HomeStrumentiBasso - Test & DemoLe corde Markbass sotto le nostre dita

Le corde Markbass sotto le nostre dita

C'era grande curiosità in merito alla novità rappresentata dalle corde per basso elettrico firmate Markbass: finalmente siamo riusciti a provarle di persona.

Quando nel 2019 Markbass ha ufficializzato l’avvio della produzione di corde per basso elettrico e contrabbasso, la prima reazione è stata di stupore: perchè un marchio che da quasi vent’anni (sin dai tempi della storica Parsek) ha fatto dell’amplificazione il proprio cavallo di battaglia, arrivando a farsi scoprire e apprezzare in tutto il mondo con un roster di artisti collaboratori da fare (positivamente) impressione, si apre a un mercato così differente quantomeno in termini di manifattura?

Tuttavia il fondatore Marco de Virgiliis ha dimostrato in diverse occasioni di sapersi reinventare in varie misure, sia avviando l’altrettanto fortunato ma comunque analogo filone di amplificazione per chitarra DV Mark, sia con diverse espressioni nel mondo degli effetti a pedale e soprattutto con l’altrettanto recente produzione di bassi elettrici di alto profilo.
Quando poi ho realizzato che la novità Markbass Strings avrebbe poggiato le proprie fondamenta su quelle della lunghissima tradizione D’Orazio, storica realtà abruzzese del mondo della manifattura di corde per strumenti musicali acquisita dall’azienda di San Giovanni Teatino, lo stupore si è istantaneamente tramutato in curiosità.

La scelta sul mercato delle corde per basso elettrico non manca di sicuro. Tuttavia l’incontro tra l’esperienza di produzione ultracentenaria dell’uno e gli affidabili standard produttivi (a dispetto della larga scala) dell’altro non poteva che generare un certo richiamo in chi come me continua a coltivare interesse nei confronti della strumentazione musicale di qualità, in particolare quella delle cosiddette corde grosse.

Ho dunque accolto con soddisfazione la possibilità di montare su tre dei miei bassi due delle linee proposte, vale a dire la Longevo e la Balanced, in tre mute differenti per caratteristiche, numero di corde e tipologia di strumento utilizzato.
Per l’esattezza ho utilizzato:

Partiamo dalla serie Longevo, la quale come ben suggerito dal nome è pensata per durare nel tempo. Il risultato è da attribuire all’utilizzo di un nano-rivestimento applicato sulla corda stessa, realizzato seguendo un procedimento il più ecologico e biocompatibile possibile (una filosofia applicata anche alle altre produzioni, laddove realizzabile) e nel massimo rispetto del timbro e della sensazione tattile.

Chi come il sottoscritto ha avuto modo di provare corde rivestite di vari marchi avrà notato in qualche occasione una eccessiva percezione al tatto del rivestimento esterno, in misura maggiore o minore a seconda dei casi (e ovviamente anche del livello personale di sensibilità); una caratteristica che in base ai punti di vista si potrebbe anche considerare in chiave migliorativa, ma che resta comunque un’alterazione della “natura” della corda e che richiede quindi un certo adattamento meccanico.
Personalmente non ho notato nelle Longevo di entrambi i tipi da me esaminati particolari differenze al tatto: la corda scorre sotto i polpastrelli in maniera assolutamente naturale, senza richiedere alcun tipo di aggiustamento tecnico; il rivestimento è davvero impercettibile, al punto che tendo a dubitare che me ne sarei reso conto in un blind test.

E il suono? Fermo restando che l’ascolto del videotest embeddato qui sopra è consigliatissimo per via dell’alta definizione della sua produzione, le mie personali impressioni sono di ottimo rispetto delle caratteristiche dello strumento su cui ho montato le due mute.

Ho volutamente differenziato la scelta delle mute sulla basse delle tipologie di basso utilizzato. Per lo StingRay ho bisogno di un suono più centrato, così ho preferito puntare sulle acciaio nichelato, mentre per il Precision sentivo un pazzesco bisogno di brillantezza dopo un paio d’anni di utilizzo di corde flatwound spessissime, optando così per le stainless steel.
Segno in questo senso un altro punto a favore della nanotecnologia utilizzata, la quale non sembra aver alterato in alcun modo le aspettative che avevo sulla voce dei miei strumenti.

