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Legno che va, legno che viene: il futuro della chitarra

Tra cambiamento climatico, deforestazione e parassiti alcuni legni legati alla storia della chitarra sono sempre più scarsi. Quali sono le alternative?

Ci sono materiali che evocano immediatamente uno strumento. Basta pensare al palissandro, mogano, acero, abete, frassino, ontano.
Diversi di questi legni, però, sono diventati oggi molto più difficili se non quasi impossibili da usare, almeno per la produzione su larga scala.

Casse in swamp ash in vendita su web
Casse in swamp ash in vendita sul web

Già un anno fa abbiamo pubblicato un articolo in cui si riportava la notizia che la Fender – con grande scorno degli appassionati – non avrebbe più usato swamp ash (o frassino di palude) se non per pochissimi strumenti selezionati, a causa della difficoltà a reperirne quantità sufficienti.

Le cause erano due. Il progressivo allungarsi del periodo di inondazione delle rive del Mississippi lasciava troppo tempo in acqua gli alberi e ne rendeva contemporaneamente più difficile il taglio, mentre l’entrata in scena dell’ennesimo parassita importato dall’Asia, l’Agrilus Planipennis o minatore smeraldino del frassino, ne minava alla base la sopravvivenza.

Albero di frassino attaccato dalle larve dell’emerald ash borer
Albero di frassino attaccato dalle larve dell’emerald ash borer

Per un’azienda che produce molte migliaia di chitarre all’anno l’unica possibilità era rinunciare all’uso del frassino e così è successo, seguendo un percorso già intrapreso da Music Man e destinato ad essere condiviso da molti altri in futuro.
Ma la cosa è veramente così grave?

La scelta del materiale non è sempre scontata

Partiamo dall’inizio. Perché la scelta dell’uno o dell’altro legno per costruire una cassa di risonanza o un manico? La selezione è avvenuta nel corso dei secoli anche e soprattutto in base alla disponibilità locale, ma secondo esigenze specifiche collegate alle leggi della fisica acustica.

È vangelo da secoli fra i liutai l’uso dell’abete per le tavole armoniche di archi e strumenti a plettro. Questo legno viene ricercato per stabilità e resistenza alla torsione, e – se tagliato opportunamente – le sue fibre parallele garantiscono un progressivo alleggerimento al diminuire progressivo della quantità d’acqua con conseguente aumento della capacità vibratoria.
Non per niente una buona acustica suonata per decenni viene ricercata per la qualità della voce.

Tavole di abete testate da un maestro liutaio (Foto Rivolta)
Tavole di abete testate da un maestro liutaio (Foto Rivolta)

La scatola di risonanza, invece, e cioè l’insieme di fondo e fasce, necessita di un legno più rigido in grado di riflettere verso l’esterno il suono senza assorbire troppo le vibrazioni.
Da qui la scelta di palissandro, mogano, acero, etc. con conseguenti variazioni nella colorazione timbrica e nella consistenza del suono.

Per quanto riguarda la chitarra elettrica solid-body, con un’influenza molto minore del tipo di legno sul timbro e sul suono in generale se non per la massa rispetto al sustain, il discorso si fa ancora più sottile, considerando che all’origine pionieri come Leo Fender hanno scelto i loro materiali quasi esclusivamente grazie alla notevole disponibilità.

Potrà anche sembrare offensivo per gli orgogliosi proprietari di una preziosissima Stratocaster degli anni ‘50 ma il materiale del body non era particolarmente pregiato, né diverso da quello usato per la falegnameria comune e altre più umili attività.
In questo caso l’aspetto estetico del legno è un fattore di secondo piano (per l’ontano, ad esempio) e le differenze si giocano a livello di compattezza, peso. 

