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Keith Moon: una dose da cavallo

San Francisco, California. Il Cow Palace è un'arena a sud della città. Come suggerisce il nome ("Palazzo della mucca"), è nato quale sede del mercato bovino ma dal 1941 ospita anche eventi sportivi e musicali.

Nel 1965, i Beatles hanno fatto lì il loro primo concerto californiano e dopo di loro tutti, dai Doors ai Pink Floyd, da Elvis a Eric Clapton, ci hanno suonato.

Stasera tocca a The Who. È la prima data del tour americano di Quadrophenia e, come opening band, Townshend e soci hanno chiamato i Lynyrd Skynyrd.

Il Cow Palace è esaurito e tutto sembra filare liscio. A un certo punto, però, accade l’imprevedibile.
Proprio nel bel mezzo di “Won’t Get Fooled Again“, il batterista Keith Moon crolla a terra, svenuto. Il gruppo sospende il concerto per 15 minuti: il tempo che Keith venga trasportato in camerino e che, lentamente, si riprenda.

Quindi, gli Who ritornano sul palco ma, qualche minuto dopo (alla fine di “Magic Bus“) Mooney sviene di nuovo. Piuttosto che cancellare il concerto, Pete Townshend lancia un appello: “c’è qualcuno che vuole suonare la batteria?”

Alza la mano un giovane batterista di Muscatine, Iowa: è arrivato con i suoi amici 12 ore prima del concerto per assicurarsi i posti migliori. Con una buona dose di coraggio e un po’ di sfrontatezza, Scott Halpin si presenta sul palco e corona un sogno: si siede sullo sgabello e diventa il batterista degli Who per i tre ultimi brani in scaletta: “Smokestack Lightning“, “Spoonful“, “Naked Eye“.

Intanto, nella sua stanza al St. Francis Hotel, Keith Moon dorme per 12 ore consecutive: nel backstage, prima di salire sul palco del Cow Palace, qualcuno gli aveva messo un tranquillante per cavalli nel whisky…