. Pepper dei Beatles, una delle prime edizioni UK in MONO

Qualche nota tecnica sui dischi in vinile

Sorvolando quindi su tutta una serie di racconti e aneddoti che magari un giorno tratteremo, queste sono le regole fondamentali, che derivano dal discorso sui movimenti orrizontali e verticali che vi ho fatto prima:

  • una testina MONO non può riprodurre i dischi Stereo
  • una testina Stereo può riprodurre i dischi MONO

Vi chiederete: “non sarebbe comunque meglio avere una testina MONO?
”. Nel senso che se ad esempio si ha un giradischi con un braccio supplementare o un giradischi con l’headshell intercambiabile (come il Technics SL 1200), perché no!
Il punto è che se voleste fare i “duri e puri”, allora vi servirebbe tutto un sistema MONO, quindi oltre alla testina anche il pre phono, l’amp e un diffusore unico, tutto il segnale dovrebbe essere MONO dall’inizio alla fine.

Ne vale la pena? A mio parere, no.
Vi diranno che la testina Stereo leggendo un disco MONO può captare dei rumori. A mio parere sono esagerazioni (il solito brutto vizio nell’Hi Fi di instillare inutili fonti di paranoia nelle persone…), se non in casi limite o in incisioni originali molto vecchie.
Personalmente ho una tonnellata di dischi MONO che riproduco regolarmente con testina “moderna” e assicuro che il risultato sonoro è esaltante.

Certo è che deve essere fatto un setup della testina di grande precisione, poiché riproducendo su entrambi i canali (e quindi diffusori) la stessa musica e gli stessi suoni, se questa non è messa bene in dima (e soprattutto regolata bene sull’azimuth!), avremo sicuramente uno squilibrio tra le due fonti sonore (la scena si sposta più da un lato o dall’altro solitamente).
Ma questo non è un reale “problema” perché la testina deve essere sempre montata come Dio comanda!

In più bisogna far pace che certe asserzioni sono frutte di vecchissime realtà, quando le testine erano di poche tipologie e i relativi stili pure. Oggi abbiamo una miriade di modelli diversi e soprattutto tantissimi tagli dello stilo evoluti come lo shibata o il microline che difficilmente daranno un qualsiasi problema di tracciamento, MONO o Stereo che sia il disco.

Chiaramente può fare eccezione qualche esemplare di disco in vinile davvero molto vecchio, ma avete molti dischi degli anni ‘40? Non credo.

Straight, No Chaser di Monk, un ottimo ascolto in MONO
Straight, No Chaser di Monk, un ottimo ascolto in MONO

Insomma, dormite sonni tranquilli con le testine Stereo. E date una chance ai dischi MONO, attenzione sia vecchi ma anche le riedizioni moderne che vengono così realizzate, spesso c’è un motivo preciso se viene offerta ancora nel 2021 una reissue di questo tipo.
Magari dovrete fare l’orecchio a un suono più centrato (ma non per questo “stretto” o con gli strumenti uno sull’altro), ma posso assicurare che alcuni album regalano un ascolto del tutto nuovo e più filologicamente corretto con ciò che aveva in mente l’artista in sede di mix originale.

Per tutto il resto, grazie a Dio che è arrivato lo Stereo e che si è perfezionato, e che oggi giochiamo con le nuove tecnologie immersive. Abbiate fede, da questo punto di vista ho idea che ci aspetti un futuro sicuramente esaltante.