HomeMusica e CulturaDischi & LibriLa Frontiera di Andrea Garibaldi è libera e creativa

La Frontiera di Andrea Garibaldi è libera e creativa

Quello di Andrea Garibaldi è un disco intriso di temi e significati importanti, in parte autobiografici, oltre che di ottima musica jazz. 

Quello di Andrea Garibaldi è un disco intriso di temi e significati importanti, in parte autobiografici, oltre che di ottima musica jazz. 

Andrea Garibaldi non è solo un bravo pianista e compositore jazz, con ovvie altrettante influenze dai più svariati ascolti musicali, ma è anche un letterato nel vero senso del termine. Anzi, se vogliamo proprio spaccare il capello in quattro, i suoi titoli ufficiali parlano di una laurea in lettere, ottenuta parallelamente a un persorso musicale che è avvenuto tanto da autodidatta (oltre al piano su strumenti quali batteria, sassofono, chitarra e voce), quanto attraverso lo studio privato con alcuni maestri, prima Maurizio Bertozzi e poi Riccardo Arrighini.

Andrea Garibaldi

Pur non uscendo da qualche grande accademia dal nome altisonante, quindi, Garibaldi ottiene diversi successi, partecipando a vari concorsi ed essendo scelto per numerose registrazioni e arrangiamenti. Nel 2014 registra insieme a Fabrizio Bosso e nel 2015 esce il suo primo album, Passaggio al Bosco, seguito lo scorso anno da questo La Frontiera di cui vi parliamo oggi.

La Frontiera è il suo secondo lavoro da leader, che vede la partecipazione di Renzo Cristiano Telloli al sassofono alto. In più, troviamo Fabio Di Tanno al contrabbasso e Vladimiro Carboni alla batteria. Un quartetto jazz di stampo classico quindi, che dà vita alle 10 tracce dell’album registrato/mixato/masterizzato al Tube Recording Studio nel maggio 2018.

Andrea Garibaldi - La Frontiera

L’idea dell’album nasce all’indomani della scomparsa del giornalista e scrittore Alessandro Leogrande, purtroppo venuto a mancare nel novembre 2017. Leogrande, classe ’77, era uno dei più promettenti, anzi, uno dei più affermati giornalisti italiani, noto per la sua mente lucida, le sue capacità indagatorie e un notevole intuito nel prevedere le conseguenze e i rischi delle azioni degli uomini, basti leggere molti dei suoi scritti (tra cui proprio l’omonimo La Frontiera).
Per chi volesse conoscerlo più da vicino, segnaliamo questo notevole approfondimento da parte de L’Internazionale.

Già questo basta per introdurre le tematiche di un album che è davvero denso di riferimenti, man mano che si alternano una dietro l’altra le tracce, tutte composizioni originali di Andrea tranne “On the Street Where You Live“, brano di Alan J. Lerner e Frederick Loewe incluso nel musical di Broadway My Fair Lady del 1956.
Brano che, privo delle prodezze canore originali di Vic Damone, dà luogo a un arrangiamento originale in cui il pianoforte di Garibaldi lega la sua voce imperiosa a una sezione ritmica incalzante.

Siamo stranamente partiti parlando dell’ultimo brano in scaletta e allora facciamo un ulteriore passo indietro per raggiungere la title track, al numero 9 in scaletta. L’inizio non è certo un omaggio totale al classic jazz, anzi, la sezione ritmica mostra uno stile ben più familiare ad ambiti leggeri, con il suo incedere regolare. È questo uno dei brani in cui si insinua il sax di Telloli, non prima di aver lasciato spazio al coinvolgente contrabbasso di Tanno.

Andrea Garibaldi Quartet

Lasciamo a voi l’ascolto del resto del disco, sicuri che ne trarrete un ottimo intrattenimento e che vi piacerà smarrirvi tra le note e gli omaggi ai grandi, da Monk passando per Elvin Jones, storico batterista di John Coltrane e uno dei padri assoluti della sezione ritmica jazz (lo start ritmico del brano non è difatti casuale).

C’è un po’ di tutto in questo La Frontiera, dal classico al leggero, dal groove allo swing, difficilmente vi lascerà annoiati anche se non siete dei grandi masticatori di jazz music. 
Il quartetto di Garibaldi, nato nel 2012, è affiatato e creativo, la sua musica gode di una buona produzione tecnica e artistica, scorre assai fluida senza perdersi in eccessivi abbellimenti e dando spazio ai musicisti (per quanto principale, non è un disco esclusivamente piano-centrico, Duke Ellington docet).
Consigliato!

Ascoltalo ora su Spotify.