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Dov’é finita la Demo?

“Sto lavorando al mio primo singolo...” “...ho inciso un EP...” “...ho pubblicato il mio singolo su facebook” “...ho inciso il mio disco...” “...ho pubblicato il mio primo video-clip su youtube...” Queste sono alcune delle tante frasi che mi capita di sentire dalla bocca di tantissimi ragazzi (

“Sto lavorando al mio primo singolo…” “…ho inciso un EP…” “…ho pubblicato il mio singolo su facebook” “…ho inciso il mio disco…” “…ho pubblicato il mio primo video-clip su youtube…” Queste sono alcune delle tante frasi che mi capita di sentire dalla bocca di tantissimi ragazzi (e non) che militano nel mondo della musica, davanti alle quali una serie di domande mi saltano subito in mente: “ma nel 2012 basta stare davanti ad internet per diventare famosi? Basta registrare una canzone, magari anche solo nel proprio home studio, per parlare di singolo? O più canzoni per parlare di EP o disco? Quindi non serve più avere una buona casa discografica alle spalle per poter realizzare tutto ciò? E la nostra cara vecchia demo, che fine ha fatto?” Poi mi fermo, rifletto, mi guardo attorno e realizzo che per fortuna non è cambiato il percorso da fare per raggiungere determinati obiettivi ma , purtroppo, è aumentata l’ignoranza e la poca informazione nel settore discografico che va a vantaggio dei falsi produttori/manager che ci sono in giro e a svantaggio dei ragazzi che credono e investono nella propria musica.
Facciamo una sorta di percorso che, vuoi o non vuoi, si è costretti a fare per proseguire nella propria gavetta, per raggiungere grandi obiettivi, anche a costo di ridimensionare i paroloni che oggi riempiono la bocca di molti. Le prime canzoni che la band, o artista solista, registra, andranno a far parte di un supporto cd che viene chiamato “Demo-Cd” (o più comunemente anche solo “Demo”) indipendentemente dal numero di tracce. Cosa vuol dire? Vuol dire che se viene inciso un solo brano, non si tratta di un singolo ma, come detto, di una demo di un brano; se vengono incise quattro canzoni, non si tratta di un EP ma di una demo di quattro brani; se vengono incise dieci canzoni, non si tratta di un disco ma di una demo di dieci brani. Ma allora cosa sono il singolo, EP e disco? Sostanzialmente sono la stessa cosa ma con la “piccola” differenza che questi ultimi sono pubblicati da una casa discografica, il che vuol dire che saranno seguiti da un’adeguata promozione su magazine e web-magazine, verranno pubblicizzati su determinati spazi adibiti proprio per tale scopo, ci saranno recensioni da parte di critici del settore con il susseguirsi di interviste per la band ed il tutto sarà distribuito nei negozi e sui maggiori web-store musicali. Credo che sia una “piccola” ma sostanziale differenza…
La demo, invece, è una sorta di biglietto da visita che la band lascia ad un eventuale produttore o manager per far ascoltare le proprie potenzialità, il proprio background musicale, il proprio sound (se registrata in uno studio adeguato). O anche più semplicemente, la demo ha lo scopo di far conoscere la propria musica agli amici e parenti se non si hanno troppe pretese.  Prima di fantasticare con la mente (cosa lecita e dovuta), la band deve concentrarsi sulla stesura dei brani. A canzone terminata, se non si hanno le dovute conoscenze teoriche/armoniche, la band dovrebbe rivolgersi ad un professionista, o anche ad un amico che ha studiato musica, per cercare di curare nel migliore dei modi l’arrangiamento.
Fermiamoci un attimo e capiamo cosa vuol dire “arrangiamento”. In musica l’arrangiamento è il lavoro di organizzazione strumentale e strutturale di una composizione. Vuol dire che con un dovuto arrangiamento ci assicuriamo che ciascun strumento si “muova” nel modo giusto senza andare ad influire negativamente sugli altri e di conseguenza sulla riuscita del brano. Esempio: partendo da un pattern di batteria, scriveremo una linea di basso che si incastri bene ritmicamente con il pattern in questione. Allo stesso tempo le note del basso devono lavorare bene insieme alla partitura della chitarra che, a sua volta, deve essere scritta tenendo comunque in considerazione il contesto in cui si trova. Dopodiché si passa alla linea vocale che completerà il tutto. Ovviamente la successione non deve essere necessariamente questa ma si può anche partire da una partitura di basso per poi arrangiare il resto, oppure  di chitarra e via dicendo. Una volta fatto questo si passa all’arrangiamento strutturale nel senso che si deve cercare di dare un senso strutturale, appunto, al brano per evitare che esso risulti essere un collage di riff e linee melodiche. Il tipo di arrangiamento da seguire farà riferimento al genere musicale che si sta suonando e così entra in ballo la scelta degli strumenti da utilizzare, la scelta degli accordi e delle successioni armoniche su cui muoversi. Riuscite ad immaginarvi un brano di Pat Metheny arrangiato con “Power Chords” e con una chitarra con il gain al massimo? Oppure un brano dei Cradle Of Filth che si muove su accordi dominanti? Terminato l’arrangiamento, il brano risulterà essere più pulito all’ascolto e sarà più facile distinguere tutti gli strumenti presenti evitando così di non sovraccaricare troppo la partitura.
