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Il ritorno di Little Steven sul palco con la sua band

Un ritorno necessario (e giusto) quello di Little Steven Van Zandt lo scorso 5 dicembre con una grande band, The Disciples Of Soul. Un viaggio nella "sua" musica. O attraverso la sua idea di musica. O attraverso i brani che segnano il suo ritorno come solista nel nuovo album pubblicato quest'anno, Soulfire.

Un ritorno necessario (e giusto) quello di Little Steven Van Zandt lo scorso 5 dicembre con una grande band, The Disciples Of Soul. Un viaggio nella “sua” musica. O attraverso la sua idea di musica. O attraverso i brani che segnano il suo ritorno come solista nel nuovo album pubblicato quest’anno, Soulfire.

Brani già editi precedentemente, ma che fanno capire quanto Little Steven abbia detto e possa tornare a dire musicalmente, al di là della sua amicizia e del suo rapporto sul palco con Bruce Springsteen.
 
Lo scorso 4 luglio al Pistoia Blues Festival il pubblico italiano aveva già potuto apprezzare Van Zandt e i suoi Disciples of Soul ed è stato così anche il 5 dicembre all’Alcatraz di Milano.


La band di quattordici elementi lo ha accompagnato lungo tutto il concerto, a partire dal rock blues che riscopre il soul bianco e quello nero e che quindi si fa strada tra la cover di “Blues Is My Business” di Etta James e quella di “Down and Out In New York City” di James Brown. 
Da sottolineare l’apertura con “Even The Losers” di Tom Petty and the Heartbrakers, l’omaggio morriconiano in questa versione di “Standing in the Line of Fire” e il reggae trascinante di “Solidarity”.

Little Steven Van Zandt

In quasi ogni brano Little Steven si ritaglia anche il suo spazio per gli assolo di chitarra, ma soprattutto i fiati e le coriste dei Disciples of Soul impreziosiscono ogni canzone e le semplificano allo stesso tempo in un momento lasciato alla spontaneità quantomeno per battere le mani a tempo di musica.
Verso la fine non può mancare “Bitter Fruit” e poi tra i bis c’è “un’incursione natalizia” con “Merry Christmas (I Don’t Want To Fight Tonight)” dei Ramones.

Prima di “Out Of The Darkness” si ricorda, come fatto più volte in serata, quanto sia stato importante Little Steven per i brani scritti in favore di Southside Johnny & The Asbury Jukes con “I Don’t Wanna Go Home”.
 
Erano trascorsi addirittura diciott’anni da “Born Again Savage”, ultimo album di Van Zandt. Poi sempre nella E Street Band al fianco di Springsteen, una carriera da attore tra “I Soprano” e “Lilyhammer” e nulla più come solista.


Il ritorno di Little Steven sul palco con la sua band

E invece è un altro lato di Steven che deve emergere e che poco a poco sta tornando a farsi notare.
 Giusto così.

Leonardo Follieri

Scaletta concerto:

  • 
Even The Losers (Tom Petty and the Heartbreakers cover)
  • 
Soulfire (The Breakers cover)
  • 
I’m Coming Back (Southside Johnny & The Asbury Jukes cover)

  • The Blues Is My Business (Etta James cover)
  • 
Love On The Wrong Side of Town (Southside Johnny & The Asbury Jukes cover)
  • 
Until the Good Is Gone
/Angel Eyes
/Some Things Just Don’t Change (Southside Johnny & The Asbury Jukes cover)
  • 
Saint Valentine’s Day (Cocktail Slippers cover)
  • 
Standing In The Line Of Fire (Gary “U.S.” Bonds cover)
  • 
I Saw The Light (Little Steven cover)

  • Salvation (Little Steven cover)

  • The City Weeps Tonight (Little Steven cover)

  • Down And Out In New York City (James Brown cover)
  • 
Princess Of Little Italy
Solidarity (Little Steven cover)
  • 
Leonard Peltier (Little Steven cover)
I Am A Patriot (Little Steven cover)

  • Groovin’ Is Easy (The Electric Flag cover)
  • 
Ride The Night Away (Jimmy Barnes cover)

  • Bitter Fruit (Little Steven cover)
  • 
Forever
 
Merry Christmas (I Don’t Want to Fight Tonight) (Ramones cover)
  • 
I Don’t Want To Go Home (Southside Johnny & The Asbury Jukes cover)

  • Out Of The Darkness (Little Steven cover)