Parlando di durata, chiaramente il campione temporale ideale potrebbe essere più ampio del mese e mezzo in cui ho utilizzato le corde. A ogni modo, l’ambiente nel quale suono è purtroppo caratterizzato da un tasso di umidità superiore alla media, aspetto che tende sempre a penalizzare la durata in brillantezza delle corde di tutti i miei strumenti musicali: in questo senso devo riportare che, se c’è stato un degrado in termini di performance nel periodo intercorso tra il montaggio e il momento in cui sto scrivendo, si tratta di un degrado davvero scarsamente percettibile.

Non certo minore era la mia curiosità nei confronti della serie Balanced. Nata dalla collaborazione con Paolo Costa, personaggio di riferimento nel panorama bassistico italiano e storico artista rappresentativo del marchio, la linea è stata sviluppata con l’obiettivo di creare per l’appunto un bilanciamento sonoro ottimale attraverso il mix dei due elementi costruttivi fondamentali quando si parla di corde per strumenti elettrici, realizzando un blend di nichel e acciaio inossidabile.

Ero ansioso di mettere alla prova tali caratteristiche su un basso fretless, sul quale oscillo costantemente tra la ricerca di quella brillantezza che la mancanza dei tasti fa ovviamente perdere e la necessità di non far mancare un adeguato sostegno alla “pancia” del suono.
Il risultato che ho riscontrato è estremamente positivo: il tono dello strumento è adeguatamente sia solido che canterino, al punto in cui sono riuscito a ricavare sensazioni positive persino in slap, un esercizio che solitamente mi lascia assai freddo in presenza di tastiere fretless non trattate (come è appunto quella del mio strumento).

Ho lasciato in conclusione un aspetto comune a tutte e tre le mute da me testate, vale a dire quello della tenuta dell’accordatura. Due dei tre strumenti utilizzati sono di target decisamente economico e solitamente in fase di setup mostrano i loro limiti in termini di aggiustamenti necessari a rendere utilizzabile la nuova muta di corde.
Non è stato necessario sottoporre le corde alle intense sedute di stretching alle quali ho preso l’abitudine negli anni di sperimentazioni e tentativi più o meno sensati: ovviamente ho favorito l’elasticizzazione applicando un leggero tiraggio non appena montate, ma l’adeguamento alla tensione è stato molto naturale e soprattutto ho notato nei giorni seguenti un assestamento del tutto soft, con oscillazioni di accordatura veramente minime tra una sessione e l’altra.

Nè si sono resi necessari macroscopici interventi sul setup: ero in particolare preoccupato per il Precision con i tasti, che veniva da un paio d’anni di stoica sopportazione di una muta di flatwound scala 50-110; una volta montate le corde e sollecitato con discrezione l’assestamento, le perdite di accordatura sono state davvero scarse, il che parlando di uno strumento entry-level (per quanto di buona fattura) e ricordando situazioni ben meno agevoli nella resa non può non essere valutato come un fattore di gradimento.
In generale non ho avuto bisogno di intervenire in maniera importante sull’intonazione degli strumenti: variazioni microscopiche rapidamente corrette col fedele cacciavite a croce, dopodichè non è più stato necessario metter mano alle viti al ponte.
Si potrà dire “piccole cose”, ma non dimentichiamo che la nostra passione è suonare e non certo rendere uno strumento suonabile.

Tirando le somme posso sicuramente affermare che per quanto mi riguarda nel vasto panorama di produttori di corde per basso elettrico (e non dimentichiamo quelle da contrabbasso, con una linea standard e quella signature del grande Ares Tavolazzi) c’è un’altra fonte di cui tener conto.
La fusione con una tradizione storica, la consueta cura della catena produttiva, la collaborazione con menti musicali di qualità, l’attenzione al tema ecologico: sono tutti aspetti che a mio avviso contribuiscono a considerare autorevole la presenza di Markbass anche nel mercato delle corde.