Da questo si inizia a capire che la realizzazione di una demo richiede un duro lavoro da parte dei musicisti coinvolti… ammesso che si voglia fare una buona/ottima demo. Il duro lavoro richiede tempo e quindi vi consiglio di non avere fretta nel vostro percorso.
Il brano composto e arrangiato nel migliore dei modi porterà anche vantaggi in fase di registrazione e di conseguenza migliorerà la riuscita del mix finale. La band che desidera realizzare una buona demo, deve rivolgersi ad uno studio di registrazione e, in base al proprio budget, decidere quanti brani registrare e come farlo nel migliore dei modi. Si può anche valutare l’idea di incidere una decina di brani tanto da poter proporre un master completo ad una casa discografica per avere maggiori possibilità di riuscita nel trovare un contratto (questo argomento lo approfondiremo nel prossimo articolo), ma fino ad allora si parla comunque sempre e solo di demo.
Prima di entrare in studio è opportuno che ciascun strumentista si studi bene la propria parte a metronomo dal momento in cui siamo “costretti” a suonare a tempo.
In questo modo la fase di registrazione sarà anche più veloce e si può così investire maggiormente sul missaggio per ottenere un sound soddisfacente e professionale.
Salvo determinati casi, in studio si segue un “ordine di registrazione” se si registra uno per volta. Solitamente si parte dalla batteria. A questo punto è anche opportuno preparare delle basi di riferimento per il batterista di turno per evitare che debba suonare canticchiandosi a mente la canzone. Terminata la batteria, si passa al basso, alla chitarra e tastiera per poi concludere, ovviamente, con la voce di modo tale che il cantante ha l’intera base musicale su cui cantare. Piccola avvertenza… ogni fonico lavora a proprio modo in base al proprio background ed anche in base alle strumentazioni che utilizza quindi diffidate da chi, per attirare la vostra attenzione, vi assicura la stessa identica riuscita della band da voi tanto amata. Con questo non voglio dire che non otterrete il sound da voi sognato, ma più semplicemente voglio dire che darete comunque alla vostra demo un ottimo sound, ma sarà il vostro sound. Per avere lo stesso identico suono della band da voi acclamata, dovreste registrare con gli stessi identici strumenti (ovviamente stesse pelli, stesse corde e via dicendo), dovreste utilizzare gli stessi identici microfoni con gli stessi identici pre-amplificatori, dovreste suonare nelle stesse identiche stanze, dovrebbe esserci lo stesso fonico e forse neanche così riuscirebbe lo stesso identico risultato (vista anche la mancanza degli stessi musicisti, NdR).
Comunque oggi come oggi ci sono anche tanti piccoli studi che lavorano benissimo quindi guardatevi un po’ attorno e valutate bene prima di prendere la vostra scelta. Allo stesso modo possiamo sfatare il mito che solo andando oltreoceano si possa ottenere un ottimo suono. Finite le registrazioni si passa all’editing e missaggio. Per editing si intende la fase in cui si scelgono le esecuzioni migliori (se ne sono state fatte più di una) per poi montarle per farne diventare una sola. Poi le tracce vengono “pulite” nel senso che si cerca di eliminare i rumori di troppo che sono rientrati, in particolar modo, quando lo strumento non suona. In più possiamo sistemare bene a livello di timing le esecuzioni che non risultano essere troppo precise tanto da ottenere, alla fine, un lavoro professionale da tutti i punti di vista.
Nel missaggio, invece, il sound generale inizia a prendere forma, di conseguenza è lecito che la band stia vicino al fonico per dire la propria, per cercare di ottenere il meglio, a proprio gusto, dalle tracce registrate. A mio avviso non è giusto che il fonico mandi via la band per lavorare da solo al mix (cosa che capita molto spesso… forse il fonico di turno ha qualcosa da nascondere? Forse vi farà avere un mix fatto in un giorno ma a voi farà credere di averci lavorato una settimana?). Durante le fasi di mix non dovete perdere di vista l’obiettivo finale, cioè far suonare nel migliore dei modi il brano e non il singolo strumento. Mi spiego meglio: per far suonare bene il tutto, bisogna far attenzione alle frequenze di ciascun strumento, bisogna innanzitutto eliminare quelle che lo strumento non ha e poi bisogna farle compensare tra loro. Questo ovviamente è compito del fonico, ma da parte vostra non deve sembrarvi cosa strana o sbagliata se nel mix la chitarra, o qualsiasi altro strumento, vi fa impazzire ma sentita da sola il suono vi lascia a desiderare… capita (spesso) anche questo. Quindi, finito il tutto, rilassatevi e cercate di ascoltare il risultato finale con “orecchio esterno”. Un ultimo consiglio. Prima di dire “la mia demo spacca”, non ascoltatela a tutto volume dai monitor dello studio di registrazione (trucco utilizzato da alcuni fonici per far sembrare che il sound sia da mega produzione quando in realtà si tratta di un effetto psico-acustico, oltre al fatto che non conoscete come rispondono quei monitor a determinate frequenze) bensì fatevi masterizzare un cd e ascoltatelo attentamente dall’impianto con cui ascoltate solitamente musica, sia esso lo stereo della macchina o quello che avete in salotto e via dicendo. Solo così potete fare veramente il paragone (con i dovuti compromessi) con i dischi che avete ascoltato nell’arco della vostra esistenza.
Più informazioni avete in questo campo e più è facile per voi ottenere ottimi risultati e, cosa molto importante, evitare di essere presi in giro dai tanti avvoltoi che gravitano in questo settore. Simone Fiorletta