HomeStrumentiChitarra - SpecialQuella “strana” chitarra chiamata Fenton Weill Twister
fenton weill

Quella “strana” chitarra chiamata Fenton Weill Twister

Shares121
Terza tappa dei nostri viaggi nel mondo delle chitarre vintage, oggi diamo un'occhiata a una chitarra dal dna italiano e con qualcosa da... frullatore!

Verso la fine degli anni Cinquanta le classifiche di tutto il mondo cominciano a essere scalate da brani strumentali per chitarra elettrica, dello stesso periodo sono i primi successi di Duane Eddy e nel 1959 si formarono i Ventures, gruppo con due chitarre elettriche, basso e batteria.
Con l’esplodere della moda dei gruppi strumentali come gli Shadows, gli Spotnicks, i Jokers, la domanda di strumenti elettrici solid-body si fece ineludibile.
Naturalmente il mercato inglese fece da apripista: vennero certamente importate pochissime chitarre americane, la Jazzmaster tra tutte, e vennero costruiti i primi esemplari fatti nel Regno Unito.

Nel 1958 Jim Burns era l’unico produttore britannico abbastanza coraggioso da esplorare questa strada relativamente impopolare e uno dei suoi primi sforzi attirò l’attenzione di Alan Wootton, capo della società di amplificazione Super Sound. I due entrarono in società ma l’impresa ebbe una vita brevissima.

Vedi anche:

L’unico concorrente all’epoca era Henry Weill che iniziò a produrre chitarre e amplificatori con il marchio Fenton-Weill. Con l’uscita di Burns dalla Super Sound i due unirono gli sforzi e produssero alcuni strumenti marchiati Burns Weill. Anche questa partnership durò poco e Burns abbandonò subito la società mettendosi in proprio con più successo.

Henry Weill continuò a produrre chitarre con il marchio Fenton-Weill fino al 1965, con una gamma ben assortita e un design certamente particolare. Verso la fine del 1961 l’importatore inglese Dallas interruppe il rapporto con la italiana Eko da cui si riforniva di solidbody Ekomaster e iniziò a distribuire le chitarre inglesi di Weill. 

hohner
Fenton Weill

La mia Fenton Weill del ’62

Qualche anno fa ricevetti una email dall’Australia che mi diceva che forse poteva interessarmi l’acquisto di uno strano modello della Fenton Weill, la Twister del 1962.
La chitarra sembrava assemblata da qualcuno in vena di scherzi: la mascherina completa di elettronica era uguale a quella montata dalla Eko. 

Ad oggi si conta un solo esemplare conosciuto e sarebbe rimasto etichettato come scherzo se non fosse spuntato fuori, grazie a un collezionista, il suo depliant pubblicitario. 

Fenton Weill

I pickup erano costruiti dalla CRB Elettronica (Costruzioni Radioelettriche Borsini) che nacque nel 1948 come ditta artigiana di Duilio Borsini con sede a Senigallia in via Arsilli.

Duilio Borsini propietario della CRB
Duilio Borsini propietario della CRB

Borsini 1952 iniziò la produzione di piccoli amplificatori per chitarra portatili a batteria che ebbero un grande successo nel settore degli ambulanti. Nel 1955 con l’ aprirsi del nuovo mercato dei televisori la CRB Elettronica si trasferì al centro di Ancona, in via Marchetti.
Nel 1958 la CRB Elettronica si spostò da Ancona centro alla periferia, nella zona industriale Baraccola in un nuovo stabilimento molto più grande e iniziò a produrre pick-up su richiesta della Eko.

crb elettronica

La Twister, a parte l’elettronica, è un classico modello Fenton Weill ispirato dalla Stratocaster fatta eccezione per il manico incollato e il tasto zero, onnipresente nella produzione europea dell’epoca.

Alla mascherina fatta in Italia veniva aggiunto in Gran Bretagna un ulteriore appoggia dita bianco appena sotto i pickup e le manopole dei potenziometri in uso sul resto della gamma, molto simili alle “tazze di te” montate sulle Höfner. 

Fenton Weill

Il suono dei pickup italiani non è molto apprezzato dai chitarristi moderni per il suono un poco hi-fi decisamente sbilanciato sulle frequenze medio-alte e il tutto veniva peggiorato dall’uso di filtri di taglio inseriti sul selettore a pulsanti bianchi.
A proposito, venivano chiamati in modo dispregiativo vegematic buttons: i bottoni del frullatore. 

Fenton Weill

Le cose vanno decisamente meglio se si ha l’accortezza di bypassare i componenti del filtro e se si montano corde lisce di grande calibro come si usava all’epoca.
Il vibrato, con tutti i suoi limiti di escursione e tenuta dell’accordatura, fa il suo lavoro nel genere a cui era riservata la chitarra. 

Fenton Weill
fetishguitars.com

Nonostante la credenza comune, l’industria italiana di quegli anni era all’avanguardia e oggi sappiamo che tutti i vibrati delle Fenton Weill furono fatti dalla Gama di Ancona, fondata nel 1956, attiva nel settore della carpenteria metallica e che fornì l’hardware alla quasi totalità dei produttori marchigiani.

Fenton Weill

Abbiamo visto anche un esemplare unico di Eko 720 dotata del vibrato destinato alla Fenton-Weill e che ha tutta l’aria di un campione da sottoporre agli inglesi.

Fenton Weill

Della Twister/Eko, il collezionista olandese Arjen Matthys Ehlers osserva acutamente: “Purtroppo è un Fenton Weill ma sembra una delle Eko più belle senza il loro nome”.

Nella foto qui sotto la Fenton Weill del 62 a confronto con una Eko Condor del 65. 

Fenton Weill eko condor

Il vintage italiano ti appassiona? Visita il mio sito web FetishGuitars.com