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Pedaliera stereo, l’analogico incontra il digitale!

Chi è abituato ad usare pedali analogici di alta qualità, non ama inserire pedali digitali in pedaliera. Difatti, quando il segnale della chitarra viene elaborato da circuiti digitali, una perdita di presenza ed un indebolimento di reattività ed attacco, risultano inevitabili.
D’altra parte, gli effetti digitali sono molto più pratici, versatili e flessibili rispetto ai loro corrispettivi analogici. E poi, ammettiamolo: i pedali digitali possono essere anche molto divertenti!

Ma gli amanti dell’analogico non sono condannati a rinunciare a questo divertimento: alcuni pedali di recente produzione, offrono la soluzione per usare effetti digitali, anche economici, preservando tutta la qualità di un gran timbro analogico.

Nel filmato che propongo, allestiamo insieme una pedaliera partendo da una particolare idea: creare un’efficace interazione tra pedali digitali e analogici (ricordo che sono disponibili i sottotitoli in italiano da attivare sulla barra del player).  

Il nostro obiettivo è trovare finalmente un punto di incontro in cui anche il purista del valvolare possa trovare un po’ di pace e riconciliazione con l’innovazione e la sperimentazione digitale, senza dover rinunciare all’eccellente qualità di un timbro 100% analog. 
Innanzitutto, perché anche un irriducibile “oltranzista dell’analogico” dovrebbe ricorrere ad effetti digitali? Vediamo un paio di esempi…

Perché utilizzare (anche) il digitale

Un Roland Space Echo originale analogico è una macchina da sogno: dona al suono una consistenza ricca e pastosa e crea effetti di eco cremosi, morbidi e affascinanti. Non esiste emulazione digitale che possa reggere il confronto. 

Roland Space Echo

E se dovessimo trasportare i nostri strumenti in aereo per andare a suonare un po’ più lontano? O se ci attendesse un viaggio in un furgone super-carico per partire in tour? O se fossimo chiamati ad esibirci ad un festival con cambi palco frenetici? 
Chi si fiderebbe ad inviare preziosi strumenti vintage con il bagaglio da stiva in aeroporto?
Chi sarebbe disposto a vederli sballottolati dal personale tecnico su un palco affollato? Chi correrebbe il rischio che vengano danneggiati o rubati in viaggio?

A meno di essere davvero dei big e poter contare su un entourage professionale ed affidabile, scommetto che chiunque di noi preferirebbe di gran lunga lasciare un delicato e costoso eco a nastro al sicuro a casa o in sala prove.
Un pedale digitale economico e di ridotte dimensioni, è la soluzione.

Altro esempio: una loop station può essere fondamentale per aggiungere alla performance clip audio preregistrate, una ritmica di supporto, basi strumentali e, ovviamente, loop di chitarra. 
Purtroppo però la loop station converte interamente il segnale analogico della chitarra in digitale determinando un drastico deterioramento del timbro originale. Inoltre il mix tra segnale di ingresso “dry” e loop è sempre critico e spesso il sound ne risulta impastato e intorbidito.

Ecco perché, quando nel 2006 iniziai a sperimentare un set da one man band, creai un modo personale di utilizzare la loop station: collegarla su una linea separata dedicata al digitale, mantenendo un percorso parallelo completamente analogico.

Uniamo lo “Yin” e lo Yang”, analogico + digitale

Dunque adottiamo lo stesso criterio per la pedaliera che stiamo allestendo insieme: per preservare presenza e risposta dinamica del nostro segnale, creiamo una linea parallela sussidiaria dedicata ai nostri effetti digitali. 

In sintesi, all’inizio della nostra catena del segnale andremo a mettere i pedali analogici che costituiscono il cuore del suono; a seguire troviamo l’elemento cardine della nostra pedaliera, uno switcher A/B/Y di alta qualità che distribuisce il segnale analogico a due uscite indipendenti.

Un’uscita dello switcher va direttamente all’amplificatore, per una risposta dinamica ottimale senza interferenze di altri effetti, mentre l’altra uscita porta il segnale ad una linea secondaria che, attraverso i nostri effetti digitali, arriva ad un altro canale dell’amplificatore o, ancora meglio, ad un secondo amplificatore.  

