Quando si parla di liuteria ci si trova spesso di fronte a chitarre e bassi la cui fattura, forme, scelte su elettronica e hardware, sono ispirate ai grandi fasti del passato, a determinati predecessori la cui immagine è oramai considerata tradizionale, “standard”, anche a prescindere dai brand che li hanno creati.
E su questo, in effetti, non c’è nulla di male, se determinati strumenti hanno consolidato nel tempo il loro successo nei cuori dei musicisti vuol dire che se lo sono meritato per motivi specifici e pratici, mentre altri sono scomparsi nell’oblìo.
In questo caso, però, incontriamo un liutaio, Giulio Negrini, che con le sue creature marchiate GNG (Giulio Negrini Guitars) va in una direzione completamente personale, dalla prima all’ultima curva (o retta) dei propri disegni/progetti.
Si tratta di una liuteria italo/svizzera – visto che Giulio è italiano ma costruisce i suoi strumenti da oramai 6 anni in Svizzera (il motto è infatti swissmade by Italian master) – che oramai si è fatta conoscere in vari Paesi del mondo, specializzata in particolare negli strumenti dedicati ai generi più heavy, ma non solo, perché, come vedremo nell’intervista che segue, alcuni modelli non hanno solo l’originalità delle forme, ma possono essere considerati quasi come dei veri e propri strumenti musicali a sé stanti.
Salve Giulio e benvenuto sulle pagine di Musicoff. La prima domanda è ovviamente di rito: da dove nasce al tua passione per la liuteria e quando ti sei reso conto che c’erano le condizioni per farne un vero e proprio lavoro?
Grazie a voi per avermi accolto, vi seguo da tanti anni ed ammiro la vostra passione e dedizione.
Sono cresciuto in una numerosa famiglia di musicisti classici, e la regola per la prole era: uno strumento musicale ed uno sport all’anno, potete decidere di cambiare solo alla fine della stagione accademica. Con questa scusa ho suonato pianoforte e tromba, per poi trovare una chitarra classica nell’armadio di mio padre, e si è aperto un mondo.
Dopo qualche anno di studi classici un mio compagno di scuola mi presta una cassetta dei Metallica, e da lì alla chitarra elettrica il passo è stato molto breve. La mia prima chitarra elettrica era una simil-strat di origini ignote, di pessima qualità, che mi ha forzato a metterci le mani costantemente per poterci suonare, l’ho praticamente distrutta a furia di smontarla, colorarla e farci lo scallop (per imitare Malmsteen)!
Ne consegue che, preso dalla mia ingenuità ed ardente desiderio di suonare e studiare, ho deciso di farmene una, senza alcuna nozione di base se non un forte entusiasmo. Correva l’anno 2002, avevo 17 anni e YouTube non esisteva ancora (fondato nel 2005, ed i primi video non erano certo su come costruire una chitarra). I
l primo strumento che ho realizzato è stato un disastro, ma il processo mi è piaciuto tantissimo, così ho provato farne un altro… poi un altro e il quarto l’ho venduto. È diventata un’ossessione e la necessità di trovarmi un lavoro rapidamente – sono diventato papà proprio a 17 anni – ha alimentato la spinta di dover far funzionare questa cosa, dopo il Liceo ho concluso la mia formazione presso la scuola di Maestri Liutai ed Archettai di Gubbio (classici, scuole per la costruzione di chitarre elettriche non esistevano) ed avviato nel mentre la mia attività indipendente nel giugno 2006 nell’allora comune di Fabriano (AN).
Ho spinto molto sulle riparazioni per i primi 8-9 anni di attività, sempre nel dubbio che fosse la scelta giusta perché la quantità di lavoro era tanta ma bastava appena a coprire le necessità di una giovane famiglia.
Alla fine ho voluto rischiarla, il mio desiderio più grande era costruire strumenti, non ripararli, così ho interrotto le riparazioni e mi sono buttato completamente sulle costruzioni, migliorando tutti quegli aspetti limitanti delle chitarre tradizionali, cercando il sacro-graal del suono, suonabilità ed armonia estetica.
Le condizioni per farne un vero lavoro non ci sono mai state [ride], credo che sia più una missione da compiere perché si ha qualcosa da dire ed esprimere che una fonte di guadagno sicura.
