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Boezio, il grande teorico musicale del Medioevo

Viaggiamo alla scoperta di Severino Boezio e la "filosofia musicale" medievale...

Siamo nel VI secolo d.C., la penisola italiana è ridotta malino a seguito della sconfitta dell’Impero Romano d’Occidente. A governare c’è un certo Teodorico, Re dei Goti; personaggio le cui magnificenti gesta culturali rimangono visibili nella città di Ravenna.
Tra i filosofi illustri orbitanti attorno al sovrano germanico vi è anche Severino Boezio, un nobile romano colto. 

Severino Boezio, filosofo della musica

Per la Storia della Musica si tratta di un personaggio centrale e decisivo poiché riprende e riscrive l’arcaica cultura musicale greca fondendola e adattandola con le nuove pratiche ecclesiastiche.
Nel precedente episodio abbiamo parlato del Canto Gregoriano. Le vicende di quella storia si svolgono all’incirca trecento anni dopo Boezio. Possiamo quindi dire che a livello teorico e filosofico il novello canto in via di sviluppo si basa anche sulle idee di questo nobile romano. 
Ma di che cosa stiamo parlando nello specifico?

Beh, il suo testo più celebre si intitola De Institutione Musica, scritto probabilmente tra l’anno 500 e il 507. In questo trattato, come detto, riprende numerose teorie musicali già note a Greci e Romani. Mi riferisco ai Modi, gli intervalli  e addirittura il tipo di notazione alfabetica di cui abbiamo parlato qualche puntata fa.
Sono però passati molti secoli dai teorici ellenici, quindi molte idee vengono incomprese e rivisitate. 

La tripartizione della musica

Tra le più affascinanti e fortunate teorie propugnate da Boezio (anche se di altrettanta arcana memoria) vi è quella della tripartizione della musica. Secondo Boezio infatti vi erano tre stadi in cui la musica trovava la sua essenza: quella Mundana, quella Umana e quella Strumentale.

L’ordine con cui le ho elencate va letto in senso gerarchico. Per Mundana si intendono i suoni provenienti dal Cielo, la perfetta concatenazione astronomica, l’Armonia delle Sfere e, va da sé, celestiale, religiosa. Un suono quindi perfetto, non udibile a noi mortali. Da qui la musica Umana, maggiormente legata alla nostra fisicità, alla nostra voce, al canto. Un tentativo di imitare la purezza divina. Mentre quella strumentale, in fondo, è la più infima, la più rozza, la più lontana dalla sfera celeste. 

Questa allegoria farà da base per tutta la cultura Medievale e non solo. Anche per questo motivo la voce sarà sempre preferita allo strumento durante le celebrazioni liturgiche. 
Ma per capire con maggior gaudio tutto ciò consiglio di gustare l’ebbrezza del video…

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