In questo caso manteniamo un approccio minimale e sobrio e scegliamo solo pochi pedali essenziali ma ovviamente è possibile applicare lo stesso criterio a pedaliere ben più complete ed elaborate.
Sveliamo tutti gli elementi in gioco!

Sveliamo la pedaliera!

La struttura della pedaliera stessa è realizzata da una giovane azienda italiana: PedalRoom, in Toscana.
Una coppia di amici ha deciso di unire la propria esperienza nella lavorazione dei metalli con la passione per le chitarre. Le loro pedaliere sono prodotti di alta qualità realizzati in robustissimo acciaio verniciato o in alluminio, preferibile quando leggerezza e trasportabilità sono requisiti essenziali.

Utilizziamo il modello C40 della serie Compact, che può ospitare di norma fino a 8 pedali ed ha una speciale finitura “relic” “Rusty Gold”.

pedalroom c40

PedalRoom Italy produce anche staffe per il fissaggio dei pedali e il tappo “Fungo“: un’estensione che si applica agli switch dei pedali, per un confortevole uso su pedaliere affollate. 
Quindi su questa pedaliera ora andrò a montare 6 pedali nuovi di zecca, vado a presentarli!

Innanzitutto nella catena del segnale abbiamo uno dei migliori pedali che abbia provato negli ultimi tempi: l’Origin Effects “Revival-Trem”, disponibile in Italia tramite il distributore Guitar Sauce di Lecco.
Qualcuno ha scritto in un forum che questo è il pedale più sottovalutato in circolazione; in effetti, bisogna riconoscere che, data la sua eccezionale qualità e la costruzione robusta, potrebbe essere più conosciuto. 

Quando si parla di un grande suono, ciò che viene in mente a molti chitarristi è una buona vecchia chitarra collegata direttamente ad un Fender Deluxe tweed vintage a manetta o ad un Deluxe “brown” 6G3 dei primi anni ’60.

Origin effects revival trem

L’azienda britannica Origin Effects ha studiato un pedale per replicare la magia di quegli amplificatori. Difatti il Revival-Trem è stato recentemente ribattezzato Deluxe 61.
Come il vecchio nome suggeriva, il pedale replica anche l’eccellente tremolo a modulazione di bias del 6G3 ​​Deluxe.

Ha anche un ottimo stadio di buffering, quindi fondamentalmente è come avere tre ottimi pedali in uno: overdrive, tremolo e buffer, il che è l’ideale per la nostra pedaliera “minimal”.

A seguire nella catena analogica abbiamo un pedale boost o “Tone Enhancer“: qui abbiamo l’ottimo Source Audio Zio. Il nome Zio non è in Italiano: nella mente dei creatori è un acronimo che deriva da impedenza (Z) Input-Output, con riferimento alla sua azione di buffering di alta qualità.
Questo pedale completamente analogico ha 4 circuiti boost alternativi, combinati con 3 preset di equalizzazione, quindi permette una certa versatilità timbrica.

Dello Zio mi piace anche l’uscita separata per l’accordatore. Infatti credo fermamente che l’accordatore, per quanto possa essere di buona qualità, debba restare fuori dalla catena del segnale.
La nostra linea analogica termina nell’elemento centrale della nostra pedaliera. 

La dinamica azienda svedese Surfy Industries, ha presentato al NAMM dell’estate 2022 lo “Stereomaker“, un commutatore analogico A/B/Y che può essere utilizzato con chitarra o altri strumenti come ad esempio tastiere. 

Surfy Industries Stereo Maker

Questo switch può essere alimentato a 18V e vanta funzionalità avanzate quali correzione di fase e un pad per ridurre il livello di segnali di linea.
Inoltre, il “pezzo forte” dello “Stereomaker” è il controllo “Width”, che in modalità Stereo introduce un piccolo ritardo tra i due segnali in uscita; ne risulta un suono più corposo con un interessante effetto di riflessi ambientali. È un tipico trucchetto usato in studio da molti producer.
Lo Stereomaker offre alla nostra pedaliera anche la flessibilità di un pratico controllo Master Volume.
L’uscita destra dello Stereomaker, come detto, va diretta nell’amplificatore mentre l’uscita sinistra ci porta alla nostra linea di effetti digitali.