Sul tuo sito riassumi le tue realizzazioni con questa espressione “best tone, playability and outrageous look”. Cosa c’è alla base di tutto questo, qual è la linfa vitale che scorre dentro tutti i tuoi strumenti al di là delle loro forme e specifiche differenti?
Alla base c’è l’insoddisfazione che provavo da chitarrista suonando strumenti commerciali. Anche se di fascia alta, c’era sempre qualcosa da migliorare: il suono non era mai adeguato alla mia ricerca timbrica, il peso sbilanciato, la suonabilità impedita scelte costruttive poco confortevoli, con problemi d’intonazione, tenuta d’accordatura, estetiche noiose o colori vecchi.
Vedevo un vuoto enorme da colmare ed onestamente, l’ho fatto per me in primis per avere lo strumento perfetto per il mio modo di suonare e per il tipo di appeal estetico moderno e fresco.
È stata una bella sorpresa vedere che tanti altri chitarristi poi avevano bisogno delle stesse migliorie che stavo sviluppando, tra l’altro sono stato tra i primi a portare il fanned fretting in Italia nel 2008, ed il true temperament poco dopo.
Parlando proprio di forme, certo le tue creazioni non sono ispirate a nulla di classico ma hanno tutte delle linee molto originali. Tra l’altro nei nomi dei vari modelli abbiamo notato una certa ispirazione al Signore degli Anelli di Tolkien…
All’epoca studiavo chitarra rock & heavy metal alla Lizard e suonando per ore mi accorgevo di come la chitarra tendesse a scivolare dalla gamba.
La Morgoth nasce proprio come strumento comodo da suonare seduti, con quel suo corno inferiore che si incastra perfettamente sulla gamba, mi ricordo di averla disegnata su un tovagliolo durante una festa di paese all’età di 16 anni, quando ero in pieno periodo nerd Tolkeniano, il nome deriva infatti dall’antagonista principale del Silmarillion.
L’altro modello principale della mia linea si chiama Brea, nome di un piccolo villaggio nel Signore degli Anelli dove è possibile trovare diverse razze contemporaneamente (elfi, nani, hobbit, uomini etc). L’ho disegnata basandomi sulle principali caratteristiche positive delle chitarre che mi piacevano di più all’epoca (PRS, Ibanez, Musicman, etc) mettendole insieme proprio come un incrocio tra diverse razze di creature fantasy.
Poi c’è l’headless Fëanor in versione sia basso che chitarra, uno strumento comodo, leggero e maneggevole con design moderno, in parte inspirato dalla Shen ma con un abito da sera più elegante e meno aggressivo.
Quello che hanno in comune tutti i miei modelli è che sono molto comodi da suonare per via della ricerca svolta negli anni (manico con profilo ellittico, bilanciamento del peso, tasti in acciaio, radius conico etc), con un timbro ricco di carattere e versatile, cercando di appianare il più possibile la distanza tra suono grosso, definizione, pulizia, attacco, dinamica e limpidezza.
Inoltre sono possibili moltissime possibilità di configurazione e personalizzazione, sia timbrica, che funzionale ed estetica.
Parliamo ora della Shen, uno strumento musicale di non facile categorizzazione…
La Shen nasce come full custom side-project, dove le richieste del particolare cliente andavano persino oltre a quanto avessi prima immaginato: 10 corde (un A cantino e tre da basso, B, G#, C#), multiscale, suonabile in tre diverse posizioni posturali, fretless area, parzialmente scallop, direct output, killswitch etc etc.
È completamente disegnata in sezione aurea ed è stato un lavoro di progettazione durato 2 anni, completata nel 2013. Da allora ne ho fatte diverse edizioni, migliorando alcuni dettagli (zona fretless rialzata per essere al livello dei tasti, ad esempio) ed introducendo anche una versione ad 8 corde costruita da un unico blocco d’acero fiammato dei balcani, originariamente destinato per il fondo di un violoncello, con uno stand ad aggancio magnetico ricavato dallo “scarto” della stessa tavola di cui è realizzato lo strumento, scolpito poi seguendo le linee di disegno della sezione aurea che formano la Shen.
Legni e pickup, due componenti complementari nel suono finale. Quali sono le tue scelte in questo ambito e come ti poni nel loro abbinamento?
