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Cabeki – Una macchina celibe

Cabeki è Andrea Faccioli. E Andrea Faccioli è senza ombra di dubbio una figura emblematica, funambolica, intrigante e di spicco all’interno di quella che può essere considerata l’attuale scena indipendente nostrana. Compositore di indubbio spessore, inesauribile polistrumentista, autentico appassionato di macchi

Cabeki è Andrea Faccioli. E Andrea Faccioli è senza ombra di dubbio una figura emblematica, funambolica, intrigante e di spicco all’interno di quella che può essere considerata l’attuale scena indipendente nostrana. Compositore di indubbio spessore, inesauribile polistrumentista, autentico appassionato di macchinari ed effetti analogici, in passato Faccioli ha avuto il piacere di collaborare con gruppi ed artisti di grande estro e valore come Xabier Iriondo, Francesco Mangelli, Ginevra Di Marco, Philip Corner e Julie’s Haircut.

Attualmente strumentista per Stefano “Cisco” Bellotti (ex voce dei Modena City Ramblers), Å, Einfalt, Veronica Marchi e Teatro Stabile Fond, Faccioli (o Cabeki, fate voi) sta portando avanti da circa un biennio un progetto solista alquanto curioso e suggestivo. Nel 2011, con la piena fiducia della Tannen Records, ha infatti visto la luce la sua produzione d’esordio intitolata Il Montaggio Delle Attrazioni. Lo scorso 6 novembre, sempre per la Tannen (al giorno d’oggi, a nostro avviso, la migliore etichetta indipendente italiana), è arrivato sugli scaffali dei negozi e presso i principali digital stores il suo secondo capitolo discografico.



Una Macchina Celibe
, composto da dieci pezzi inediti, è il frutto di un intenso e maniacale lavoro in solitaria che Faccioli ha impostato con estrema accortezza alcuni mesi fa. Oltre venti gli strumenti impiegati dallo stesso autore, che questo disco se l’è scritto, arrangiato, suonato, registrato e missato da solo presso Les Jolies Moules Home Studio, eccezion fatta per il brano Alla Banalità Un Valore, la cui incisione è stata supervisionata da Giancarlo Dalla Chiara. Il tutto, come si legge sul retro copertina, è stato infine “ottimizzato” da Andrea Rovacchi presso il Bunker Studio di Rubiera. Cosa c’è in questo lavoro? Tanta, tantissima sperimentazione: non è un caso che i brani siano fondamentalmente strumentali. Quello che emerge è un continuo tentativo di costruzione di componimenti attraverso un accurato assemblaggio di suoni, arpeggi, progressioni e riff non soltanto di matrice chitarristica, ma alle volte ottenuti attraverso strumenti sicuramente poco consueti nella musica contemporanea continentale, figurarsi in quella italiana.
 

Banjo, lap steel guitar, mandriola, ukelin, autoharp, bontempi e al ghaita: c’è questo e altro nelle singole strutture dei pezzi ideati da Faccioli, assolutamente geniale e astuto nel distribuirli e nel farli convivere senza perdere d’occhio un equilibrio tutto sommato costante. I ritmi sono blandi. Le sfumature appaiono soffuse, rarefatte, alle volte quasi cinematografiche, felliniane. Non si registrano episodi scoppiettanti. Si avverte una sorta di attitudine minimale per il semplice fatto che le tracce mantengono un’impostazione lineare, non eccessivamente roboante: partono in sordina e nel loro sviluppo non esplodono mai (ma questo è abbastanza plausibile). Eppure possiedono un carattere a dir poco visionario ed ammaliante grazie al loro taglio spesso e volentieri acustico, o comunque poco sintetico.
 

C’è eleganza, raffinatezza: è come se Cabeki si ponesse a metà tra l’avanguardismo sonoro e la musica cameristica. Insomma, se ascoltate con un orecchio attento e vigile queste tracce possono essere tranquillamente apprezzate e comprese. Se contemplate a più riprese potranno poi rivelare il loro piglio tutt’altro che evanescente, abulico. Chiaramente Una Macchina Celibe non è proprio un Lp alla portata di tutti. Per assimilarlo a dovere è opportuna una certa preparazione, oltre che pazienza. Tanta pazienza. Sarà certamente stimato e lodato da quella fetta di pubblico propensa per la spigolosità, incline a progetti che non sembrano avere alcun tipo di legame con la classica canzone latina o con componenti per così dire leggere, immediate. Inutile procedere con una descrizione dettagliata di ogni brano. Meglio lasciare quel velo di curiosità che possa portare chi legge ad approfondire questa nuova fatica discografica di Cabeki, di certo da non sottovalutare e da esplorare con cautela.

L’unica cosa che ci sentiamo di aggiungere è che Una Macchina Celibe è un qualcosa di valido, di poco consueto, di non artefatto. Diciamo che è la perfetta istantanea di ciò che un artista poliedrico come Faccioli è in grado di architettare e di calibrare al momento.

Alessandro Basile

Genere:
Alternative, Experimental, Acoustic

Line-up:
Andrea Faccioli – voce, chitarre acustiche, chitarre elettriche, lap steel guitar, banjo, ukelin, bell harp, autoharp, musicano, toy piano, armonium, Siel Opera 6, cumbus, mandriola, Bontempi, stilofono, Fender Rhodes, percussioni, arpa circolare, al ghaita, armonica, xilofono, eko rhythmaker

Progetti simili consigliati: Xabier Iriondo, Shootin’ Stars, Trees Take Life, Ronin

Tracklist:
1. Se Quest’Uomo Diventasse Un Meccanismo
2. Il Necessario Ritorno
3. Verso Il Ronzio Remoto
4. Di Un Ingranaggio Che Si Perde
5. Fra Elettrodi Di Seta Blu
6. Alla Banalità Un Valore
7. Negazioni Che Si Negano
8. La Bellezza Pura E Sterile Della Semplice Ruota
9. La Diapositiva Si Ricorda
10. L’Ultimo Degli Uomini