Acustica Bourgeois con cassa in palissandro brasiliano in vendita per 19.000 dollari
Acustica Bourgeois con cassa in palissandro brasiliano in vendita per 19.000 dollari

D’altro canto, il celebrato palissandro brasiliano, sfruttato fin troppo estensivamente fino alla fine degli anni ‘60 anche per le tastiere di Fender e Gibson, è stato fin troppo mitizzato pensando soprattutto alla cassa di pregiate acustiche vintage come le Martin costruite negli anni ‘30-’40. Una D-45 di quel periodo  per molti rappresenta il top del settore e oggi raggiunge prezzi impossibili.

Dal 1969 in poi la Dalbergia Nigra (nome scientifico di questo legno) non viene più usata per le chitarre della casa di Nazareth, che lo sostituisce con il palissandro indiano, creando così di fatto la leggenda del legno brasiliano, che dal 1992 entra poi ufficialmente nell’elenco delle specie protette.

Una protezione internazionale per i legni a rischio

La convenzione di Washington sul Commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, cosiddetta CITES, è entrata in vigore nel 1975 stabilendo le prime regole, per poi essere aggiornata nei decenni seguenti e anche integrata da normative locali come quelle dell’Unione Europea e della stessa Italia.

cites

Il risultato è che negli ultimi anni è diventato essenziale controllare l’elenco di specie protette dal CITES prima di far uscire o entrare dai confini nazionali legno grezzo o anche prodotti finiti, al rischio di pesanti sanzioni.
Fortunatamente, per il settore degli strumenti musicali le norme sono state in parte mitigate, ma rimangono comunque più complessi certi scambi commerciali, soprattutto con paesi al di là dell’Atlantico.

Negli elenchi del CITES si trova di tutto, dalla pantera al delfino, da ginseng e cactus a materiali che ci toccano di più come chitarristi, e cioè ebano, palissandro, mogano, frassino.
Quello che è cambiato sostanzialmente è la possibilità di acquistare tronchi interi di questi legni, come accadeva più facilmente in passato.

Assortimento di legni per liuteria nei magazzini Rivolta a Desio (Foto Rivolta)
Assortimento di legni per liuteria nei magazzini Rivolta a Desio (Foto Rivolta)

Chi vende legno in Italia

Coincide praticamente con l’entrata in vigore del CITES e delle prime limitazioni la specializzazione progressiva verso la liuteria di un’azienda lombarda, attiva da più di un secolo nel commercio di legnami per carpenteria.

In casa RIVOLTA oggi sono due fratelli a gestire l’azienda di famiglia, arrivata alla quarta generazione e concentrata sugli strumenti musicali a partire dagli anni ‘70 seguendo le vicende di uno dei primi legni protetti, il palissandro indiano.
Marta Rivolta ci spiega che il padre era un esperto di questo legno nel momento in cui l’India decise di metterlo sotto tutela…

Fu il blocco alla vendita di tronchi da tagliare in Italia che portò alla scelta alternativa di importare dei semilavorati fra cui i set per costruire chitarre, e da qui inizia il nostro rapporto con la liuteria.

Tastiere in palissandro indiano (Foto Rivolta)
Tastiere in palissandro indiano (Foto Rivolta)

Quali sono dunque le alternative al palissandro oggi?

Ad esempio il Santos, altro legno sempre sudamericano, che in molti utilizzano in sostituzione del palissandro indiano o indonesiano anche perché sono frequenti le richieste di spessori maggiori rispetto a quanto permesso di esportare dall’India. Il Santos non è sotto i vincoli della CITES.

L’acero europeo – con le sue caratteristiche fiammature – viene utilizzato per fasce e fondo di archi e chitarre, ma per i top di chitarre elettriche e certi manici Rivolta compra acero americano. Oggi è difficilissimo da trovare il bird’s eye maple o acero occhiolinato, se non in quantità limitatissima o come pretagliato dagli USA.

Tavole di acero fiammato (Foto Rivolta)
Tavole di acero fiammato (Foto Rivolta)

A proposito di swamp ash, il problema sollevato dalla sua scarsità odierna a quanto pare è relativo al peso. Immagino che il frassino europeo, che voi trattate regolarmente, sia più pesante…

Sì, in generale, ma poi dipende… da tronco a tronco, da partita a partita, a volte ci sono capitati un frassino europeo leggerissimo o uno swamp ash più pesante. Le caratteristiche generali di un legno possono variare molto e certamente si possono trovare varie alternative. La scelta di questo materiale all’epoca è stata fatta perché economico, molto leggero e facilmente reperibile.

