Sembra incredibile datare questo disco al 1971, eppure è così. Mentre i Led Zeppelin spostavano sempre più in alto l’asticella dell’hard rock, così come Deep Purple e altre band, quattro ragazzi “un po’ strani” di Birmingham stavano puntando il dito verso una direzione totalmente nuova.
Se è pur vero che già dal primo disco omonimo i Black Sabbath mostrano al mondo la nascita di un nuovo genere musicale, che oggi in maniera molto generale indichiamo come Heavy Metal, è con questo Master of Reality che il loro sound raggiunge “le tenebre”, con accordature molto al di sotto del normale e una certa lentezza e pesantezza ossessiva dei riff su cui poggiano i brani, nonché il recupero di certe componenti medievaleggianti che sempre saranno care ai metallers.
Questa oscurità, manco a dirlo, aumentò ancora di più la nomea di “band satanista“… anche se poi diciamoci la verità, non che la band non giocasse sopra taluni messaggi mistici, però spesso le cose venivano fatte – a quanto dichiarato nelle interviste – a loro insaputa, come la croce rovesciata all’interno della copertina del loro primo disco inserita dai grafici e che accese involontariamente la miccia dell’avere ai propri concerti un pubblico diciamo… “assai particolare”.
Ma come ho scritto nel titolo, si tratta di un vero e proprio paradosso, in particolare per quanto riguarda questo disco, che invece ha addirittura testi di matrice cristiana e certo non tendenti alla blasfemia. E il paradosso ulteriore sta nel ridicolo fatto che…
…beh, guardatevi il video, altrimenti che faccio spoilero? Certo che no, buona visione!
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