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Audio 8D, la parola ai fonici professionisti

Si parla ancora di audio cosiddetto "8D" ma stavolta la parola passa agli esperti, che lavorano da anni o decenni come fonici nei grandi studi.

La noia dei giorni del Coronavirus è stata infranta dall’arrivo di centinaia di segnalazioni relative all’Audio 8D, innanzitutto da parte di musicisti ma anche di professionisti incuriositi da quanto ascoltano in cuffia. 

Di conseguenza mi sono arrivate sollecitazioni da decine di persone, in tutti i modi possibili e immaginabili, per avere il parere di un addetto ai lavori.

Premetto che da diversi anni con i miei assistenti ci interessiamo di Audio Immersivo come nuova frontiera/sfida per il nostro studio. In quanto considero da sempre la stereofonia una tecnologia primordiale che offre un “fronte stereo” per la riproduzione di un “campo sonoro” e condivido in pieno l’esigenza degli oggetti sonoridi fine anni ’40 del mitico Pierre Schaeffer, culminata con la collaborazione con il compositore Pierre Henry nella “Symphonie pour un homme seul”.

Anche l’Hi-Fi degli anni d’oro cercò di superare questo limite spaziale con la quadrifonia, fallita miseramente sia per la guerra dei formati fra i diversi produttori di decodificatori matriciali (DY/Dynaquad 1969 – Hafler circuit 1969 – EV/Stereo-4 1970 – SQ/Stereo Quadraphonic 1971 – QS Quadraphonic Sound/RM 1971 – DY / Dynaquad 1971 e Matrix H 1977) che per la difficoltà del corretto posizionamento delle 4 casse hi-fi. 

La situazione cambiò parzialmente nel 1982 quando il Dolby Surround entrò nelle case come formato domestico del Dolby Pro Logic,sviluppato da Dolby nel 1976 per sistemi audio cinematografici analogici.
A questo sistema molto limitato (casse anteriori L/R a banda intera, cassa centrale+surround, anche se con 2 diffusori, limitata 100-7000Hz e subwoofer) seguì il Dolby Digital 5.1 con 5 casse a banda intera + LFE (Low Frequency Effects) la cui evoluzione più recente è stata nel cinema 2010 il 7.1 con Toy Story di Disney + Pixar (ovviamente poco praticabile in casa!) e ad aprile 2012 il film Ribelle della Pixar con il Dolby Atmos che, ohibò, fa di nuovo riferimento a oggetti sonori… in quanto a differenza dei sistemi precedenti, non tutti i segnali audio sono assegnati in modo fisso a un diffusore. 

Nel campo professionale per grandi concerti l’unico sviluppo di audio immersivo veramente originale è stato il sistema L-Acoustics L-ISA 

Dopo questo necessario breve excursus sui sistemi di ascolto, passiamo rapidamente alla ripresa professionale: qui la storia è ben diversa, partendo negli anni ’70 con sistemi Ambisonicsolofonia array microfonici per arrivare recentemente a soluzione originali con più di 4 capsule quali Zyliaem32 EigenmikeSpatial Mic OctoMic.

Ma ci fermiamo subito su questi tipi di ripresa raffinate perché l’8D non utilizza tecniche raffinate!

Allora cos’è ‘sto coso? Perché se ne parla così tanto? A chi serve?

Andiamo avanti di un altro piccolo passo con un’analisi dettagliata dei consumi attuali: è decisamente importante il gaming…. dove i pochi € al giorno/settimana pagati da milioni di giocatori portano a cifre inimmaginabili.
Molti di questi giochi prevedono la possibilità di usare dei visori per dare al giocatore l’impressione di immersione nell’ambiente virtuale del gioco. Pertanto anche l’audio deve seguire queste simulazioni per far capire, per esempio, se l’auto/carro armato arriva da destra dietro o da sinistra davanti, ecc. 

Questo tipo di simulazione, come abbiamo sperimentato nel nostro studio, può essere realizzata alla grande con una semplice DAW e un plug-in.

Ecco il punto: evidentemente qualcuno ha avuto l’idea di applicare alla musica plug-in simili a quelli del gaming per scoprire un… mondo “ambientale nuovo” ma ciò che risulta efficace in ambito gaming applicato in ambito musicale risulta di primo acchitto affascinante, ma lascia seri dubbi ai professionisti.

Da buon S. Tommaso non potevo restare nel dubbio quindi mi sono fiondato su YouTube e dopo i primi 9″ di ascolto,  mi sono chiesto “ma che schifo è?“.

Non mi sono fermato al primo brano ma ne ho ascoltati una ventina e in quasi tutti i casi ho sentito l’intero mix muoversi fra gli auricolari della cuffia… girare come una giostra ma senza dire nulla di innovativo nella nobile arte della fonia!
In pratica una semplice automazione di un plug-in in modo più o meno lento sposta in modo sgraziato i suoni; nel caso del brano mixato c’è bisogno anche di una coda di riverbero per non creare un clamoroso buco sonoro.

Questi suoni girano nella testa con velocità diverse secondo l’umore del “genio” del plug-in… beh, provo orrore e mal di mare allo stupro sonico di Bohemian Rhapsody con tali problemi di fase che farebbero contestare qualsiasi mix. 

Ma non mi sono fermato al secondo ascolto e, per capire meglio, ho ascoltato sia la versione 8D che in formato 12D (nel quale “almeno” hanno giocato con più stem) che 24D. Inutile dire che per sentirmi meglio sono tornato di corsa alla versione realizzata da loro nel 1975 per ascoltare la musica non gli effetti speciali.

Unica eccezione che mi viene in mente, come affermato da alcuni ascoltatori, per questi file audio riguarda l’uso per il relax

Chris Pinkston fonico del famoso studio 7A Sound di L.A. è più generoso di me nelle sue conclusioni. “Come fonico questo effetto distrae ed è qualcosa che personalmente non farei mai. Ma colloco questo tipo di cose in una avant-garde category e ci sono persone che apprezzano davvero quel tipo di sperimentazione.

Per un ulteriore autorevole punto di vistaconsiglio vivamente la lettura dell’articolo dell’amico Lorenzo Moz Ortolani; per quanti volessero approfondire la tematica dal punto di vista scientifico più elevato della comunità mondiale dei fonici consiglio di consultare il sito AES.

Dummy head classica per registrazioni binaurali

Un mio personale commento: la definizione “8D” mi puzza tanto di sparata marketing da “sboroni” (definizione romagnola perfetta!) per dire che loro sono oltre il 5.1, 7.1 (ecco il motivo del riferimento ai sistemi di ascolto multicanali).
Naturalmente la visibilità acquisita significa guadagni per i proprietari dei canali YouTube e ci dovremo aspettare ben altri stupri musicali… finché il sentire comune non tornerà a livelli più evoluti.

Per la stesura di questo articolo ringrazio Tiziano Alfieri, che fa parte dello staff di assistenti/collaboratori del mio studio, e in particolare per l’enorme lavoro effettuato l’ex-discente Valerio Atturo (gli allievi che superano i maestri danno sempre grandi soddisfazioni) che ha realizzato 2 versioni del brano “Al mattino” del suo gruppo Il Battello Ebbro, lavorando con 2 plugin diversi: il Sennheiser Ambeo Orbit, che avevamo già apprezzato in un’applicazione a sé stante, e il Rode Soundfield. 

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