Salve a tutti! E’ per me un vero piacere per me iniziare questa collaborazione con MusicOff e mettere a vostra disposizione la mia esperienza professionale in una serie di articoli che toccheranno argomenti molto vari. Il mio nome è Giacomo Castellano, alcuni di voi mi conoscono per i metodi per chitarra da me pubblicati, altri per il mio lavoro come turnista, altri ancora per il mio ultimo CD Cutting BridgesSalve a tutti! E’ per me un vero piacere per me iniziare questa collaborazione con MusicOff e mettere a vostra disposizione la mia esperienza professionale in una serie di articoli che toccheranno argomenti molto vari.
Il mio nome è Giacomo Castellano, alcuni di voi mi conoscono per i metodi per chitarra da me pubblicati, altri per il mio lavoro come turnista, altri ancora per il mio ultimo CD Cutting Bridges.
Coloro che invece non mi conoscono per niente sono invitati a visitare il mio sito ufficiale: www.giacomocastellano.it, dove troverete tutte le informazioni relative a 15 anni di attività professionale svolta sul territorio nazionale e non solo.
Ma passiamo all’argomento di oggi: Il Suono.
Tanti chitarristi spesso si chiedono quale ampli comprare, come ottenere il suono dei propri idoli, come avere quella “pacca” che ha un Vai, un Satriani etc… (lista interminabile!).
Ciò che segue sono le mie personali considerazioni sull’argomento. Considerazioni sempre in evoluzione, frutto (per adesso) di 15 anni d’esperienza professionale.
Sono convinto che il suono di un chitarrista dipenda dalla seguente catena:
CAPOCCIA-mani-strumento-effetti-ampli-microfonatura.
I vari anelli si sviluppano in parallelo e non in serie, come può apparire dalla catena stessa! Ovvero la testa influenza le mani che a loro volta influenzano la testa, entrambe le cose sono influenzate dalla chitarra e dall’amplificazione…Cervello Il nostro suono, il suono che vogliamo, è frutto diretto degli ascolti che facciamo, i riferimenti sono i dischi che compriamo, i concerti che vediamo, i musicisti che conosciamo ed una certa dose d’immaginazione e fantasia. Piano piano gli anni passano ed ognuno di noi matura un suono nella testa. Concentratevi, visualizzatevi sul palco o in studio ed immaginate il vostro suono, usate la fantasia! Per alcuni questo processo è istintivo e facile, per altri meno. Mani: il LAVORO PIU’ DURO! E’ inutile affermare che trasporre questo suono dal cervello alle mani, quindi agli strumenti, è il lavoro di una vita! Qui i chitarristi si dividono in due categorie: quelli che cercano di arrivare ad un suono già esistente (il suono magari dei loro idoli), e quelli che cercano di avere un loro suono, frutto del mix tra ascolti fatti, esperienze musicali maturate e fantasia. C’è una terza categoria: coloro che impongono un suono! Coloro che inventano uno stile! Sono, come ben sapete, pochi… alcuni dei quali molto famosi! Non credo che quest’ articolo sia per loro! 🙂
Per trasferire il suono dalla testa alle mani è necessario avere la GIUSTA padronanza della tecnica strumentale, della teoria musicale e dell’armonia.
Cosa intendo per GIUSTA? Semplice: dipende da cosa volete suonare. Le esigenze cambiano secondo lo stile scelto: per suonare canzoni di Battisti sulla spiaggia non serve diplomarsi al MIT di Los Angeles! Se si ambisce , invece, a diventare un musicista versatile, magari anche un po’ arrangiatore e tecnicamente preparato, è ovvio che l’educazione musicale necessaria sarà ben diversa!
La domanda da farsi a questo punto è: Che cosa vogliamo realmente fare con la chitarra?
Sembra stupida? Provate a porvela e scrivete la risposta.
Una volta appurato il nostro goal, procediamo. Farò riferimento a me stesso, onde evitare generalizzazioni sbaglate. Un po’ di storia A 14 anni ho deciso che avrei voluto imparare a suonare la chitarra almeno come il chitarrista dei Matia Bazar (quello era il mio goal dell’epoca!). Così cominciai semplicemente a suonare ad orecchio con un dito!
Ascoltavo, grazie ai miei fratelli e sorelle, molta musica “importante” in casa (Led Zeppelin, Deep Purple, Beatles, Zappa, West Coast, Hendrix, etc.), ma mi sembrava impossibile arrivare a quei livelli quindi i Matia Bazar erano ok per il momento!
Poco tempo dopo uno mi disse: “Ma sei scemo! Ma che fai! Suona questo!” mi mise Eruption di Van halen e tutto cambiò! Un altro goal apparve: suonare almeno le ritmiche e qualche frazione di solo di Eddie!
Rimanevo affascinato da quel suono così nuovo per l’epoca. Passai ore ed ore ad ascoltare ascoltare ascoltare… no tablature, no video, nulla; non c’era la didattica di oggi, c’era solo la rivista Chitarre, che era oro colato e qualche metodo. Ascoltare ed immaginare, fu molto importante x me.
Non imparai mai eruption, però improvvisamente tutto il resto sembrò più facile (apparentemente): Brian May, Jimmy page, Blackmore… Man mano che sviluppavo la mia conoscenza la meta cambiava.
Ho proceduto inconsapevolmente per mete progressive. Devo ammettere che la reale svolta per me è avvenuta abbinando allo studio ad orecchio, tirando giù i soli ed i brani dai dischi, lo studio più formale della teoria musicale che ha dato un nome a tutto quello che avevo imparato e mi ha permesso di imparare veramente tantissimo.
Fu un buon investimento perché quando si dice: “Impara l’arte e mettila da parte” è proprio vero! A 19 anni il mio goal diventò vivere di musica. Studiando in una scuola seria ebbi la possibilità di imparare insieme agli altri: La musica è spesso un arte di gruppo. Ebbi la possibilità di confrontarmi ed imparare dai musicisti più bravi di me.
Ebbi successivamente l’occasione di lavorare! Iniziai insegnando, aprii partita iva e per lo stato diventai un libero professionista nella categoria Musicisti – Lavoratori dello spettacolo.
Fino a quel momento avevo suonato con una pessima charvel rossa, un marshall che poi si ruppe, un pedalino overdrive. Questo era tutto ciò che potevo permettermi mentre ero nella fase pre-servizio militare (fino a 19-20 anni).
Con Claudio Simonetti e con i Time Escape usai per un po’ uno zoom 9002 (orribile a ripensarci, ma aveva il delay!).
Non sapete come siete fortunati oggi, ci sono pedaliere meravigliose a pochi euro! Ampli che generalmente funzionano bene, pedalini di tutti i tipi… il Pod!
Arriviamo ad un punto, fosse solo oper giustificare tutta ‘sta pappardella autobiografica:
Per me (e parlo solo per me) gli anelli cervello-mani sono quelli che più determinano il mio suono attuale!
Appurato quindi che lo studio e la pratica generano in parte il suono, nel prossimo appuntamento parleremo degli altri anelli della catena: Lo strumento, gli effetti, l’amplificatore.
Ciao a tutti ed a presto!
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