Per riproporre gli effetti di uno Space Echo in formato pedale pratico ed economico, Nux ha introdotto alcuni mesi fa, il Tape Echo NDD-7. Questa piccola unità digitale offre un’interessante reinterpretazione del tape echo Roland originale e vanta l’aggiunta di funzioni moderne come tap tempo, funzionalità loop di base, porta USB, ingressi jack per pedale di espressione e Midi e altro ancora.

Lo NDD-7 è studiato per emulare persino i capricci delle unità a nastro analogiche; da un menu interno è possibile modificare la quantità di Saturazione, Wow e Flutter per ricreare le distorsioni e gli effetti organici di fluttuazione dell’intonazione dati da nastri e meccaniche usurate.
È anche possibile attivare una funzione di feedback per emulare l’effetto di auto-oscillazione infinita.

NUX NDD-7

Gli Space Echo originali hanno all’interno una tank di riverbero a molla per ricreare effetti ambientali combinati di riverbero e delay; il Nux dunque ha anche un’emulazione di riverbero a molla.
Nel percorso di segnale della nostra pedaliera il riverbero è collocato esattamente come se avessimo usato un autentico Roland Space Echo.

Il Nux Tape Echo NDD-7 fa parte della “Verdugo Series”, che include anche il JTC Drum & Loop Pro NDL-5, un pedale economico con 40 pattern di batteria preregistrati in vari tempi e stili musicali e 256 loop memorizzabili.

JTC Drum & Loop Pro NDL-5

Questo pedale ha controlli indipendenti per loop e pattern di batteria. Lo switch “Rhythm” a destra controlla i pattern di batteria e aggiunge un fill al termine della battuta quando viene premuto durante la performance.

Il JTC Drum & Loop Pro NDL-5 ha 2 uscite stereo: l’uscita Right può essere utilizzata per inviare il segnale direttamente ad un mixer ed è dotata di uno speaker cabinet emulator per rendere il suono meno aspro.

Tra il Tape Echo e il Drum & Loop Pro, abbiamo inserito un altra chicca di Surfy Industries, il “Blossom Point“. Originariamente chiamato “Brownfacer”, questo pedale emula il calore timbrico di un ampli valvolare Fender vintage dei primi anni ’60, spinto a manetta. 
Infatti Dick Dale era solito chiamare “Blossom Point”, il punto magico in cui il suo Showman blond suonava con armoniche ricche e sustain, prima di arrivare alla distorsione. Dopo il Nux Tape Echo, riscalda e satura le ripetizioni dell’eco e il riverbero, facendosi strada attraverso il mix.

Quindi, l’uscita Right dello Stereomaker, collegata direttamente all’amplificatore, garantisce un gran suono analogico puro e l’uscita Left dello Stereomaker permette di beneficiare della flessibilità degli effetti digitali.

Surfy Industries Blossom Point

Se si dovessero riscontrare spiacevoli effetti di cancellazione dovuti alla controfase, basta estrarre a metà uno dei connettori di uscita dello Stereomaker per invertire la fase di 180° e riallineare i 2 segnali.
Avere due linee distinte, una con segnale asciutto e l’altra con effetti ambientali, è un’ottima soluzione anche per l’uso in studio: in questo modo si ha maggiore margine di manovra nel mix.

Nella registrazione del video ho aggiunto un riverbero a molla analogico Surfy Industries “Surfybear Classic” davanti all’amplificatore del canale destro per ottenere un suono stereo più dolce. 

Si potrebbe pensare che portare in concerto 2 amplificatori sia un po’ estremo o inverosimile, ma io l’ho fatto per molti anni senza roadies, quindi si può fare. Naturalmente si può adottare lo stesso criterio con un unico amplificatore con più ingressi come, ad esempio, molti modelli classici Fender, Marshall o Vox.

In conclusione: abbiamo assemblato una pedaliera dal costo relativamente contenuto, semplice, compatta e versatile che combina pura qualità analogica e flessibilità digitale.
Può essere sfoggiata su qualsiasi palco, può sfidare qualunque situazione di tour o usata in uno studio di registrazione e, cosa più importante, nessuno avrà mai nulla da ridire sul nostro suono!

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