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Il mostro di clipping Pt.2

Nel finale del primo articolo abbiamo affrontato le controindicazioni della metodologia d’uso degli amplificatori da chitarra “alla vecchia maniera”, cioé tirando il finale al massimo volume. Come abbiamo detto ci sono però altre soluzioni che col tempo sono venute alla luce per controbilanciare i suoni puliti

Nel finale del primo articolo abbiamo affrontato le controindicazioni della metodologia d’uso degli amplificatori da chitarra “alla vecchia maniera”, cioé tirando il finale al massimo volume. Come abbiamo detto ci sono però altre soluzioni che col tempo sono venute alla luce per controbilanciare i suoni puliti e distorti in maniera più facilemente sfruttabile.Qualcuno, infatti, già decenni or sono, pose riparo al problema introducendo uno stadio di clipping precedente a quello del finale. I progettisti inserirono uno stadio preamplificatore aggiuntivo, pensato appositamente per lavorare nella zona di non linearità della valvola.
Con questa soluzione divenne possibile inviare al finale un segnale già distorto per poi farlo amplificare dallo stadio finale nella misura voluta.Questa soluzione è quella che conosciamo tutti come “master volume”: sul pannello comandi dell’amplificatore ci sono due controlli: uno di gain che agisce sulla valvola preamplificatrice che crea la distorsione e uno di Master che regola il volume del finale, pensate ad esempio a una testata Marshall JMP 2204.
Per dirla proprio tutta, anche in un amplificatore con master volume si progetta il finale in modo che posa distorcere lo stesso al massimo volume; sommando distorsione a distorsione, si ottiene un volume altissimo, ma un suono ricchissimo di armoniche che non stanca mai, chi ha una vecchia testa 2204 sa di che cosa sto parlando, sempre che abbia avuto la fortuna di poterla usare così…A questo punto della storia, tanto per completezza del racconto, qualche altro progettista pensò di rendere lo stadio di distorsione escludibile con un semplice sistema di switching, così da avere un unico preamplificatore in grado di passare da suono pulito a suono distorto con la pressione di uno switch, senza toccare il volume del master.
Avanti di questo passo, si è arrivati ad amplificatori complessi con due, tre o quattro preamplificatori distinti, ciascuno con caratteristiche diverse che offrono infinite soluzioni timbriche distorte e non.Torniamo a noiTutto questo è successo nel corso degli anni, con la lenta e continua evoluzione che ci ha condotto dagli anni 50 fino a oggi.
Intanto, per molto tempo, gli amplificatori per chitarra sono stati realizzati in modo semplice, senza troppi fronzoli, con un unico canale e con pochi controlli da gestire. Ma anche durante questo periodo, qualcuno inventò il sistema di ottenere un suono distorto senza far necessariamente cadere a terra tutta la prima fila del teatro.
Uno dei primi pedali messi in commercio fu il Fuzz Face, un pedale che certo tutti conoscerete. In sostanza, la distorsione veniva generata dentro questa simpatica scatola a forma di faccia, per poi essere amplificata da un amplificatore al volume desiderato (se poi l’amplificatore era un Marshall al massimo del volume e alla chitarra c’era un certo Jimi Hendrix cadeva comunque l’intero teatro…).La distorsione “costruita” fuori dell’amplificatore può essere generata in varie maniere. Senza necessariamente sfruttare il clipping dinamico della valvola, l’effeto di “tosatura” di cui parlavo all’inizio può essere ottenuto con molti altri sistemi, ciascuno con delle caratteristiche sonore ben distinte. Proprio per la diversità di questi sistemi, la distorsione può avere delle caratteristiche timbrico-armoniche molto diverse.Il circuito di clipping di un pedale determina la sua voce, il modo in cui risponderà dinamicamente, le armoniche che sarà in grado di generare. È per questo che, nella varietà delle soluzioni tecniche, ogni costruttore riesce a caratterizzare il proprio prodotto in modo da ottenere un timbro originale.Più che descrivere le diverse configurazioni circuitali, cosa poco comprensibile ai più, preferirei soffermarmi sull’aspetto dinamico della faccenda, fatto che genera una grande differenza rispetto ad un amplificatore.Il “ginocchio” del clippingNello stadio finale di un amplificatore a valvole, ci sono solitamente oltre 400V di “spazio dinamico” dove far scorrere liberamente il nostro segnale, prima di portarlo al clipping.
In uno stadio preamplificatore a valvole, le tensioni in gioco sono sempre di alcune centinaia di volt, altro grande spazio dinamico dove il segnale della chitarra può essere riprodotto in modo fedele oppure può essere distorto a nostro piacimento. In queste due soluzioni, il passaggio dalla zona lineare alla zona non lineare, detto appunto “ginocchio”, avviene in modo dolce e graduale, la distorsione prodotta con questa soluzione è dolce e ricca di armoniche.In un pedale, nella quasi totalità dei casi, il segnale si aggira intorno a poche centinaia di millivolt.
Il clipping è generato amplificando il segnale alcune decine di volte per poi “costringerlo” all’interno di un dispositivo livellatore, appunto il circuito di clipping, che, livellandolo dinamicamente, produce la distorsione. Il passaggio da zona lineare a zona non lineare del clipping avviene in modo netto, con un “ginocchio” poco arrotondato; la distorsione prodotta in questo modo risulta meno armonica e dolce rispetto a quella di una valvola.
Normalmente, dopo il circuito di distorsione, il segnale è grande sull’ordine del volt.Mini e macro differenzeFondamentalmente, mentre su un amplificatore a valvole il segnale è trattato a livello macroscopico per poi essere riprodotto al volume che vogliamo, in un dispositivo a pedale, la distorsione viene generata a livello microscopico per poi essere amplificata quanto si vuole con un amplificatore.
Mi preme di ricordare che non stiamo qui tanto per determinare quale sia il sistema migliore, quanto per capirne i diversi comportamenti a confronto, senza dubbio validi entrambi anche se in modo diverso.
Nel prossimo articolo ne capiremo il perché.Costantino Amici – Costalab