Mi permetto di completare la tua affermazione, i legni ed i pickup sono una parte del suono finale: quello che ho notato ha la maggior influenza sul timbro è il progetto in primis, in particolare scalatura, tipologia di attacco del manico, ponte utilizzato, porzione di manico fuori dal corpo, hardware e, prima di tutto, qualità di lavorazione.
I legni permettono di effettuare un fine-tuning dopo aver definito gli elementi elencati, in particolare ho sempre avuto la curiosità di provare essenze alternative per ricercare il suono che avevo in mente, il che mi ha permesso di rompere alcune barriere ed offrire qualcosa di coerente con le richieste delle mia nicchia di clienti (ossessivo-compulsivi del suono, estetica e suonabilità nel mondo hard rock, fusion, shred, metal ed extended range).
Ovviamente la ricetta si completa con i miei pickup custom, realizzati di volta in volta per ogni singola chitarra in base alle sue caratteristiche ed al timbro/stile che ricerca il chitarrista committente. È incredibile come sia possibile uno standard elevato e garantito quando ogni singolo componente è di massima qualità e coerente con un progetto ben definito sin dall’inizio.
Sono possibili customizzazioni su richiesta degli utenti sui tuoi strumenti?
Certo, è la parte più divertente! In particolare sono sempre stato affascinato dagli intarsi, e dopo aver partecipato ad un corso di formazione con il maestro del settore William “Grit” Laskin, si è aperto un nuovo mondo.
Sto sviluppando sempre di più questa caratteristica che con il suono, ossessione originale, ha ben poco a che fare, e che mi permette di raggiungere livelli di personalizzazione estremi, dove la chitarra diventa anche supporto per il messaggio individuale, come fossero dipinti d’epoca o tatuaggi moderni.
Siamo abituati da diversi anni a vedere lo stand GNG alle fiere di settore. Come vedi finalmente il ritorno di queste dopo due anni di pandemia e quale pensi sia il valore aggiunto di questi eventi?
Benissimo! C’è tanta voglia di avere interazioni sociali, di provare con mano, conoscere di persona e condividere l’entusiasmo che ci accomuna in questo mondo di “giocattoli per adulti”.
C’è ancora qualche restrizione per i viaggi internazionali ma è bello ricominciare a viaggiare con la macchina carica di chitarre e vedere le espressioni di sorpresa e piacere quando provano i miei strumenti.
Cosa significa per te essere un liutaio al giorno d’oggi e invece, dal punto di vista di un musicista, cosa spinge ad acquistare uno strumento di liuteria?
Ci sono diverse sfumature per il termine liutaio, per me è una realtà che richiede il 110% di se stessi, un investimento totale ed una grande dedizione, restando aggiornati sui cambiamenti di mercato e le nuove tendenze.
Se guardo ai miei clienti per rispondere alla tua domanda posso dire che, alcuni sono insoddisfatti da quello che offre il mercato e cercano di colmare un vuoto in maniera molto precisa, altri vogliono viziarsi con qualcosa di bello e performante, altri ancora sono incerti ma attratti visceralmente dopo aver provato un mio strumento od averlo visto online.
Se dovessi mettermi dall’altra parte, lo sceglierei perché è qualcosa che fa esattamente per me, in tutti gli aspetti, e posso finalmente sentirmi libero di concentrarmi sulla musica, sapendo di avere sotto le mani uno strumento affidabile e compagno del mio percorso di crescita musicale.
L’ultima domanda è quella che facciamo a tutti i professionisti in questo settore: cos’è per te il “buon suono” e quando ti accorgi che tutto va nella direzione giusta?
Escludendo tutti i parametri soggettivi, c’è una cosa che succede quando il suono di uno strumento è in linea con il musicista: non si riesce a smettere di suonarlo e si passa la giornata con il desiderio di tornare a metterci le mani sopra, o anche la soddisfazione di guardare qualcosa di bello e ben fatto: un senso di soddisfazione plurisensoriale che va oltre lo spettro armonico.
Per maggiori informazioni visita ora il sito ufficiale di GNG.
Complimenti! Finalmente qualcuno che osa andare oltre il consolidato…
(MI piace molto anche lo stand della GNG Shen)