L’ebano che variazioni ha vissuto sul mercato?

In disponibilità e anche in prezzo. In Madagascar sono state distrutte in maniera veramente brutale le foreste di ebano, tanto da bloccarne completamente l’esportazione. Quello che acquistiamo noi arriva dal Camerun e dal Gabon, è sempre più difficile trovarlo di dimensioni utili ed è sempre più caro. 

Immagino che l’aumento del prezzo dipenda anche dal doversi addentrare di più nella foresta per trovare alberi della giusta dimensione. Non ci vorrà molto perché anche questo legno venga protetto dal CITES.

Dai tronchi di abete tagliati di quarto alle tavole spessorate per le chitarre (Foto Rivolta)
Dai tronchi di abete tagliati di quarto alle tavole spessorate per le chitarre (Foto Rivolta)

L’abete italiano, un tesoro per la musica

Se gli americani e i cultori più drastici della cultura musicale statunitense scommettono sempre e comunque sulla qualità dell’abete locale, Sitka o Adirondack, è ben noto come l’abete delle alpi italiane, in particolare della Val di Fiemme, sia da secoli la prima scelta per le tavole armoniche di strumenti ad arco e a plettro.

Lo stesso Stradivari andava a scegliere in quella zona quello più adatto ai suoi fenomenali violini e ancora oggi è ricercato per la possibilità di ricavarne tavole dalle fibre strette e omogenee.
Nel 2018 una tempesta di forza e dimensioni straordinarie con venti fino a 200 Km orari ha abbattuto milioni di alberi, colpendo duramente tutta l’area.

Migliaia di abeti abbattuti in Val di Fiemme
Migliaia di abeti abbattuti in Val di Fiemme

Che conseguenze ha avuto sul commercio dell’abete il disastro ambientale della Val di Fiemme?

Da un lato ha creato una disponibilità enorme di materiale, che però poi deve anche diventare disponibile per la lavorazione. Noi all’epoca ne abbiamo comprato tanto, ne abbiamo preso quanto era possibile ma le nostre risorse per la trasformazione sono limitate e un tronco deve essere trasformato in tempi molto brevi, per non rovinarsi. Non può rimanere intero per uno o due anni.

Quell’anno ce n’è stata una grande disponibilità, ma il vento ha distrutto foreste in maniera indiscriminata mentre normalmente vengono tagliate quando sono mature e questo ha danneggiato l’equilibrio… nei prossimi anni potrebbe esserci meno disponibilità di abete, perché magari ne taglieranno di meno. 

Tuttora hanno il problema di smaltire la grande quantità di legno accumulato a fondo valle, la cui qualità ovviamente non ha nulla a che vedere con quello utilizzato per le tavole armoniche.
Mettiamoci anche la pandemia ed è plausibile che nei prossimi anni la disponibilità sarà perlomeno ridotta…

Qualche nome nuovo di legno utilizzato per la liuteria nella vostra esperienza recente?

Beh, da parte di tutti c’è un po’ l’idea di utilizzare il legno locale, che in Italia ad esempio vuol dire salice o pioppo. Mi ricordo che vent’anni fa abbiamo iniziato a vendere quest’ultimo legno per la costruzione di strumenti ad arco, il pioppo marezzato con il suo disegno molto vistoso. Da poco è diventato molto richiesto anche nell’uso della liuteria elettrica per la sua bellezza.

Foreste di ebano in Camerun
Foreste di ebano in Camerun

Legni alternativi o rimboschimento sostenibile?

Disastri naturali o causati dalla scarsa attenzione dell’uomo per l’equilibrio ormai delicato dell’ambiente ecologico terrestre ne arriveranno ancora e sono difficili da prevedere, ma anche le aggressioni da parte di nuove specie di parassiti (tipicamente in arrivo dall’ormai “vicino” Oriente) sono all’ordine del giorno persino nella nostra Italia.

