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Come si usa il BUS MASTER, un utile strumento per il mixing

Cari Musicoffili, dopo innumerevoli richieste finalmente vi svelo il mio “bus master”!

Estremamente utile in fase di missaggio, il bus master è l’equivalente della uscita del “programma” in un mixer analogico. È qui che avviene la somma di tutti i canali che compongono il missaggio.
Fino all’avvento delle DAW (Digital Audio Workstation) non era stato chiaro che il “bus master” avesse un suo suono, un suo carattere. Anzi veniva dato per scontato che fosse trasparente e che contribuisse pochissimo al suono finale.
Con l’avvento delle DAW è diventato chiaro che invece non era così. Infatti il tipico “bus master” di una DAW è effettivamente flat e regala pochissimo della magia che invece accade nei mixer analogici. E non è un problema del digitale, ma una peculiarità dei circuiti analogici e la loro tendenza di “ammorbidire” i picchi prima di arrivare ad una distorsione esplicita.

Un po’ di analogico nel mondo digitale

Come tutti oramai sappiamo nel digitale, superando lo zero dB (0dBFS – zero decibel full scale) l’onda perde la sua fedeltà e “clippa”, si squadra in modo immediato, causando una brutta distorsione. Nel mondo analogico, prima di questo stadio, c’è un periodo di grazia che satura l’onda, deformandola via via in modo sempre maggiore, ma bisogna arrivare a livelli altissimi prima di vedere una onda squadrata.
Questa saturazione, propria dell’analogico, non era presente nel “bus master” digitale, nudo e puro nella sua rappresentazione numerica del segnale.

Alcuni pionieri del digitale, progettisti di plug-in, ebbero l’intuizione di riportare questo comportamento “non lineare” analogico nel mondo digitale.
Il primo che mi ricordi era un plug-in di McDSP, chiamato “Analog Channel”, composto da due parti, AC1 per simulare i circuiti e AC2 per simulare il nastro magnetico.

Grazie a questi straordinari plug-in è possibile ritrovare la magia del “bus master” analogico ed evitare il clipping, pur saturando secondo i propri gusti il master. Sul manuale si consiglia addirittura di utilizzare il plug-in in dual-mono anziché in stereo per avvicinarsi in modo più veritiero ad un reale “bus master”.
Poi con l’esperienza si è imparato che per ottenere il meglio bisognava inserirlo fin dall’inizio, e missare ascoltando il suo effetto.

Come uso il Bus Master con ProTools

Dopo questa lunga ma doverosa premessa ecco la mia più recente versione del “bus master” che potete ascoltare nei più recenti album di Enzo Avitabile e James Senese, per fare un esempio.

Pro tools session
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Io utilizzo anche, in ProTools Ultimate, un bus dedicato che chiamo “mix bus” ma che non va direttamente alle casse. Lo indirizzo invece in una traccia audio che chiamo “print master” dove registro, in tempo reale, il mix mentre lo ascolto.
La ragione di ciò è di avere la possibilità di intervenire manualmente sui plugins mentre il mix si registra, e contemporaneamente avere la versione registrata su un file che resta nella sessione, insieme alle eventuali altre versioni successive o precedenti.

In ProTools si può premere il tastino “i” per ascoltare l’input nella traccia e così posso velocemente confrontare l’input con una versione precedente semplicemente cambiando lo stato del pulsante “i”.

Quindi ecco i miei “insert”:

  • McDSP AC1 – in multi-mono (utilizzo il preset console2 modificato, modellato sulla SSL
  • Brainworks Bx_Townhouse compressor (una ottima emulazione del bus compressor SSL)
  • McDSP ML4000 (compressore multi-banda a 4 canali con un mio preset che enfatizza di 2 dB circa le basse e le alte, controllandone i picchi oltre i 12 dB

A volte aggiungo altri plugins, subito prima del ML4000:

  • CraneSong Phoenix – per simulare la risposta del nastro magnetico
  • Dangerous Music BAX EQ – per modificare in modo dolce lo spettro generale

Praticamente questo è tutto, anche se a volte sperimento con altre soluzioni. Ma sul mio mixing template questo è quanto trovo già inserito negli insert.
Ora… non voglio sostenere che questa sia la soluzione perfetta, e sono certo che ognuno deve sperimentare e trovare il suo modo di fare le cose, ma per me questo è un ottimo modo di ricreare la magia del mixer SSL a cui sono felicemente abituato.

Teniamo d’occhio anche il volume

Per concludere, sulla traccia audio ho un plug-in per misurare il volume. A me piacciono i VU meters, li so leggere e mi danno molte informazioni che i misuratori a barre non danno e così utilizzo una delle splendide emulazioni che sono disponibili.

Waves Vu Meter
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Al momento la più gettonata è il plugin della Waves VU meter, che ha molto accessibile il controllo dell’ headroom, che io posiziono sempre a -12 dB in missaggio. Trovo infatti che sia il punto perfetto di compromesso tra volume alto del master e una dinamica “umana” adatta alla musica, così come tanti dei classici dischi che tanti di noi amano.
Se quest’ultima parte non vi è chiara vi consiglio il mio articolo “Pump Down the Volume“.

Alla prossima!