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Stiamo finalmente tornando alla chitarra?

Il mercato delle vendite degli strumenti a sei corde schizza alle stelle, mentre le classifiche di vendita degli artisti chitarristici raccontano la loro storia.

Le chitarre si stanno vendendo eccome (ma online)

A suggerirmi il focus di questa riflessione sullo stato attuale della chitarra è stato questo approfondimento pubblicato dal Post nei giorni scorsi; non si tratta di notizie di cui non fossi già a conoscenza, ma ho trovato stimolante questo spaccato sulla popolarità che la sei-corde sta vivendo di questi tempi.

Siccome a volte è importante parlare di cifre, ce n’è una su tutte che mi ha a dir poco impressionato, pur sapendo della tendenza positiva in atto; mi riferisco al fatturato dichiarato per il 2020 da Sweetwater, punto di riferimento a livello mondiale tra gli store online del settore.
La cifra è da reggersi forte: oltre un miliardo di dollari, record assoluto nella storia del rivenditore. Che a quanto pare non è assolutamente un’eccezione, ma che racconta anche la maggiore tendenza della vendita online rispetto a quella negli store fisici.

Covid e app dietro il ritorno alla moda della chitarra?

Ci sono un paio di cause identificabili dietro questa impennata nelle vendite di chitarre in (più o meno) tutto il mondo.
La prima è la più ovvia: gli effetti della pandemia. Il concetto è talmente ribattuto che sta diventando quasi banale: il fenomeno del lockdown ha da un lato obbligato molte più persone a trovare dei passatempo tra le mura domestiche, dall’altro incrementato il tempo a disposizione all’interno della giornata lavorativa media, considerato l’incremento dello smart working.

L’altro aspetto che, secondo il suddetto articolo, sta portando un valido contributo al trending positivo nelle vendite di chitarre (ma anche di ukulele, bassi e persino banjo) è il crescente impatto delle applicazioni di didattica di qualità a disposizione. Un esempio significativo è rappresentato dall’app Fender Play, attiva dal 2017 e che si sta avvicinando alla non certo trascurabile quota di un milione di iscritti.

Largo ai giovani chitarristi!

Tipi di chitarre vendute e disponibilità dei materiali

Va sottolineato che un’importante fetta di questo mercato in crescita è riservata ai cosiddetti strumenti entry level; abbastanza naturale, considerando che le suddette contingenze fanno sì che siano molti gli esordienti che mettono mano al portafogli, e che quindi lo fanno per il classico “strumento con cui iniziare”.
In questo senso le chitarre acustiche vanno sicuramente forte, data la larga disponibilità di modelli economici e la natura dello strumento che non richiede amplificatore e accessori particolari, rispetto alla corrispettiva elettrica, che pure non se la sta passando male viste le tante soluzioni del segmento (a partire dai bundle, sempre apprezzati dai novizi per la loro praticità).

Si potrebbe dire che questo approccio è soltanto parte della soluzione al “problema chitarra” sorto nell’ultimo decennio. D’altro canto, in questa intervista di un paio di anni fa era lo stesso CEO di Fender Andy Mooney ad affermare che “come industria, non abbiamo il problema di attrarre nuovi interessati, ma quello di mantenerli“; e quindi, implicitamente, di farli diventare acquirenti di consistenza via via maggiore.

A margine della questione, c’è da considerare l’aspetto della disponibilità delle componenti. Se quello dei legni utilizzabili stava già diventando un argomento caldo ancor prima della pandemia, questo improvviso balzo di richiesta ha creato situazioni di rallentamento produttivo (comune a diversi altri settori, come quello elettronico), particolarmente ma non esclusivamente riguardante le serie di fascia più elevata.

Dov’è la chitarra nelle classifiche musicali?

Ok, c’è più gente che compra una chitarra: ma quanti la stanno ascoltando? Per farmi un’idea più precisa, ho fatto un giro tra i primi nomi dell’attuale classifica Billboard Hot Rock & Alternative, in cerca di conferme, smentite e soprattutto ispirazioni.
Lo scenario riscontrato, a parte farmi venire un’improvvisa nostalgia delle chart a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000 (ma questo è un mio problema), mi ha raccontato in maniera convincente l’evoluzione che lo strumento e il genere Rock hanno vissuto e stanno tuttora attraversando.

Billie Eilish ci fa sospirare un inatteso ed epico finale nel quale una chitarra lead fa capolino nel possente mix di strumenti. Gli immancabili Maneskin piazzano in alto la loro cover di “Beggin’” col funky ben portato dal chitarrista Thomas Raggi (che magari avrebbe meritato un breve assolo). Olivia Rodrigo non si fa problemi a infilare un riff di una certa cattiveria nella sua “Brutal“. Gli Imagine Dragons non rinunciano al loro stile semi-elettronico ma con un brano che è facilissimo immaginare in una versione acustica chitarra e voce. E così via, tra alti e bassi in termini rappresentativi e qualitativi.

Insomma, nella musica attuale la chitarra c’è e non soltanto quando viene spaccata in diretta. Certo, chi si aspetta di vedere rivaleggiare i giganti della sei-corde in cima alle classifiche generali di vendita probabilmente è un pelo anacronistico, ma questo non significa che il Rock chitarristico si sia estinto. A tenerlo vivo troviamo l’ostinata resistenza di vecchie glorie come i Foo Fighters o la solida presenza di nuove proposte come Mammoth WVH, alias il figlio d’arte di lusso Wolfgang Van Halen.

Forse mai come oggi, ritrovandoci a metà strada tra i fasti chitarristici che furono e la nuova visione dello strumento che la popolarità sta imponendo, è bene tornare alla famosa citazione di Jimi Hendrix: “A volte vorrai rinunciare alla chitarra, odierai la chitarra. Ma se continuerai a tenerci, allora sarai ricompensato“.

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