Basta pensare agli enormi danni causati dalla Xylella (batterio che attacca l’ulivo), dal micidiale punteruolo rosso della palma o dalla cocciniglia tartaruga del pino (di origine caraibica).
La soluzione sono dunque i materiali alternativi che i grandi produttori sfruttano già da tempo? Come sempre non è così semplice. 

Studiando più attentamente il problema è evidente che sfruttare intensivamente una specie di alberi al posto di un’altra, in tempi neanche troppo lunghi mette in pericolo anche la seconda specie, rischiando problemi ancora peggiori in futuro. 
E per quanto riguarda il cosiddetto terzo mondo, i paesi dove cresce gran parte degli alberi tropicali, c’è anche la mano spietata di governanti che spesso preferiscono l’eliminazione indiscriminata dei boschi a vantaggio di coltivazioni più redditizie.

In alcuni casi la scelta più giusta, eticamente ed ecologicamente, è quella di favorire il rimboschimento controllato dei legni pregiati tradizionali, puntando a recuperarne in parte la disponibilità in collaborazione con le comunità locali, come sta facendo da una decina d’anni Taylor Guitars in Camerun.

D’altro canto, considerati i lunghi tempi di crescita degli alberi prima che raggiungano dimensioni sufficienti è evidente che l’uso parallelo di legni alternativi rimane comunque importante, selezionandoli però con la massima attenzione se l’obiettivo rimane – speriamo – quello di lavorare per un futuro sostenibile.

Una splendida Collings 001 con cassa interamente in Koa
Una splendida Collings 001 con cassa interamente in Koa

Nuove opzioni

La liuteria europea tradizionale rimane legata alla tradizione della chitarra classica e flamenca, ma anche qui iniziano a circolare altri tipi di legno come salice, pioppo marezzato, eucalipto.
Per il top delle acustiche steel string, in generale, dopo il cedro si è tornati ad utilizzare lo stesso mogano come già avveniva un secolo fa, ma anche il koa delle Hawaii, se non addirittura la sequoia.

Sono ormai varie le opzioni per le casse acustiche, a partire dal noce per arrivare all’Okumè, moganoide del Gabon usatissimo oggi sia nella produzione orientale che occidentale. Il caso vuole che sia lo stesso materiale usato per la costruzione delle barche, il cosiddetto mogano marino, gettonatissimo ormai anche per le solidbody.

Altro succedaneo del mogano, molto usato per le chitarra asiatiche di linea più economica è il Nato, mentre il Pau ferro messicano trova frequente utilizzo per la cassa di acustiche e classiche e anche per le tastiere di gran parte delle Fender elettriche odierne, dove ha sostituito il palissandro.

Cassa solidbody in Okumè, fasce e fondo in Pau ferro
Cassa solidbody in Okumè, fasce e fondo in Pau ferro

Una considerazione importante

Prima di tutto è fondamentale rimarcare che la parola “alternativo” non significa “peggiore” e che ci sono materiali in grado di svolgere il loro compito anche meglio del palissandro brasiliano o del frassino del Missisissippi.
E molti di questi possono tranquillamente rivaleggiare con i primi anche a livello estetico.

Attenzione a non essere troppo prevenuti, dunque. Ci sono signore acustiche con fasce e fondo in legno laminato, materiale in grado di offrire il complemento necessario alle vibrazioni delle corde e del top in legno massello in una cassa costruita ad arte.
E signore elettriche dal nome altisonante con cassa in materiale impronunciabile.

Considerata la mentalità malata di noi chitarristi (ahimé) c’è da aspettarsi che nei prossimi anni il prezzo di una Telecaster o un basso Precision in swamp ash finisca comunque per aumentare, ma la possibilità di salvare capra e cavoli, il suono magico della chitarra e la salute del nostro pianeta, esiste e può far bene anche al portafoglio.
Mettiamocela tutta.