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Un chitarrista Jazz che sa pensare in grande

Guardare musicalmente al di là dei confini del proprio strumento di riferimento, per larghi che possano essere, non è affatto un esercizio di scontata facilità.

Una pratica che però sembra riuscire piuttosto bene, quantomeno a giudicare dal pregevole lavoro di esordio, a Mariano Biagio Mauro. Chitarrista di ottimo livello, certamente: ma anche compositore e arrangiatore a pieno titolo, in particolare grazie al disco che ascoltiamo in questa sede.

Ruoli in realtà già certificati dalla consistente esperienza personale maturata in precedenza, sbocciata sulla scorta di un precocissimo ascolto della leggenda Django Reinhardt, quella figura che darà il “la” a un percorso artistico e didattico sviluppato con cura nell’immensa orbita del Jazz.


Si intitola Departure l’esordio discografico di Mariano nel ruolo di bandleader, oltre che di chitarrista e compositore, per l’occasione alla guida di un tentet, formazione musicale di dieci elementi.
Pubblicato lo scorso anno, il disco si presenta in un abbondante formato EP composto da sei tracce interamente strumentali, per la durata complessiva di 37 minuti.

Un lavoro che segue con cognizione di causa il tracciato delle più importanti sfaccettature della tradizione jazzistica, dividendosi in maniera convincente tra l’elettrico e l’acustico (non posso fare a meno di notare con gradimento l’importante presenza della sezione ritmica sia a livello arrangiativo che nel mix) e abbandonandosi a momenti dal carattere più sperimentale con la giusta misura, come accade per esempio nella traccia conclusiva.

Come chitarrista, Mariano si distingue per un fraseggio colto e ispirato, ponendo lo strumento in un ruolo centrale con opportuna discrezione ma non facendosi mancare dei momenti di “sfogo” assolutamente apprezzabili per gusto e abilità.

Si rivela dunque assolutamente convincente questo primo passo discografico, la cui forza sta a mio avviso nel sapersi esprimere con solidità in un territorio che è già stato estremamente sfruttato.
Ma Departure non è un disco che sa di “già sentito”, grazie anche alla vivacità dell’arrangiamento e dell’orchestrazione oltre che alla qualità del lavoro svolto sia in fase creativa che nella produzione tecnica del contenuto.

Un plauso alla validità di questo giovane artista, dal quale è più che lecito aspettarsi un percorso caratterizzato da altre produzioni di questa portata.