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L’evoluzione del segnale della chitarra elettrica #1

La chitarra elettrica è forse oggigiorno uno degli strumenti più suonati e diffusi al mondo, sia per la semplicità dell'approccio di base, sia per le soluzioni sempre più economiche che hanno preso piede negli ultimi anni e che l'hanno resa disponibile alla portata di tutti; quanti però conoscono davvero il percor

La chitarra elettrica è forse oggigiorno uno degli strumenti più suonati e diffusi al mondo, sia per la semplicità dell’approccio di base, sia per le soluzioni sempre più economiche che hanno preso piede negli ultimi anni e che l’hanno resa disponibile alla portata di tutti; quanti però conoscono davvero il percorso fisico compiuto dal segnale elettrico del nostro amato strumento? Molto spesso mi sono trovato a parlare con grandi appassionati (sia nella vita che nei forum) che non sapevano effettivamente come funzionasse una chitarra ed il suo sistema di amplificazione. Forse a molti sembrerà superfluo, in realtà non interessarsi all’argomento è un grande sbaglio poiché non si può pensare di suonare senza conoscere per grandi linee gli strumenti messi a nostra disposizione.Quest’articolo, interamente dedicato ai meno esperti, si propone di gettare le basi per comprendere l’evoluzione del segnale in viaggio tra la chitarra e la cassa e di fornire un’infarinatura generale in vista di un acquisto prossimo. Mi scuso in anticipo con i colleghi elettronici per la scarsità di dettagli tecnici, conscio del fatto che ben capiranno i miei intenti! Sarà diviso in varie puntate, in questa prima verranno illustrati i funzionamenti di chitarra ed amplificatore, nella seconda saranno spiegati i vari collegamenti ed accoppiamenti possibili. Buona lettura! Dove tutto nasce: sei corde ed un magnete Iniziamo dalle cose semplici, il funzionamento della chitarra elettrica! La domanda che ho sentito più spesso, da profani e non, è la seguente: “Ma perché la chitarra classica ha le corde di nylon e l’elettrica ha le corde di metallo?“. Oltre a motivazioni storiche e pratiche, la risposta sta nel fatto che lo strumento classico nasce amplificato naturalmente; così come gli altri strumenti acustici esso ha un volume ed una “voce” propri, grazie alla cassa di risonanza. L’elettrica, invece, ne è sprovvista (o almeno per ciò che riguarda i modelli “solid bodytipo la Fender Stratocaster o la Gibson Les Paul, etc… per le “hollow body tipo Gibson 335 comunque il principio è lo stesso) e sfrutta un fenomeno particolarmente interessante (Legge di Faraday) secondo cui la vibrazione della corda di metallo perturba un campo magnetico creando un segnale elettrico.Troppo complicato? Rendiamo tutto più semplice!Guardate la vostra chitarra: avrete sicuramente notato che ci sono degli oggetti di forma rettangolare, più o meno arrotondati agli angoli, che spiccano dal corpo di legno. Questi sono i “microfoni” della nostra chitarra e sono detti pickup(s). Ne esistono di vario genere, singoli o doppi, dritti o obliqui, coperti o scoperti, e funzionano tutti allo stesso modo. Questi, semplificando, sono formati da un magnete centrale avvolto in numerose spire di filo metallico., vi sono poi dei prolungamenti di forma cilindrica, detti poli, che hanno il compito di “avvicinare” il magnete alle corde.
Quando suoniamo e facciamo vibrare le corde (rigorosamente in metallo), esse “disturbano” il campo magnetico naturale del pickup, creando un segnale elettrico nelle spire. Questo segnale è ovviamente abbastanza variabile, potremmo però quantificarlo indicativamente nell’ordine delle centinaia di mV (millivolt), cioè molto debole.
Ciò significa che, prima di poter rockeggiare con la nostra amata (chitarra), abbiamo bisogno di un oggetto che ne potenzi il segnale. Dove il segnale si evolve: l’amplificatore Eccoci arrivati al punto focale del nostro discorso!
L’amplificatore è il luogo in cui il debole segnale in uscita dalla chitarra elettrica si modifica e si potenzia per poi essere mandato alla cassa: è formato principalmente da due parti che svolgono due funzioni diverse ed assolutamente complementari: il preamplificatore ed il finale di potenza. Il preamplificatore è la nostra “fabbrica del suono”. Quando colleghiamo il jack della chitarra all’input dell’ampli non stiamo che accedendo al nostro preamplificatore: un particolare circuito elettronico che elabora il segnale dandogli il tipico timbro della chitarra elettrica. Qui abbiamo la possibilità di plasmare il segnale secondo i nostri gusti agendo sui diversi parametri disponibili, che possono essere i più vari e possono cambiare a seconda della marca e del modello del nostro ampli. Ce ne sono però di comuni, andiamoli ad analizzare: Gain – Questa manopola controlla la quantità di “guadagno” del nostro segnale. Ma cosa significa? In buona sostanza il gain agisce sull’ampiezza e sulla potenza del segnale in arrivo dalla chitarra elettrica. Ruotando la manopola, noteremo che il nostro suono cambia: all’aumentare del gain, aumenta la distorsione del nostro suono. Ciò significa che per bassi valori di gain avremo un suono più o meno pulito e cristallino, per alti valori di gain il suono tenderà a distorcersi sempre più, variando da un suono leggermente sporco fino ad arrivare ad un vero e proprio crunch. Equalizzatore (EQ) – Questa sezione è generalmente composta da tre manopole: Bass (bassi), Middle (medie), Treble (alte) ed è il secondo pilastro su cui si fonda il nostro suono. Come funziona? Nella maggioranza dei casi sugli amplificatori sono montati degli equalizzatori passivi, cioè semplicemente dei filtri sottrativi per ogni range di frequenze. Significa che girando le manopoline dell’EQ tutte al massimo (normalmente a 10) mi troverò in una posizione neutra, con il suono completo di tutte le frequenze espresse direttamente dalla chitarra, questo diventa il punto di partenza per decidere quali vogliamo sottrarre al nostro suono.
Quindi le diciture “aggiungere alti” o “aumentare i medi” sono per metà errate, poiché non si sta aggiungendo un bel niente ma si stanno tagliando le frequenze, siano esse basse, medie o alte.Caso a parte lo fanno gli equalizzatori attivi, presenti sugli ampli per lo più in forma di eq “grafici”. Non mi soffermerò sul loro funzionamento, basti sapere che sono questi ultimi che materialmente hanno il potere di “aggiungere” le frequenze su cui si decide di agire. Vi sono poi altri controlli come Depth, Presence, Contour, Bright e molti altri. In generale sono tutti agenti sempre sull’equalizzazione dell’ampli, spesso in maniera attiva. Per esempio il Contour agisce sulle frequenze medie, il Bright agisce sulle alte. Il segnale in uscita dal preamp ha, quindi, aumentato il suo voltaggio, che è passato dai mV (millivolt) ai volt (V). A questo punto, potenziato e plasmato con le caratteristiche che più ci aggradano, è pronto per andare nella sezione di amplificazione vera e propria, che incontreremo nella prossima puntata!Alberto “zell” Pagano
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