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Come accoppiare bene un preamp a un microfono

Prima di iniziare a parlare di preamp, microfoni e impedenze, vi consiglio caldamente di indossare le vostre migliori cuffie per gode pienamente del video tutorial!

Prima di iniziare a parlare di preamp, microfoni e impedenze, vi consiglio caldamente di indossare le vostre migliori cuffie per godere pienamente del video tutorial!

Quando acquistiamo un microfono ci troviamo immediatamente difronte la scelta se sceglierne uno dinamico o a condensatore.  La scelta va indirizzata soprattutto alla definizione del suono che desideriamo registrare e, in base alla distanza a cui ci troveremo dal microfono, la quantità di segnale da registrare. 

Un microfono dinamico, per il termine stesso, funziona “dinamicamente”, ossia con maggiore pressione sonora: più volume applicheremo, più la capsula al suo interno si attiverà e capterà il suono.
È quindi un microfono considerato utilissimo nelle situazioni live dove è necessario riprendere il suono più vicino e meno quelli circostanti e più lontani. Nel caso di un cantante, ad esempio, nel microfono dinamico entrerà più voce che ambiente e quindi meno strumenti indesiderati.
È un microfono utile anche in studio, in quanto sarà meno sensibile al ritorno dell’ambiente dello studio stesso, qualora non avessimo un ambiente di ripresa adatto.
I microfoni dinamici esistono di diverse tipologie e costi e in base a quale sceglieremo potremo avere più o meno definizione del suono registrato.

Shure SM58, un classico dei mic dinamici
Shure SM58, un classico dei mic dinamici

Il microfono a condensatore possiede un circuito interno in grado di pilotare una differente capsula e sarà più sensibile rispetto a un dinamico, capterà quindi più ambiente. Normalmente serve per registrare suoni più complessi rispetto al solo suono generato dalla fonte, anche una componente contenuta nell’ambiente come armoniche e differenze dinamiche.
Diciamo grossolanamente che un mic a condensatore è più sensibile di un dinamico di più o meno 20db. Anche in questo caso ci sono differenze di prezzo e di prestazioni in base al tipo di microfono che sceglieremo.

RODE NT1, mic a condensatore cardioide
RODE NT1, mic a condensatore cardioide

In entrambi i casi però avremo bisogno di un preamplificatore per poterli utilizzare, in grado, come dice la parola stessa, di preamplificare il segnale, per elevarlo a segnale di linea e renderlo pronto per essere amplificato o registrato. 

Nonostante esistano diversi stadi di preamplificazione già residenti nei mixer, si sceglie spesso un preamplificatore esterno per poter meglio gestire proprio le diverse tipologie di microfono. Infatti un mic dinamico o a condensatore potrebbe non sposarsi perfettamente, in questo caso elettricamente, con il preamplificatore di serie della scheda audio o del mixer, un fattore che danneggia il segnale e quindi la ripresa facendoci a volte disprezzare un microfono rispetto a un altro non pensando invece che è stato semplicemente preamplificato male.

Questo tutorial è quindi stato fatto per capire come accoppiare un preamplificatore al suo microfono o per meglio scegliere il microfono o il pre in base a quello che possediamo già in studio e ottimizzare al massimo i nostri tools.
Non parleremo di direzionalità o diagrammi polari, che affronteremo in altri video più specifici insieme al mio amico e collega Francesco Passarelli, ma ci concentreremo più sul preamplificatore.

Il segreto da conoscere è definibile con la parola “impedenza“: chi sa cosa sia l’impedenza nel dettaglio se non chi ha studiato elettronica? A noi interessa capire come funziona e come sfruttare al meglio le nostre connessioni o collegamenti.

Impedenza

Alla base dell’impedenza c’è la legge di Ohm che tiene conto del consumo di energia elettrica e del fenomeno di accumulo dell’energia elettromeccanica. In sostanza ogni apparecchio elettronico ha un sua impedenza che rappresenta la misura dell’opposizione che il circuito fa alla corrente quando viene attraversato.
Ogni microfono, preamplificatore, convertitore, compressore e registratore a nastro, hanno una loro impedenza in ingresso ed in uscita. Ma anche un telefono, un computer, un tostapane hanno la loro.

