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Alice in Chains e il canto del cigno del grunge

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Ieri, cioé il 10 aprile 1996, ben 24 anni fa, veniva registrato l'MTV Unplugged degli Alice in Chains, canto del cigno del grunge e di Layne Staley.

1996, il Brit Pop si è oramai impossessato delle classifiche del rock, il resto è quasi del tutto appannaggio di musica dance discutibile e di varie boy band e gruppi di donzelle falsamente votate al “girl power”.
Ciò che arriva di interessante nel panorama da rockers si tinge di colori forti, da Marilyn Manson a i Prodigy, questi ultimi sicuramente non “rock” in senso stretto, ma a tanti piacciono per la loro indiscutibile carica di adrenalina.
I Ramones annunciano il loro ritiro dalle scene. Sono anche i tempi della “Macarena” e di quell’odioso balletto…

Per fortuna escono anche alcune perle, alcune di esse forse sottovalutate come New Adventures in Hi Fi dei R.E.M., e poi i Tool escono con il secondo album Aenima confermandosi una delle band più innovative e interessanti del panorama heavy,  mentre alcune vecchie glorie collezionano più insulti che apprezzamenti dai fan (il riferimento a Load dei Metallica non è affatto involontario).
Un anno con alti e bassi insomma, ma che comunque ricordiamo (chi c’era) con un po’ di nostalgia, confessiamolo…

In tutto questo variopinto panorama, di grunge non ce n’era quasi più una stilla. I Pearl Jam, che forse del tutto “grunge” al 100% non lo sono mai stati, stavano dando alle stampe il quarto album No Code, un’insieme di vecchi e nuovi stili del proprio sound.
Soundgarden pubblicavano il loro ultimo disco prima dello scioglimento (purtroppo poco compreso all’epoca nella sua incontestabile bellezza, a mio parere), anch’esso lontano dalle sonorità dei primi anni ’90.
Il fantasma di Kurt Cobain era oramai già una fortunata stampa per le magliette, sulle bancarelle accanto a quelle del “Che”.

Cosa mai ci si poteva aspettare quindi dagli Alice in Chains, forse i più “grunge” di tutti in senso stretto? Peraltro, da quasi 3 anni lontani dalle scene, dopo che anche la splendida parentesi Mad Season era passata come una velocissima cometa? In più, con un frontman ridotto all’osso, letteralmente consumato dalle droghe e dalla depressione.

Beh, semplice: uno dei migliori concerti unplugged di sempre.
Si certo, qualche indecisione, Layne che confonde alcuni testi e appare ancor più fragile del previsto, ma innegabilmente un live che ancora oggi commuove, smuove le membra. Peraltro, grazie a una MTV che all’epoca ancora si occupava di Musica con tutti i mezzi necessari, anche ottimamente registrato.

Godetevelo e fatelo conoscere ai vostri figli e nipoti. Crescere con questa Musica è stata un’ancora di salvezza per molti di noi.