Oggi Vincenzo ci presenta il suo nuovo lavoro Outer Space, pubblicato da Red Cat Music e disponibile, oltre che in formato fisico, anche su tutte le piattaforme digitali.
Ma sentiamo direttamente il buon Vincenzo cosa ci dice sul suo nuovo disco…
Ciao Vincenzo parlaci di questo nuovo disco “Outer Space”, come nasce? A cosa ti sei ispirato per la sua composizione?
Il disco nasce dalla collaborazione fraterna e artistica con il bassista cantante Giulio Giancristofaro. Con lui durante la pandemia e il lockdown ci spedivamo i progetti cubase ed a distanza costruivamo i brani partendo da un titolo, un riff o una melodia.
Abbiamo fatto delle preproduzioni abbastanza buone per sentire come suonavano i brani, le velocità e i suoni da usare. L’estate dopo siamo andati in studio e in due giorni abbiamo registrato tutto live.
Ah che bello quindi finalmente un disco suonato alla “vecchia” maniera?
Esatto, precisamente, si, abbiamo fatto delle take e scelto le migliori. Senza click e senza un editing eccessivo.
Le voci e alcune chitarre soliste sovraincise sono state fatte dopo ma principalmente era un disco in stile anni ’70 come produzione, credo sia lo spirito e il modo migliore che rappresenti il mio modo di sentire la musica.
Vincenzo in quest’epoca in cui spopolano amplificatori virtuali, simulazioni, IR e chi più ne ha più ne metta, nel tuo disco hai usato strumenti virtuali o amplificatori veri? Parlaci in generale della tua strumentazione.
Non ho usato nessun amplificatore virtuale, solo suoni “veri”. Ho usato come ampli il Tabacco Twin 59 (spesso accoppiato a un pedale Ts808 Ibanez o un mini big muff ) e il Jcm800 Dual Channel per i suoni più distorti.
Come chitarre ho usato una strato ‘74, una Tele reissue ’52 e una Les Paul Gibson Traditional.
Dove hai registrato e mixato il disco?
Ho registrato tutto allo Zoo Symphony Studio di Marco Polizzi a Roma e lo ha mixato Dave Bechtel a Nashville, che ha dato un’impronta fortemente statunitense al disco. Come sa chi mi conosce bene sono molto amante dei suoni americani e poter far eil mix a Nashville mi ha permesso di aggiungere quell ‘feel’ che volevo.
Ho visto che curi molto anche la stesura dei testi, che ci puoi dire al riguardo, chi li ha scritti?
I testi sono stati scritti tutti da Giulio, trattano di temi che condividiamo anche per la profonda amicizia e legame umano che ci unisce.
Che differenze trovi con il primo disco Misleading Lights of Town?
Beh, ti posso dire che le differenze sono moltissime. Il primo disco era molto eterogeneo mentre quest’ultimo più centrato su una sonorità Hard Rock, Grunge degli anni ’90. E poi Misleading Lights of Town aveva moltissimi musicisti mentre questo album è totalmente suonato in power trio.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Guarda ho già scritto 6 brani di un potenziale disco strumentale e poi vorrei continuare con Giulio a scrivere dei pezzi ma questa volta vorrei tornare al Blues.
Quanto è difficile fare musica originale in italia?
Praticamente è un bagno di sangue economico e di energie, ma alla fine chi ci crede davvero ed ha talento la spunta sempre, vedi ad esempio Maneskin.
Grazie Vincenzo ci vediamo presto on stage, in bocca al lupo per la tua musica.
Ciao grazie a te!
VINCENZO GRIECO OFFICIAL WEBSITE
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