Nel campo audio l’impedenza è la difficoltà incontrata dall’elettricità attraversando le differenti frequenze il che influenza il volume delle varie frequenze. Questo si traduce nella necessità di trovare la giusta impedenza di ingresso del preamplificatore per poter sfruttare al massimo quella emessa dal microfono.

Il preamplificatore microfonico Focusrite ISA One
Il preamplificatore microfonico Focusrite ISA One

La regola è che l’impedenza di ingresso (del mixer o del pre) debba essere almeno 5-10 volte l’impedenza di uscita del microfono, quindi l’attuale produzione dei microfoni si attesta con uscita intorno ai 200 Ohm, mentre gli ingressi sono intorno ai 1500/3000 Ohm.
Un preamplificatore con variazione di impedenza in ingresso vi darà modo di sperimentare e scoprire un universo di colori, spesso inaspettato dallo stesso microfono e pre. Ovviamente non sono molti i preamplificatori che possiedono tante regolazioni di impedenza in ingresso, per questo test ho preso uno standard efficace come il Focusrite Isa One con ben 4 differenti configurazioni di impedenza, le stesse che troviamo anche sul modello Isa Two.
Il selettore Z è in grado di farci ottenere impedenze da 600Ohm fino a 6.8KOhm.

Nel dettaglio:

  • Low è relativo a 600Ohm
  • Isa110 a 1.4KOhm
  • Med 2.4Ohm
  • High a 6.8KOhm

Prendiamo come esempio anche dei mic standard, dal più famoso dinamico in commercio lo Shure SM58, per passare al classico dell’Home Recording Rode NT1, al pro Ribera R251. Sono 3 microfoni profondamente diversi e con impedenze diverse e quindi adatti a scoprire come siano suscettibili durante la fase di test al cambio di impedenza sul preamplificatore.

Normalmente per una convenzione anche su altri preamplificatori troviamo la regolazione di impedenza identificata con la lettera Z.

Le impedenze sui microfoni vengono classificate in questo modo

  • Low Impedence o Bassa Impedenza tutti i valori al di sotto di 600 ohm
  • Medium Impedence o Media Impedenza tutti i valori compresi tra 600 e 10000 ohm
  • High Impedence o Alta Impedenza tutti i valori al di sopra di 10000 ohm

I microfoni ad alta impedenza sono generalmente quelli più cheap, più economici, la loro caratteristica infatti gli impedisce di lavorare bene con cavi molto lunghi, diciamo dopo i 5 o 10 metri iniziano a produrre audio scadente con relativa perdita delle frequenze alte.
In questo caso perdendo segnale saremo costretti ad alzare il volume e quindi anche il rumore di fondo.

La scelta migliore è sempre quella dei mic a bassa impedenza. Collegare un mic a bassa impedenza in un ingresso a bassa impedenza genera perdita di segnale su alcune frequenze o perdita di segnale in generale. Quindi ricordiamoci di associare un Mic a bassa impedenza con un pre con alta impedenza. La regola di cui sopra va rispettata. I mic a bassa impedenza infatti hanno una ottima resa anche su cavi molto lunghi il che li rende perfetti per la ripresa di orchestre o ambienti molto ampi.

Ricordiamoci quindi le impedenze dei nostri mic in esame:

  • Rode NT1 impedenza nominale 100 ohm
  • Ribera R251 impedenza nominale di 200ohm
  • SM58 impedenza nominale 300 ohm

Ascoltiamo la demo del video per apprezzare i colori che il cambio di impedenze crea ai nostri microfoni.

Spero vi sia stato utile, condividete il video, non dimenticate di iscrivervi al mio canale youtube e di seguirmi su Musicoff per aggiornamenti settimanali sull’audio recording e lezioni gratis.